Dal processo “breve” al processo “lungo”: cos’è?

par Andrea Sironi
venerdì 29 luglio 2011

Se non ci si può salvare con il processo “breve”, conviene inventarsi il processo “lungo”.

Il Parlamento, che ormai sforna ogni giorno leggi “ad personam”, proprio questa mattina ha approvato la norma che consente alla difesa di portare in aula un numero illimitato di testimoni, le cui finalità sono quelle di prescrivere i processi che vedono coinvolto il Premier Berlusconi.

Il Senato così si è espresso: 160 sì, contro 139 no. A settembre la riforma passerà alla Camera, dove, con molte probabilità, troverà una seconda conferma.

Gli effetti della nuova norma sono riassumibili in tre punti:

1- Consente alla difesa di portare un numero illimitato di testimoni, anche nei processi di primo grado, allungando così i tempi per ricorrere ai tempi di prescrizione;

2- Il giudice non avrà più la possibilità di scegliere se escludere le prove superflue o irrilevanti;

3- Esclusione delle sentenze passate in giudicato, allungando così i tempi del processo, in quanto si dovranno ricercare le stesse prove.

Una riforma che fa male alla giustizia, il procuratore Giancarlo Caselli sintetizza così: “È come se un imputato per un reato avvenuto allo stadio chiamasse a testimoniare tutti gli spettatori presenti”. 

Secondo l’Associazione nazionale magistrati invece, la riforma include diverse anomalie: “verrebbe eliminata la possibilità per il giudice di escludere l’ammissione di prove manifestamente superflue o irrilevanti”, così “il difensore dell’imputato potrebbe chiedere e ottenere l’ammissione di un numero indefinito di testimoni sulla medesima circostanza, purché non manifestamente non pertinente”.

Dunque il processo si allunga, giusto per “allungare” la vita al Premier, alla faccia del risultato referendario di un mese e mezzo fa.


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