Crisi: l’approdo finale è più Europa
par Bimbo Alieno
mercoledì 3 agosto 2011
Viviamo tempi molto turbolenti. Le cose cambiano molto alla svelta, lo fanno di continuo, e la previsione di oggi sembra una barzelletta l’indomani perché una dichiarazione, un intervento monetario o chissà che altro alterano il quadro di continuo.
Quello però che questi interventi non riescono a modificare è lo scenario di fondo, che peraltro è essenziale nella formazione della strategia d’investimento.
Nell’estate del 2007 iniziai a vaneggiare che ci stava arrivando addosso un’onda dal nome “impoverimento”. I miei colleghi ed i miei capi mi dissero che ero un catastrofista, una Cassandra, e mi chiesero di piantarla, di fare l’adulto e di stare coi piedi per terra. Fu lì che iniziai a “trasformarmi” in un Bimbo Alieno…
Oggi, che l’impoverimento ancora lo stiamo solo assaggiando, possiamo vedere oltre e tinteggiare lo scenario più in là nel tempo. Non possiamo sapere cosa accadrà fra una settimana, un mese, o tre mesi. Ma lo scenario, almeno a me, appare chiaro:
L’Euro, con tutti gli innegabili pregi che ha dimostrato, così com’è non funziona: l’unione monetaria soffre le diverse esigenze dei Paesi membri, e mentre si interviene per uno di questi, ad esempio alzando i tassi per evitare il surriscaldamento economico in Germania, si strangola un’altra parte dell’Eurozona. Da questo, attraverso un percorso imprevedibile, si può uscire solo con due esiti finali: o avremo “meno Europa” oppure “più Europa”.
1. Qualche Paese esce dall’Euro, dichiara default e trova un nuovo equilibrio. Questo scenario è terribile: i default genererebbero un effetto domino devastante, causando enormi squilibri economico-sociali e forse gettando le bai per uno scenario protezionista e/o bellico. E’ uno scenario indesiderato. Il “sistema” è consapevole che la sua esistenza dipende dal mantenimento dello status quo. Nemmeno la piccola Grecia può “permettersi il lusso” di fare default, figuriamoci una serie di Paesi, alcuni dei quali grandi. Dunque il Sistema farà di tutto perché ciò non accada. Fare di tutto non significa riuscirci, ma state sicuri che “di tutto” può voler dire cose oltre la vostra immaginazione.
2. Nascono gli Stati Uniti d’Europa. Eh sì, alla fine diventerà l’unico compromesso sgradito ma senza alternative per tutti. Sto parlando dei “famosi” Eurobond, di un ministero delle Finanze Europeo, di una politica fiscale unica… ecc. ecc. La Germania perderà il privilegio di finanziarsi a prezzi ridotti sul mercato, perché il debito tedesco, come quello italiano come quello olandese o portoghese sarà semplicemente debito Europeo. A fronte della perdita di potere economico, i Paesi forti, Germania in primis, acquisiranno un maggior potere politico. Indovinate un po’ la politica fiscale ed economica unica che matrice avrà…
Si tratterà più o meno di una germanizzazione dell’Europa, conquistata con il merito e non con i carri armati. E’ il progresso, bellezza. Uno dei Paesi più avversi a questo scenario, ma che dovrà digerire il boccone, è la Francia. Lo shopping selvaggio di imprese italiane potrebbe anche inquadrarsi proprio nell’ottica di acquisire “peso” nella futura distribuzione dei ruoli/poteri.
Il bello di questo scenario è il lieto fine, il poter dire “andrà tutto bene“. Inoltre, non ancora, ma certi titoli di Stato di alcuni Paesi che oggi hanno prezzi molto stressati potrebbero diventare anche delle opportunità…
L’inconveniente è che prima del lieto fine e dei titoli di coda c’è tutto un film (horror? diciamo pulp…) da vivere.
Innanzitutto sta arrivando, diciamo per gennaio, una recessione sia negli USA che in UE da cui le Banche Centrali ben poco potranno difenderci (la BCE quel pochino di margine per abbassare i tassi almeno ce l’ha). Lo dicono a bassa voce i dati macro, lo dice col suo linguaggio misterioso l’analisi tecnica, lo dicono a voce grossa le Borse.
Saranno inoltre necessarie diverse tensioni finanziarie, economiche, sociali per vedere questo scenario fare i suoi passetti e prendere corpo. Dovremo mangiare amare pietanze per anni, un menù a base di austerity, tagli, fiscalità severa (“l’onda di impoverimento” di cui parlavo nel 2007…), forse altri “piani Marshall” come quello sottoposto alla Grecia la scorsa settimana (e qui sta il rischio dell’opportunità vista prima…).
Un duro percorso, irto di momenti amari e difficili, ma almeno alla fine “andrà tutto bene“.
E basta con questa storia del catastrofista.