Crisi del credito? Ci pensa il factoring
par Libero Mercato
giovedì 12 aprile 2012
Nel 2011 la cessione crediti è aumentata del 22%. Le imprese ne hanno bisogno per finanziarsi.
Le banche sono in difficoltà, il credito si restringe e la concessione di finanziamenti diventa sempre più lunga e costosa per aziende e famiglie. In questo clima poco idilliaco trova terreno fertile uno strumento molto utilizzato negli ultimi tempi: il factoring.
Sono sempre di più le imprese che ne fanno utilizzo per arginare il grave problema della mancanza di liquidità e del ritardo nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Tecnicamente si tratta di un contratto attraverso il quale un'azienda cede i suoi crediti ad una società specializzata (sul mercato italiano sono soprattutto emanazioni dirette di istituti bancari). L'operazione può avvenire "pro soluto", quando la società di factoring si accolla anche il rischio di insolvenza dell'impresa, e "pro solvendo", quando il soggetto cedente resta comunque titolare del credito in caso di mancato incasso. Pagando una commissione l'impresa ottiene così un anticipo finanziario.
Nel 2011 il factoring ha avuto un impennata del 22%, sfiorando i 1.170 miliardi di euro.
La maggior parte dei crediti riguardano contratti di somministrazione, appalti, prestazioni sanitarie a carattere duraturo ed a tempo indeterminato.
"Si tratta in realtà di un prodotto molto consolidato, presente in Italia da oltre 40 anni", spiega il segretario di Assifact Alessandro Carretta, "in questi anni non ha mai smesso di crescere, ma abbiamo ancora margini di sviluppo enormi".
Tra le prime quindici realtà italiane, il leader è Mediofactoring, con 49,6 miliardi di turnover ed una crescita del 47%, mentre Mps L&F è salita del 38% e Ge Capital del 31%. Per quanto riguarda la suddivisione territoriale il factoring è in linea con la geografia economica dell'Italia: la maggioranza dei crediti ceduti (32%) si concentrano in Lombardia, seguita da Lazio e Piemonte.
Spiega Antonio Martini, presidente di Assifact: "L'attività delle società di factoring è stata importante per dare ossigeno alle imprese, ma non risolve da solo il nodo delle Pa, che ora va necessariamente affrontato".
Basta ricordare che il ritardo medio nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni è salito a 90 giorni, quasi il doppio rispetto ai 52 del 2009. Un periodo enorme, se confrontato con il resto d'Europa: 20 giorni in Francia e 10 in Germania, e ci garantisce il poco invidiabile primato per la durata effettiva più elevata dei crediti verso le Pa.
La speranza di Gianpiero Bertoli, direttore generale di Ubi Factor, è che "il mondo del factoring e quello delle imprese possa operare in un contesto di regole chiare e certe. Bisogna intervenire, salvaguardando nello stesso tempo la capacità finanziaria degli stessi enti locali".