Da Scelta Civica a Sel: tutti sul carro del vincitore…

par Aldo Giannuli
martedì 24 giugno 2014

La vecchia legge per cui gli italiani sono prontissimi ad andare al soccorso del vincitore è sempre valida: da Scelta Civica a Sel (e qualcuno dice anche qualche ex M5s, Ncd e Fi), cortei di parlamentari si dirigono verso il Pd, badando di dichiarare che è verso il Pd di Renzi che vanno, mica verso le minoranze interne.

Faccio umilmente notare che quando a maggio scrissi un pezzo in cui parlavo di una prossima scissione di Sel, deplorando che essa potesse accadere in piena campagna elettorale, poco mancò che alcuni interventori mi mangiassero, accusandomi di farmi portavoce delle invenzioni del Fatto che voleva solo affondare la Lista Tsipras per aiutare il M5s. Lasciai perdere la polemica, anche per non danneggiare la Lista Tsipras, ma non me la ero inventata e non se la era inventata neppure il Fatto. Il fatto è che mi erano giunte voci abbastanza precise che parlavano di trattative in corso fra Pd e qualche futuro transfuga. Nulla di provato, si intende, ma da diversi particolari si capiva che c’era molta verità in quelle voci. Ora i fatti le confermano.

Migliore, che non ho mai particolarmente stimato, va a fare l’opposizione di sua Maestà nel Pd; forse gli daranno una divisa da paggetto che dovrebbe stargli a meraviglia.

Quelli di Scelta Civica sono un gruppo parlamentare sospeso sul nulla, perché la loro base elettorale è evaporata. Poveretti, cercano di raggiungere i loro elettori nel Pd. Forse si uniranno a loro alcuni alfaniani e persino qualche forzitaliota.

Ma siamo sicuri che per Renzi sia un guadagno? Certo, nell’immediato, questa migrazione biblica lo rafforza, aiutandolo nel “progetto 2018” (durare sino alla fine della legislatura), dato che elezioni anticipate sono l’ultima cosa che questo parlamento di nominati possa desiderare. Ma, in prospettiva saranno dolori. Ragioniamo: il Pd oggi ha 295 deputati e 109 senatori, per un totale di 404 parlamentari, aggiungendoci una trentina di Sciolta civica fra Camera e Senato, una quindicina di Sel ed una dozzina da altri gruppi, arriva a circa 460 parlamentari, la maggior parte dei quali aspira alla rielezione. E questo è un problema molto serio, perché il Senato, con la sua riforma, si ridurrà a 100 componenti, che, dovrebbero essere scelti fra i sindaci ed i consiglieri regionali per cui solo qualcuno degli attuali parlamentari, attraverso il passaggio a sindaco o consigliere regionale, potrebbe aspirare alla conferma in Senato. Realisticamente non più di una decina. Per cui restano circa 450 “cambiali” da sbolognare.

Per di più, una bella fetta degli attuali gruppi parlamentari è fatta da ex bersaniani, cuperliani, civatiani mentre il buon Matteo aspira a piazzarci un po’ di gente sua. Non ci vuole molto a capire che, neanche se la Camera fosse di 800 seggi, ci sarebbe modo di accontentare tutti. Magari, in maggioranza, gli attuali parlamentari cercheranno di fare i buoni per sperare in una riconferma (se si dovesse votare a liste bloccate), ma, calcolando che il Pd possa vincere le elezioni ed avere il premio ipotizzato dall’Italicum, avrebbe circa 320 deputati, considerando che Renzi vorrà infilarci almeno un centinaio dei suoi in aggiunta a quelli attuali, se ne ricava che ci sarà posto per meno di 220 degli attuali parlamentari. Mentre gli aspiranti alla riconferma sarebbero 450 circa, cioè c’è speranza di salvezza per meno di 1 su 2… se Renzi si accontenta di una infornata di cento dei suoi. Ben presto ciascuno inizierà a valutare quali siano le sue possibilità di salvezza. E per quelli che capiranno di non averne affatto, la tentazione di iniziare a fare il franco tiratore, magari nella speranza di un segretario di partito più amico, potrebbe farsi irresistibile. Quattro anni sono molto lunghi e di cose possono accaderne. Sarebbe più conveniente per Renzi che ci fosse il voto di preferenza: potrebbe concentrarsi sui suoi senza assumere su di sé la responsabilità di far affogare gli altri. Tanto, una bella fetta di questi parlamentari non mette insieme più dei voti della mamma, della moglie, del cognato e del suo portiere (e del portiere non sono tanto sicuro). A volte penso che la battaglia che stiamo facendo sul voto di preferenza, alla fine, diventa un favore a Renzi.

Certo al Senato ci sarà da divertirsi quando si arriverà in aula, considerato che trattandosi di riforma costituzionale, dovrebbe esserci il voto segreto qualora lo chiedessero un quinto dei senatori.

In un anno di legislatura sinora hanno cambiato partito 131 parlamentari (senza contare quelli che si apprestano a farlo). Ma, secondo voi, con una classe parlamentare di passeggiatori e passeggiatrici di questo calibro, a che serve parlare di premi di maggioranza e di “governabilità”?

La prossima volta, il Parlamento convocatelo al mercato del pesce.


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