Crescente pericolo ’ndrangheta: bombe ai giudici e "suicidi" in carcere di pentiti

par l’incarcerato
giovedì 26 agosto 2010

Con i nostri precedenti articoli abbiamo cercato di mostrare, sempre di più, come il nostro Sistema Carcerario sia un fallimento: non rispetta i dettami della Costituzione e men che meno i più elementari diritti dell’uomo. L’anno non è ancora finito e siamo arrivati a 42 suicidi, se si continua di questo passo supereremo abbondantemente il “record” delle morti in carcere dell’anno scorso.

Detto questo, trovo strano che nessuna associazione (da Antigone a Ristretti) che segue con costanza le morti in carcere non abbia notato che qualcosa non vada. Ll’abbiamo segnalato da tempo, partendo dalla strana morte, nel 2008, di Niki Aprile Gatti avvenuta nel carcere di Sollicciano, episodio nel quale si può intravedere l’ombra della ‘ndrangheta.

Quest’anno nessuno ha notato che tra i sucidi spiccano alcuni collaboratori di giustizia o pentiti, oppure indagati per associazione mafiosa. Infatti ad “inaugurare” l’anno 2009 e 2010 è stato lo strano suicidio del pentito della camorra di nome Ciro Ruffo. La moglie tuttora dice che è stato ucciso e che il marito già da tempo diceva di temere di morire. D’altronde non è nemmeno un caso che il famoso pentito della ‘ndrangheta Fonti, abbia il timore di essere abbandonato dalle istituzioni e finire in carcere perché, testuali parole, "lì morirà”!

Il penultimo, per ora, suicidio riguarda Riccardo Greco, arrestato in Spagna perché ritenuto appartenente alla cosca Cicero della ‘ndrangheta. Lui si sarebbe suicidato il 12 agosto di quest’anno nel carcere di Rebibbia tramite un lenzuolo. Strano per uno che si dichiarava innocente e pronto ad affrontare il processo perché avrebbe detto tutto davanti al magistrato. E infatti la moglie Marisa e i figli chiedono chiarezza e hanno subito chiesto aiuto ai due periti di parte, Raffaele Mauro, medico legale di Cosenza e Giorgio Sacchetti dell’università Tor Vergata di Roma. E in più la moglie ha detto che l’autopsia deve essere rispresa con un video onde evitare qualche manomissione. (Fonte)

Pare che la moglie abbia idee chiare e denuncia anche un altro fatto strano. Riccardo Greco venne arrestato il 26 Luglio ma risulta entrato nel carcere di Rebibbima solo il 3 agosto. Chiede un’indagine per sapere dove sia stato dal giorno dell’arresto fino all’entrata in carcere. Riccardo Greco viene è stato fermato dalla polizia con l’accusa di 416 bis (associazione criminale di stampo mafioso, ndr),  nell’ambito dell’“Operazione Anaconda” che, nel 2008, portò a 32 arresti; con capi di accusa molto gravi, tra cui la sparizione, caso di lupara bianca, di Angelo Cerminara.
 
Non è la prima volta che che la ‘ndrangheta, piuttosto che uccidere direttamente, “suicidi” le persone in carcere. Ed è facile farlo dove il carcere è un luogo dove muore tanta gente, e un suicido in più non desta sospetti. D’altronde la ‘ndrangheta durante la prima guerra tra cosche aveva già ucciso in carcere, come dimostra l’arresto nel 2006 dell boss calabrese Franco Perna che nel 1985 uccise un direttore del carcere perché si oppose al loro controllo. Quindi è un dato oggettivo il fatto che la ‘ndrangheta abbia un grande controllo nelle carceri. Allora mi chiedo, quanti direttori di carcere riescono ad opporsi? Ci sono altri direttori che si sono ribellati e sono stati minacciati? Ovviamente non prendendo in considerazione il bellissimo carcere di Bollate, in cui un eventuale suicidio desterebbe non pochi sospetti,
 
Mi auguro che ci sia qualche Magistrato che voglia vederci chiaro su queste morti di sapore mafioso, perché basta che rilegga tutte le archiviazioni e le autopsie e le legasse ai motivi per cui sono stati arrestati. Sono sicuro che qualche dubbio gli verrebbe.
 
A partire da Niki Aprile Gatti, ragazzo incensurato, l’unico che non si era avvalso della facoltà di non rispondere, l’unico tra gli arrestati che dopo tre giorni si sarebbe impiccato con un laccio di scarpe che nemmeno poteva avere e sicuramente non avrebbe retto i suoi 90 chili. 

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