Crisi libica e leghisti: la sindrome verde

par Alfonso C.
sabato 19 marzo 2011

Di fronte alla crisi libica gli "spaccatutto" leghisti, che a sentirli sembrano sempre pronti a tirare fuori il mitragliatore nascosto sotto il cuscino e la batteria contraerea custodita nel garage, mostrano una curiosa pavidità.

Se solo ci fossero fondi sarebbe interessante finanziare una ricerca su quella che potremmo definire la "sindrome schizofrenica verde" per cui costoro che si riconoscono in una nazione dagli indefiniti confini, dalle confuse convergenze e divisa in localismi del genere Bergamo alta e Bergamo bassa, dopo aver eletto a loro patrono il leggendario (e probabilmente mai esistito) Alberto di Giussano condottiero nella vittoriosa battaglia di Legnano contro Federico il Barbarossa, germanico invasore, trovano come alibi all'astensione per un'intervento troppo ritardato (ignavi degni di dantesca citazione) la scelta operata dalla Germania che ha nei suoi trascorsi storici recenti ed antichi una tradizione bellica che giustifica perfettamente l'attuale chiamarsi fuori della Repubblica Federale.

I Tedeschi hanno preferito sublimare la loro aggressività nella produzione industriale e diplomaticamente tendono a tenere il profilo basso, ben consapevoli della necessità di smorzare la memoria del suono sordo del passo delle loro armate in giro per l'Europa.

Molto più probabile che il "romano honoris causa" docente in Tenuta della Cadréga, Muammar Bossi fedele giannizzero del Rais nostrano, facendo leva sulla semplicità d'animo dei suoi sostenitori elettorali cerchi di fare il cerchiobottista professionale come ha sempre mostrato di saper fare (e come non è riuscito a trasmettere cromosomicamente alla sua discendenza) fottendosene altamente delle necessità al di fuori di quelle che sono gli interessi "locali" restringibili alla sua famiglia e alla ristretta cerchia delle sue amicizie, in puro stile "da ladrone romano".


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