Criminalità: gli amministratori sotto il tiro delle intimidazioni mafiose
par Matteo Scirè
sabato 3 dicembre 2011
Quasi ogni giorno un amministratore locale o un dipendente della pubblica amministrazione riceve una minaccia o un’intimidazione da parte della mafia o della criminalità che da sempre tentano di piegare, con le buone o con le cattive, le attività degli Enti locali ai propri sporchi interessi. Ad accendere i riflettori sul problema il Rapporto di Avviso Pubblico “Amministratori sotto tiro. Buona politica e intimidazioni mafiose”, presentato stamani a Roma e dedicato alla memoria di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, piccolo centro in provincia di Salerno, ucciso il 5 settembre del 2010.
Nello scorso anno sono stati 212 i casi censiti: 145 (il 68% del totale) nei confronti di amministratori locali, 23 (l’11% del totale) nei confronti di personale della pubblica amministrazione, 11 (il 5% del totale) nei confronti di candidati a ricoprire un ruolo politico, 8 (il 4% del totale) nei confronti di parenti degli amministratori in carica, 6 (il 3% del totale) nei confronti di ex amministratori.
Un fenomeno drammatico, in passato circoscritto ad alcune aree del Mezzogiorno, oggi presente anche in Regioni del Centro-Nord, come nel Lazio con 5 casi e in Liguria con 3, ma anche in Sardegna con 25 casi, in Puglia con 11, in Basilicata, Abruzzo e Marche con 1. Le Regioni del Sud comunque rimangono quelle più colpite: in Calabria sono stati rilevati 87 casi (il 41% del totale), in Campania 29 (il 14% del totale).
La Sicilia è la seconda Regione in cui si registra il maggior numero di minacce e intimidazioni. Qui gli atti intimidatori si concentrano a Palermo con 17 casi e Agrigento con 10, non a caso la prima considerata il cuore storico del potere di cosa nostra e la seconda definita come la provincia più mafiosa d’Italia. Seguono Catania con 6, Caltanissetta con 5, Messina, Ragusa e Trapani con 3 e Siracusa con 2. Nessun caso, invece, ad Enna.
Ma la Sicilia è anche la Regione che paga il prezzo più alto di vittime, perché se è vero che essa è la Regione in cui il fenomeno mafioso ha avuto origine ed è più radicato, è anche la terra in cui maggiore è stata la reazione degli uomini delle istituzioni e della società civile contro Cosa nostra.
Cittadini coraggiosi, spesso lasciati soli, uccisi perché si sono rifiutati di scendere a compromesso col potere mafioso. Il loro sacrificio è un monito per le istituzioni e la società affinché la lotta alle mafie, per la legalità e lo sviluppo, non sia demandata al coraggio dei singoli, ma sia un obiettivo che accomuni tutti, ognuno per la propria parte.