Costa Smeralda. I soliti no “a prescindere” contro ogni investimento sul territorio

par Massimiliano Boi
mercoledì 12 dicembre 2012

Come al solito all'annuncio di una qualsiasi iniziativa che modifica lo “status quo” della nostra Sardegna si alza, lamentosa e potente, la voce del “No”. 

È bastato che il sultano del Qatar dichiarasse di voler investire un miliardo di euro in Costa Smeralda perché Italia Nostra, Wwf, Lipu e Fai della Sardegna manifestassero subito il loro "totale disaccordo" sulle iniziative della Qatar Holding.

Non conta nulla che il sultano sia stato tirato a lungo per la tunica da Mario Monti, in missione a Doha con il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci e i sindaci di Olbia e Arzachena, Gianni Giovannelli e Alberto Ragnedda. Il quale, alle preoccupazioni di chi teme colate di cemento, ha risposto: "Non stiamo rovinando fette di territorio, ma stiamo scaricando volumi su un villaggio già costruito e incompiuto". 

Il comunicato stampa delle presunte associazioni ambientaliste non ha tardato a farsi sentire, veloce come un riflesso condizionato, con il ben noto dissenso “a prescindere” (la versione integrale è disponibile sul sito italianostra.org). 

Riporto qui lo stralcio più duro, il cosiddetto colpo di grazia:

“Cinquant’anni di politiche economiche e territoriali disastrose, improntate sul consumo del territorio e sulla distruzione dell’economia sarda, non sono servite da lezione, nonostante si sia raggiunto in Sardegna il triste primato europeo del 14,6% di disoccupati e del 45% di disoccupazione giovanile. Si è deciso di proseguire nell'assurda scelta di consumare le vere ricchezze della Sardegna, il suo territorio e la sua storia, per favorire la solita speculazione immobiliare. Questa volta ci viene assicurato che non sarà più come prima, si parla di parchi, di turismo sostenibile, di valorizzazione dell’agroalimentare e di conservazione dei valori identitari”.

Ora, che la disoccupazione in Sardegna sia un problema sociale nessuno lo discute: sapere che il 14,6% della nostra popolazione è senza lavoro (dato quasi uniforme in tutte le province dell’Isola) ci fa riflettere ancora di più sulla gravità della crisi. 

Ma questo che c’entra con l’urgenza di bloccare gli investitori made in Qatar? Dire no agli investimenti in Costa Smeralda significa avere meno disoccupati? Boh, sinceramente il nesso è incomprensibile. 

Un dato è invece certo, perché certificato dall’ISTAT: nella provincia di Olbia – Tempio si registra il maggior tasso di occupazione (48,56% di media) tra tutte le province sarde, con distacchi di dieci punti rispetto all’Ogliastra (38,71%), Medio Campidano (36,71%), Carbonia/Iglesias (35,34%) e sei rispetto a Cagliari (42,11%). 

Questi dati dicono qualcosa in più rispetto ai tassi di disoccupazione. Dicono che nella provincia di Olbia – Tempio, che vive essenzialmente di turismo alberghiero (Costa Smeralda in primis) ed edilizia, ci sono più occupati che altrove. Di segno contrario il caso dell’Ogliastra, dove il numero di alberghi è quasi zero rispetto alle esigenze e il turismo è fatto di seconde case affittate nei mesi estivi. Sarebbe questa l'alternativa?

Io penso che sia meglio un intervento come quello proposto dalla Qatar Holding, pianificato, condiviso con la popolazione locale (se lo sarà, naturalmente), controllabile, svolto sotto gli occhi dell’opinione pubblica, piuttosto che le solite ricette vaghe e politicamente corrette sulle “vere ricchezze della Sardegna, il suo territorio, la sua storia”.

Le ricette del benestante qualunque, più o meno di sinistra, iscritto al club della decrescita (degli altri).

P.S.: Italia Nostra stia tranquilla, il sultano del Qatar in Sardegna non investirà un bel nulla. Ad impedirglielo saranno la nostra burocrazia, le nostre leggi poco chiare (come il PPR), la nostra giustizia civile ed amministrativa inefficiente e la nostra politica, che sostiene tutto e il contrario di tutto.


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