Crotone: progetti formativi e fumo negli occhi

par Antonella Policastrese
giovedì 6 giugno 2013

Si chiamano “tirocini formativi propedeutici al progetto Antica Kroton rivolto ai percettori in mobilità”. Nello specifico, i tirocini formativi mirano a riavviare al lavoro, tramite un percorso di formazione mirata e specialistica, ben 400 soggetti scelti tra 100 unità lavorative in mobilità ordinaria e trecento in deroga. Il denaro occorrente all’operazione attinge ai cento milioni di euro del “Piano per il Sud” che riguarda questo territorio, e sono stati stralciati all’uopo dalle risorse Fse "2007-2013 per ammortizzatori in deroga e in applicazione della legge 236/96 per interventi urgenti a favore dell’occupazione.

La finalità è portare alla luce l’antica Kroton, che giacerebbe dinanzi l’area Montedison, cioè su quello stesso terreno a suo tempo acquistato dal colosso della chimica in previsione di un ampliamento degli impianti, cui si rinunciò proprio in considerazione di importanti preesistenze archeologiche. Di tali preesistenze documentò all’epoca, ovvero nel 1983, la Fondazione Lerici, di Firenze, senza che mai ne seguisse una ricognizione dettagliata dell’entità degli insediamenti; qualche tracciato stradale, brevi relazioni; laconiche intuizioni. Grande determinazione c’era invece nei suggerimenti finali del prof. Lorenzo Quilici che nel 1977 aveva svolto, su incarico del Nucleo di industrializzazione di Crotone, una relazione sul medesimo argomento. Il succo di quelle parole potrebbe essere questo: “La chimica passa, un grande passato può ritornare se si scavasse lì sotto”. Hai visto mai, e non si scavò; tantomeno si ampliò l’insediamento industriale.

Alla fine Crotone, la mitica città più industrializzata del meridione, si trovò col culo per terra a soffiare sui fuochi fatui di una rivolta annegata nelle chiacchiere e negli indennizzi agli operai che lavoravano in quel comparto industriale. Si scaverà dunque dinanzi alla ex Ammonia; già Montedison e poi Enichem; un autentico “festival della zappa”, se è vero che saranno chiamati ad assolvere tale compito la bellezza di 400 lavoratori; per un compenso mensile di 250 euro; non si capisce se lordi oppure netti. Dopo aver scavato si realizzerà un sito virtuale, probabilmente in 3D che dovrà portare sviluppo, stimolando quei fattori di attrattività legati al turismo. Ma nelle intenzioni immediate e concrete della Regione Calabria c’è l’obiettivo di creare lavoro e reinserire manodopera nei cicli produttivi. Il cantiere che si aprirà all’ex area Montedison è previsto che abbia una durata di almeno sette anni; sono state pianificate 324 ore di formazione per ogni soggetto, spalmate in quattro mesi e per un indennizzo, come accennato, di 250 euro mensili. Ultimate le delibere di impegno di spesa, ci sarà un bando che verrà reso pubblico e che tutti potranno visionare.

Per partecipare ci saranno trenta giorni di tempo e la graduatoria verrà stilata con la massima trasparenza senza favoritismi per nessuno. L’attività formativa sarà concertata con la Soprintendenza archeologica della Calabria. Tra gli attori locali, anzi, da parte dell’unico attore locale di questo ambizioso progetto portato avanti dalla Regione e, in particolare, dalla vice governatore Antonella Stasi, c’è la piena disponibilità a facilitare le cose ed in tal senso, la Provincia di Crotone, ha adottato i provvedimenti di sua competenza tramite un delibera di giunta nella quale si approva un avviso pubblico per la selezione di percettori di mobilità in deroga e ordinaria per l’espletamento di tirocini formativi inerenti il progetto “Antica Kroton”. Durante la presentazione dell’ambizioso progetto, nulla è emerso di preciso circa il pensiero del convitato naturale dell’operazione, che è poi la Soprintendenza. Tra qui e l’avvio del progetto ci saranno da perfezionare alcuni passaggi nelle sedi romane; dei ritocchi burocratici di routine, nulla di più ed entro il 2013 tutto dovrebbe essere pronto per cominciare a riportare alla luce l’antico insediamento nord della città magno-greca, questo a prescindere da quella che sarà l’entità dei reperti che verranno alla luce. Occorre però tenere a mente che la sponda nord dell’Esaro, ai tempi di Teocrito, era famosa per i pascoli, laddove un vitellino magro poteva trovare sano nutrimento nell’erba tenera e saltellare felice all’ombra del Latymnon (forse la collina della Batteria, prospiciente l’ex area Montedison).

Ma, per come è parso di capire, tutto è stato fatto per garantire un “micro tesoretto” mensile a 400 lavoratori, più che una inesauribile fonte di ricchezza per l’intero territorio, sull’esistenza del quale, ad oggi, non c’è certezza.


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