Crotone: più che elezioni competitione concorsuale

par Antonella Policastrese
sabato 9 gennaio 2016

Seppure manchino davvero pochi mesi al turno elettorale di primavera per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale di Crotone, a parte lo spazio dedicato da questo giornale al tema, non è che l’evento ne trovi di altrettanto nelle discussioni di tutti i giorni tra la gente comune. Si direbbe che l’argomento non desti interesse presso l’opinione pubblica o che sia sovrastato da altri, di più cogente attualità e praticità. Questo giova a coloro che invece, in vista dell’attribuzione della carica di sindaco, hanno drizzato le orecchie come cani da caccia.

Gli giova perché al momento, a giudicare dai nomi che si fanno circa i possibili e potenziali candidati, l’elezione del primo cittadino di Crotone sembra essere un concorso pubblico, per titoli ed esami al quale meno aspiranti ci sono e meglio è; la qual cosa dipende dalla diffusione del relativo bando. Ma questo sarà pubblicato a breve, non appena lassù al Governo avranno aggiustato alcuni dettagli e messo in sicurezza l’esito dell’omologo concorso che dovrà tenersi contemporaneamente a Roma e Milano, soprattutto.

Se nella capitale d’Italia e nella capitale morale del Paese c’è in ballo qualcosa di più che l’assunzione a tempo determinato di un cittadino nella carica di sindaco, poiché presumibilmente nessuno dei candidati ha bisogno di quel posto per farsi una posizione, soprattutto economica, ancorché di consolidarla, a Crotone parrebbe che si respiri la sensazione esattamente opposta, ovvero che chiunque se lo aggiudichi quell’unico posto messo a concorso sia motivato da aspirazioni ben diverse da quelle di divenire manager del bene comune (e non di se stesso o se stessa) e da quelle altre di affermarsi come nocchiero della collettività (anziché di abile manovratore di una partita personale da condurre in porto) .

Mettiamola così, cioè come l’avrebbe messa Otello Profazio in una sua celebre cantata: “Mi ficiru sindacu, chi cuntentizza… e dopudumani tuttu u comuni iu lu dirigerò”. E poi? E poi niente che sia niente: cominceranno le solite manfrine, le perenni partecipazioni ai tavoli delle trattative, le gitarelle a Roma dai santi del partito, le oramai secolari invettive contro l’Eni; i consueti annunci di ingenti somme di denaro in arrivo. Cambierà davvero poco se la partita per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale si trasformerà in una competizione concorsuale per raggiungere agognate tranquillità personali e non in una scelta dell’uomo o della donna migliore per portare questa città dall’enorme potenziale fuori dalla palude dove marcisce da troppo tempo.

Perché Crotone, per le cose che ha in dono e per le ingenti doti che sono i suoi giovani, è come un gigante caduto nella cacca dalla quale non riesce a uscire e quindi va guidata da una mano possente, se possibile, ma quantomeno generosa. In altri termini, Crotone ha un disperato bisogno di altruismo e di capacità gestionali, ma pare che qui siano doti rarissime e che prevalgano le ambizioni di chi ritiene la politica un buon impiego oppure una comoda alternativa all’impiego che uno ha già di suo.

Forse sarebbe il caso che i crotonesi rivolgessero lo sguardo altrove per scegliere il proprio sindaco; magari verso quella schiera di professionisti o onesti lavoratori nati qui, ma affermatisi altrove. Ce ne sono, eccome. Qualora però non vi fosse la disponibilità di costoro; alla luce delle vicende, dei trascorsi, degli atavici contenziosi e delle reali risorse da sfruttare che possiede questa città, si dovrebbe portare il cuore altrove e rivolgere lo sguardo un po’ oltre lo steccato di Cutro e il bivio “Passovecchio”, e cercare lì dove vivono e operano uomini che con la città di Crotone hanno avuto, sia pure di riflesso, a che vedere.

Uno di questi uomini, nato a Napoli nel 1948, riabilitato nel 2009 da ogni effetto penale derivante da precedenti condanne inflittegli e quindi nel pieno godimento dei diritti politici, inclusi quelli di essere candidato a sindaco, potrebbe fare al caso. Nel suo curriculum, oltre che quattro anni di carcere, interamente scontati, ci sono una laurea alla Bocconi e una vita trascorsa tra coloro che hanno segnato il destino della grande industria italiana; quella che aveva una cospicua e determinate presenza anche a Crotone.

Il declino della città è cominciato da quelle vicende e da lì occorrerebbe ripartire; chi c’era e sapeva esattamente come sono andate le cose, forse potrebbe dirci come fare e da dove cominciare. I nomi, di aspiranti candidati, di solito non si dicono per non bruciarli; e qui quel nome non è rivelato; al contrario degli altri che ad oggi sono stati elencati; quantomeno da questo giornale. Con la speranza che questa regola sia valida.

Foto: wikipedia


Leggi l'articolo completo e i commenti