Cosenza: la zarina Enza Bruno Bossio

par l’Url di emilio grimaldi
sabato 3 luglio 2010

La sigla delle pietre che si sbriciolano a cascata in un orizzonte nero. Le fiamme che si alzano sullo slogan rosso fuoco: Perfidia web, e lei, la sagoma della conduttrice, Antonella Grippo, che tiene in mano il forcone del diavoletto a forma di “W”, del web, appunto, preannunciano l’anteprima di una puntata, la decima, più graffiante che mai. L’ospite è d’eccezione: Vincenza Bruno Bossio. Per gli amici solo Enza. Lei, la moglie di Nicola Adamo, ex assessore regionale sotto l’egida di Agazio Loiero e plurindagata insieme alla sua metà in diversi procedimenti giudiziari, si fa valere. Si è guadagnata il diritto di replica. Da Why Not in poi la sua vita è cambiata. La first lady dell’inchiesta che fu di Luigi de Magistris si lamenta in un blog che il pm le “ha rovinato la vita”. Lo ha detto e scritto svariate volte. Non ci ha peli sulla lingua la Bossio. Il suo secondo nome al maschile è solo un’azzeccata coincidenza. Ha la virulenza di un uomo fuori controllo. Il suo linguaggio non conosce la faziosità del politichese ma nemmeno il garbo della dialettica. È tutta pancia. Questa volta il suo sassolino nella scarpa è un giornalista. Si chiama Paolo Orofino. E, di riflesso, il direttore de il Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, che “ha fatto stampare le stronzate” scritte dal cronista. Mentre lei proferisce queste celestiali riflessioni sulla professione di uno dei pochi veri giornalisti rimasti in Calabria le frasi di senza censura e di libertà di espressione bagnano come un impermeabile una replica che appare un’intimidazione. Bella e buona. Dopo averlo già dichiarato giorni fa pubblicamente a Cosenza, in un incontro del Pd, che Orofino non sarebbe un giornalista, lo ribadisce adesso sul sito del Quotidiano della Calabria: “è un pseudo giornalista” (“un”, sic! ndb).
 
 
“Ma a proposito della mia visibilità - esordisce lasciando trasparire un discorso antecedente e opportunamente tagliato per meglio confezionare la “graffiante puntata” - io devo dire, anche se sono ospite del quotidiano on line, ne approfitto, diciamo per dirlo, come fa il direttore di un giornale, come il Quotidiano della Calabria, dal punto di vista…”. La Grippo prende subito le difese di Matteo Cosenza, che l’ha voluta sul sito del Quotidiano dopo che Telespazio le ha sbattuto la porta in faccia. Non c’è verso: la Bossio è avvelenata contro Orofino. La conduttrice la interrompe ancora lanciando una freccia a favore del cronista: “E’ il principe dei giornalisti di cronaca giudiziaria”. E lei replica seccamente: “E’ il principe delle veline e dei pm”. La scritta in rosso libertà di espressione compare per l’ennesima volta sul nero che alterna la visuale di un pc spento. Poi lo stacco musicale che indica la fine. L’appuntamento è per domani per vedere per intero la puntata. Decisamente imperdibile.
 
Non ha gradito, la Bruno, moglie dell’ex assessore alle Attività produttive, che qualcuno si sia preso la briga di mettere nero su bianco gli sviluppi di un’inchiesta, ancora tutta da scrivere, che vede coinvolto il marito insieme a Giancarlo D’Agni, un elettricista che si è fatto strada al fianco di Adamo tanto diventare il suo avamposto nella tela degli imbrogli, il collega di Giunta, Diego Tommasi, nonché l’ex governatore della Calabria, Agazio Loiero, e società all’uopo costituite per sperperare, secondo l’accusa della Procura prima di Paola e ora di Catanzaro, l’Eolo calabro.
 
Zarina, questo il nomignolo che le viene affibbiato nelle carte dell’inchiesta grazie ad un esposto che ha anticipato i riscontri su una presunta lobby che vedrebbe proprio nella coppia Adam’s l’apice piramidale del comando. La Bruno si difende con i denti e scaglia tutta la sua rabbia contro chi ha avuto il coraggio di scriverlo. È un’abitudine la sua. Anche con una schiera di manifestanti davanti alla sede del Pd di Cosenza è scesa giù dal Palazzo e ha inveito contro di loro: “Tu chi stai facendu cà?” E poi con il cellulare ha cercato disperatamente di far valere con una semplice chiamata il suo potere. Le sue urla sono un tormentone. Un idioma personalizzato. Difficile imitarlo.Enza Bruno Bossio, una zarina versione terzo millennio e rigorosamente Made in Calabria.

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