Da donna a donna in terra di camorra: tre domande (e più) a Rosaria Capacchione

par Rosa Pastena
venerdì 15 maggio 2009

Durante il festival del giornalismo ho potuto ascoltare l’intervista della Berlinguer a Rosaria Capacchione.
 
Molti non conoscono questa giornalista casertana, che è diventata - oserei dire purtroppo - famosa perchè ha ricevuto minacce, insieme a Saviano durante l’ormai celebre processo Spartacus.
 
Devo ammettere che alcune domande della Berlinguer mi sono sembrate un po’ da programma di prima serata ed era palese che il continuo paragone con lo scrittore di Casale di Principe era piuttosto indigesto alla Capacchione. Anche perchè Saviano si è formato leggendo le sue inchieste. E’ una questione anagrafica.
 
Un punto che mi ha colpito molto e che ci tengo a riportare riguarda il cosa possono fare i cittadini per contrastare nel loro piccolo il "Sistema". La risposta di Rosaria è stata molto semplice: cominciare dagli acquisti. Come si sceglie di comprare “Equo e solidale”, ogni cittadino può scegliere di acquistare i propri prodotti in negozi che notoriamente non pagano il pizzo, ed evitare quei marchi delle industrie che, anche se non si dice, sono notoriamente colluse con la camorra.
 
E’ un principio semplice, e per questo mi sembra possa essere efficace.
Dopo l’intervista, un manipolo di giovani giornalisti assetati di notizie hanno letteralmentee assalito la Capacchione. Visto da fuori sembrava un alveare attorniato da milioni di api laboriose.
 
Alle sue spalle gli uomini della scorta. E’ stato difficile riuscire a inserirsi nel fiume di domande, a cui Rosaria rispondeva spesso lapidariamente e senza risparmiare critiche.
 
Il tema dell’informazione e del giornalismo partecipativo ha particolarmente stimolato l’attenzione della giornalista e degli altri avventori, e mi ha regalato ben tre minuti di botta e risposta con la Capacchione.
 
L’unico cruccio è non aver potuto approfondire alcuni temi con lei, faccia a faccia.
 
Sei stata la prima donna del casertano ad occuparti di camorra. Come è stato l’inizio e quali sono state le reazioni dei tuoi colleghi?

Entrai. I carabinieri: tutti uomini, questura: tutti uomini, l’unica donna si occupava di minori. Immagina di entrare a 25 anni in un ambiente dove lavorano esclusivamente uomini, devi dimostrare subito quanto vali, altrimenti ti trattano da velina deficiente che sta cercando di diventare giornalista per essere famosa e basta. Quindi devi mettere prima le cose a posto.
E i colleghi, è chiaro, tu pensa che del collega più bravo di te maschio, dici: “Pacco raccomandato, prende i soldi da quell’altro”, della donna che si dice? Che è una puttana!
 
Citando Fortapasc : ”Le notizie so cacamient ’e cazz”?
Dipende. Dipende anche dalla notizia. La notizia è nu cacamient ’e cazz quando uccidono uno alle 11 e mezza e chiudi a mezzanotte. In quel caso sì.
 
Ti sei mai sentita una vittima?
Nooo. Io sono una persona libera. Faccio esattamente quello che voglio. Guai a chi prova ad impedirmelo.
 
A proposito d’informazione, sappiamo bene che è manovrata sapientemente dalla camorra. Secondo te il Citizen journalism può rappresentare una soluzione?
Assolutamente no. Io continuo a considerare il nostro un mestiere o una professione, ma preferisco definirla “artigianato del mestiere”, perchè sono nata nelle tipografie. Vengo da un tipo di giornale che non esiste più, sono una romantica del nostro mestiere. Noi siamo degli artigiani, quindi dobbiamo fare un prodotto a regola d’arte. Per fare questo studiamo, ci formiamo sul campo, facciamo un esame, accettiamo delle regole. Non è la stessa cosa se mia sorella vede una cosa per strada e la scrive sul blog.
 
Ma il fatto che ad oggi, il giornalista spesso si riduce a stare seduto dietro una scrivania aspettando l’ansa, non è più giusto avere qualcuno attivo sul luogo. Che può essere appunto un cittadino?
Ma perchè deve essere per forza questo? Se su internet mettiamo a lavorare persone qualificate, forse è meglio. Cosa vai a fare là? Passi l’agenzia così trovi centinaia di notizie uguali e se la prima è sbagliata sono tutte sbagliate? Cos’è questo giornalismo differente? A me non pare proprio.
Preferisco la carta stampata, il giornale di carta dove c’è il giornale di destra, quello di sinistra e quello di centro e puoi scegliere. Là che cosa sceglie? Ti rendi conto che se trovi una notizia la trovi uguale su 50 siti sempre uguale? Cosa me ne importa?
 
Questo però capita anche per i giornali di carta stampata...
Dipende. Se cominci a non acquistare più il giornale, perchè ritieni che la mia informazione sia pilotata (penso a Grillo e altri blog) e pensi che quella su internet sia libera, io giornale non avrò i soldi per mantenere un ipotetico inviato a Berlino, per seguire un evento, mi devo limitare a fare l’inviato da casa.
Se devo prendere la notizia -che c’è stata una determinata mostra a Berlino- da un sito, che l’ha copiata da un altro sito, non so neanche se c’è stata davvero la mostra. Mi sembra un po’ pericoloso.
Lo sbarramento professionale (che non è questione di iscrizione all’ordine) secondo me è indispensabile. Ad oggi si fa troppa confusione tra la chiacchiera al bar (che corrisponde al blog) e la notizia.

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