Crolla l’immancabile pista romena. Sarah Scazzi uccisa dallo zio che ha confessato: ritrovato il corpo

par Sergio Bagnoli
giovedì 7 ottobre 2010


Il paese sapeva? 

Sia la giornalista di Rai Tre Federica Sciarelli che il suo collega di Rai Uno Lamberto Sposini avevano rilanciato con forza la pista del rapimento per mano di una fantomatica banda romena guidata dalla badante del nonno di Sarah. "Eâ la prova provata che in Italia i mass media ordiscono una campagna dâodio contro di noiâ affermano i romeni.

 

TARANTO – Lamberto Sposini, che conduce ogni pomeriggio “La Vita in Diretta” su Rai Uno, e Federica Sciarelli, storica conduttrice di “ Chi l’ha visto” per Rai Tre, avevano dato fiato alla voce secondo cui Sarah Scazzi, la minorenne pugliese di Avetrana, era scomparsa perché rapita da una fantomatica congrega di romeni, e chi se non altro, capeggiata da Maria Caterina Pantir, la badante del nonno di Sarah, deceduto il diciassette Settembre scorso. La tesi che vedeva la Pantir, aiutata dal fratello che nello scorso mese di Luglio era arrivato ad Avetrana, il paese del tarantino ove si sono svolti i fatti, per trascorrere una breve vacanza, nei panni della mente di un sequestro tanto odioso quanto indecifrabile era stata sostenuta dalla madre della ragazza Concetta Serrano che, di fronte alle telecamere, non si era fatta scrupolo di gettare la croce addosso all’umile lavoratrice romena. “Il giorno della scomparsa di Sarah quella rumena continuava a parlare al telefonino. Sembrava quasi desse gli ordini ai complici per intervenire e rapire Sarah. Infatti parlava nella sua lingua in modo che nessuno di noi capisse e per essere certa di non venire ascoltata si allontanava continuamente da noi. D’altronde era l’unica a sapere dove si sarebbe recata quel giorno Sarah e che strada avesse percorso per raggiungere l’abitazione della cugina che l’aspettava”, ripeteva con determinazione la Serrano di fronte ai due giornalisti Rai acquiescenti.

La Pintor si difese strenuamente ed una volta rientrata dalla Romania, dove si era recata dai parenti dopo la morte del nonno di Sarah, aveva trovato un nuovo lavoro ad Oria, sempre nel Salento, dove accudiva un ufficiale dei Carabinieri in pensione. Qualche giorno fa aveva confidato la sua profonda delusione per il comportamento degli italiani nei suoi confronti ed aveva detto: “ Sono un’onesta lavoratrice e la mia famiglia è onestissima. Purtroppo siamo romeni e questo per i razzisti italiani è più di una colpa”. Ora che la tragica verità è venuta a galla e cioè che i miseri resti di Sarah Scazzi sono stati rinvenuti in un podere dello zio Michele Misseri, sulla cui innocenza si era espressa anche la madre di Sarah mentre continuava ad accusare la badante, che l’ha uccisa dopo un tentativo di violenza nel garage di casa sua, dove risiedeva con la figlia e cugina dell’assassinata Sabrina, lo stesso pomeriggio della scomparsa.


I romeni passano al contrattacco. “Voi italiani ci accusate di ogni cosa che succede nel vostro paese. Siete dei razzisti assatanati. I vostri mass-media non perdono mai l’occasione per scatenare una campagna pianificata d’odio verso di noi. Per voi noi siamo tutti dei poco di buono che vengono a lavorare in Italia al solo scopo di rapirvi i bambini e gli adolescenti. Ora non siamo più disposti a subire. Quando è troppo è troppo. Perché la vostra cattiva stampa, come quell’altra volta, si scatena sempre contro di noi e mai contro gli altri criminali stranieri, albanesi, marocchini, nigeriani, cinesi, che infestano il vostro paese? Speriamo che questa volta i nostri servizi di sicurezza facciano piena luce su quest’ignobile campagna diffamatoria e si prendano i giusti provvedimenti a tutela della dignità della Romania e dei romeni”, affermano con decisione molti immigrati da Bucarest in Italia stanchi di essere associati ad ogni episodio di cronaca che succede nel paese che li ospita.

Chiedono un deciso intervento, presso gli organi di stampa ed il governo Berlusconi, da parte delle loro autorità diplomatiche e del loro Presidente Traian Basescu che, in occasione delle ultime presidenziali, tanti voti ha raccolto nel “Belpaese”. Il riferimento a “quell’altra volta” è al caso della scomparsa dei fratellini di Gravina di Puglia, Ciccio e Tore, che gli inquirenti ipotizzarono essere stati rapiti da romeni, anche qua con l’aiuto di qualche lavoratrice immigrata in Italia dal paese danubiano, e trasportati in riva al Danubio per essere avviati alla prostituzione minorile od essere uccisi per poterne espiantare gli organi da trafficare poi illegalmente. Anche l’allora sindaco dei Ds della cittadina della Murgia barese, molto legato all’onorevole Massimo d’Alema, avvalorò questa pista. Si sa poi come andò a finire: i due fratellini morirono in un pozzo medioevale sito all’interno del castello di Gravina per una tragedia non causata da nessuno ma dovuta solamente alla loro curiosità da ragazzini. Un po’ di mesi fa, poi, fu lo stesso Ambasciatore di Romania in Italia ad avvertire che la stampa della penisola stava lanciando una nuova offensiva contro i suoi connazionali, molto più tremenda rispetto alle precedenti.

La terribile accusa contro la badante romena di Avetrana ricadeva, forse, in questo disegno. Grazie però all’alta professionalità dei Carabinieri del gruppo provinciale di Taranto ed ai magistrati inquirenti, il Procuratore aggiunto Piero Argentino ed il suo sostituto Mariano Buccoliero coordinati dal Procuratore capo Franco Sebastio, la verità è venuta a galla ed un’eventuale campagna calunniatoria è stata scongiurata. Piuttosto c’è da chiedersi quanti ad Avetrana, un paesetto della più recondita provincia meridionale, sapessero e, pur sapendo, abbiano tenuto nascosto agli investigatori particolari importanti per giungere alle soluzione del caso e perché, invece, con sicumera, ma senza lo straccio di una prova, tanti in questo assolato paese da giorni puntavano il dito contro “ le solite romene ed i loro congiunti da sempre dei poco di buono”. 


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