Crisi economica, danni del terremoto: come fare? Basta evasione fiscale

par roccob
lunedì 27 aprile 2009

E’ subentrata da un pezzo, morde tuttora e, purtroppo, non è dato sapere fino a quando durerà, una pesante crisi economica che, peraltro, riguarda la maggior parte del pianeta.

In aggiunta, nel nostro Paese, si è abbattuta la terribile scure - in termini di perdita di vite umane, di drammi esistenziali e di enormi danni - del terremoto a L’Aquila e dintorni.

Disagi su disagi che fanno ritornare alla mente il detto “U cane mozzica sempre allu strazzatu” (Il cane morde sempre lo straccione).

Di fronte a tali emergenze, le autorità istituzionali, il governo e i partiti, discutono e si confrontano circa i rimedi e gli interventi idonei per il superamento della crisi e, in particolare, per la ricostruzione in Abruzzo: proposte disparate che però talvolta sembrano minimali, alla stregua di compresse d’aspirina assunte per la cura della broncopolmonite.

A me personalmente, senza alcuna pretesa d’originalità, viene d’osservare che le soluzioni valide, sostanziali, vanno ricercate soprattutto nell’azione di lotta, voluta convintamene e seriamente, all’evasione e/o elusione fiscale.

Il Sole24Ore, a conclusione di un’indagine sull’infedeltà fiscale in Italia basata sui dati ISTAT dell’economia sommersa, ha quantificato in 250 - 270 miliardi di euro all’anno, l’area del sommerso economico, ossia dei redditi che sfuggono al prelievo tributario e/o contributivo.

Conseguenza? Ogni dodici mesi risultano sottratti al Fisco circa 115 miliardi di euro.

Se non esistono dubbi sull’attendibilità della fonte, si tratta di cifre terrorizzanti. E’ come dire che, senza le perdite inflitte da tale realtà, malgrado gli sperperi e gli sprechi, non si sarebbe formato il debito pubblico o che, nel giro di venti-trent’anni, si potrebbe rientrare completamente dall’attuale, faraonico fardello, del debito pubblico.

Bisogna cambiare radicalmente registro. La caccia e la lotta ai furbi - di qualsivoglia dimensione - che non pagano le tasse, deve diventare dura, implacabile.

I rei scoperti e accertati vanno puniti, non solo con pene restrittive della libertà, ma anche con il lavoro obbligatorio durante la detenzione, in modo che si automantengano e paghino i costi delle strutture carcerarie.

La faccenda è ormai indifferibile e assolutamente vitale. Non si lasci nulla d’intentato per sistemarla. Si ricorra, al caso, anche all’aiuto e alla collaborazione, con costi ovviamente a nostro carico, del governo degli Usa dove, come noto, le tasse sono corrisposte da tutti e su qualunque reddito, così da mettere finalmente a regime, anche da noi, un’efficiente macchina fiscale e far dare allo Stato ciò che è dello Stato.
 


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