Dai Cristiani agli intoccabili: un’idea comune?

par Fabio Della Pergola
martedì 11 ottobre 2011

Ho appena finito di scrivere un breve articolo sui "Crislamici" dove mettevo in evidenza una contraddizione insuperabile fra Cristianesimo ed Islam circa l’interpretazione della natura umana (macchiata dalla colpa originaria per i primi, senza macchie per i secondi) ed ecco che mi cade l’occhio su un’altra notizia.

Una signora australiana si è messa a correre come Forrest Gump per raccogliere fondi a favore dei “dalit” indiani. Fine della notizia, della signora posso apprezzare l’intento, ma alla fin fine mi importa poco.

M’interessa invece questa forsennata idea induista che alcuni esseri umani, i “dalit” appunto (denominazione politically correct per definire quelli che una volta si chiamavano ‘paria’), i fuori casta, gli intoccabili, non abbiano alcuna chance nella vita (almeno teoricamente). Poco importa che lo Stato abbia abolito per legge ogni discriminazione in base al sistema delle caste, si sa bene che certe convinzioni sono dure a morire specialmente nelle zone rurali, più arretrate e culturalmente conservatrici. Inoltre più lo Stato si attiva per proteggerli, più si alimentano rancore e astio verso di loro. Come sempre i capri espiatori che si ribellano al loro destino prendono anche qualche bastonata.

I dalit non hanno chance perché sono “impuri” per nascita. Motivo per cui non possono entrare nei templi, camminare sulle strade comuni, usare gli stessi pozzi, bere negli stessi bicchieri degli appartenenti alle caste, eccetera 

Mi sembra di intravedere - è questa la cosa che mi ha incuriosito - una strana coincidenza fra l’idea cristiana di ‘peccato originale’ e quella induista di ‘impurità congenita’.

Nel cristianesimo la cosa riguarderebbe tutti gli uomini che nascerebbero pazzi; non sto esagerando, il peccato originale è “morte dell’anima” per affermazione dogmatica conciliare, ma dal momento che l’anima è immortale per definizione è evidente che si parla in realtà di una “malattia incurabile” dell’anima che è però concetto assimilabile a quello di psiche, no? Quindi se ne deduce che la malattia incurabile dell’anima sia in effetti una malattia incurabile della psiche. Cioè l’uomo nasce pazzo (e io che avevo detto ?). Ma alla fine con un bel rito di purificazione, chiamato battesimo, tutto si risolve. C'è una via di uscita insomma, anche se essa coincide, guarda un po', con la tessera d'iscrizione a Santa Madre Chiesa. Dopodiché cercare di sbattezzarsi non è cosa facile.

Nell’induismo invece solo alcuni sfortunelli nascono impuri, ma per loro non c’è rito che tenga. Gli è andata male, come si dice, essendo stati originati dalla polvere che ricopriva i piedi di Brahma. Peggio di così ! Dalla polvere fosti generato e nella polvere rimanesti.

La notizia curiosa è che gran parte dei cristiani indiani (una minoranza di una ventina di milioni di persone) sono dalit. Insomma, ci sarebbe una indecifrabile coincidenza tra quello che i cristiani pensano di sé, della propria nascita, e quello che sono finiti con il rappresentare per gli induisti: gli intoccabili.

Non ho alcuna idea di quando la teoria della divisione in caste si sia affermata nell’Induismo né se esiste una qualche correlazione storica comprovata tra l’idea cristiana di peccaminosità originale e quella induista di impurità dei dalit, quindi non posso aggiungere niente allo sconcerto che mi deriva dal sapere che fra l’occidente cristiano e l’oriente induista esiste questa strana comunanza di idee. Mi limito a prenderne atto e a segnalare la cosa.

Nel mezzo, tra Estremo Oriente e Occidente, come abbiamo già visto, il gran mare islamico che ci racconta di come l’uomo nasca puro, senza macchie, perché Adamo sarà anche stato un gran peccatore, ma poi ha chiesto scusa. E se uno si scusa, non lo vuoi perdonare ?


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