Crisi: dopo anni di rimandi, cosa si può fare adesso?

par antonio cianci 251039
lunedì 14 novembre 2011

Il falso idolo è stato abbattuto, il totem dissacrato. Berlusconi se n’è andato.

Il Paese si è liberato di un ostinato e licenzioso tirannello, ricettacolo di presunzione e narcisismo, furbizia e guasconeria.

Ma messo da parte “servo encomio” e “codardo oltraggio”, ora dobbiamo chiederci: che fare?

Essersi liberati di Berlusconi non significa essersi liberati degli annosi problemi che affliggono il paese. Son tutti là davanti a noi, ancora senza risoluzione e minacciosi per il futuro di tutti, ma soprattutto delle giovani generazioni.

In questi ultimi quarant’anni abbiamo temuto la bancarotta economico-finanziaria nel 1992 e ne uscimmo con una finanziaria di oltre 90.000 miliardi di vecchie lire e duri sacrifici. Ora stiamo rischiando la stessa sorte. Ma son passati vent’anni da allora e i problemi (tranne l’entrata nell’euro) non sono stati risolti, anzi si sono aggravati o incancreniti ed il debito complessivo ha raggiunto livelli non più sostenibili.

E spero che nessun solone politico, per giustificare l’atteggiamento gattopardesco di chi non vuol cambiare nulla, usi l’argomento che le altre nazioni non stanno meglio di noi.

Tale argomento sarebbe becero, autolesionista e stupido, perché il nostro unico problema è salvarci dalla bancarotta, rilanciare il paese e non far paragoni con altri paesi che godono di maggior credito e fiducia da parte di tutti.

Come dimostra la nostra Storia politica e civile, i peggiori nemici del Paese siamo noi stessi. Siamo capaci di far la guerra a noi stessi e di perderla pure – diceva un vecchio umorista.

La realtà non fa sconti a nessuno. Non li ha fatti ai grandi uomini della Storia, non li ha fatti a Berlusconi, che credeva di poter fare i miracoli, non li farà a qualsiasi governo verrà dopo.

Urgono quelle riforme serie e vere, che sono sempre state rimandate. E più passa il tempo più diventano inderogabili ed amare. La demagogia, in specie quella politica, genera danni.

Niente illusioni! Bisognerà ridurre la spesa pubblica, dimezzare i costi della politica, abbassare la pressione fiscale, elevare l’età pensionabile, modificare il mercato del lavoro, recidere i lacci e laccioli che mortificano le forze vive della società civile.

Abbiamo rimandato la modernizzazione della nostra società per 40 anni. L’alternativa è il disastro economico-finanziario. Quello del territorio e dei beni artistici è già in atto.

Speriamo quindi che riesca il nuovo governo a farci riacquistare la fiducia ed il credito perduti.

Auguri, professor Monti!


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