Cosentino è salvo: la malapolitica festeggia

par Ettore Scamarcia
giovedì 12 gennaio 2012

Le immagini dei festeggiamenti riservati a Nicola Cosentino dopo il no della Camera al suo arresto valgono più di mille parole. 

E' bastato poco per salvare Nicola Cosentino dall'ordinanza di custodia cautelare: è bastato convincere la Lega Nord, inflessibile solo a parole e solo contro i negri e i terroni; è bastato convincere i Radicali, presenti negli ultimi anni in Parlamento a fare non si sa bene che cosa; è bastato contattare i vecchi amici di sempre dell'Udc e del Pd, sempre utili in votazioni a scrutinio segreto. E' bastato insomma utilizzare le modalità della vecchia politica di stampo democristiano, ma nella sua versione volgarizzata, per strappare Cosentino dalle grinfie degli infami pm rossi.

Sono arrivate urla di giubilo dai banchi del Popolo delle Libertà alla grande notizia. Non si contavano le pacche sulle spalle, i baci, gli abbracci e le strette di mano al 'Mericano. Luigi Cesaro era visibilmente emozionato: coinvolto nella stessa inchiesta per cui era stato chiesto l'arresto al casalese, questo salvataggio arrivato in extremis è apparso la sua migliore assicurazione per il futuro. Tutti sanno, in fondo, che quei processi non arriveranno mai alla fine: l'importante era evitare il carcere in via cautelare per Cosentino. Fa niente se i suoi familiari più stretti hanno parentele con uomini dei clan, fa niente se alle sue imprese venne negato il certificato antimafia e rilasciato da individui che in cambio ebbero un posto negli scranni del Parlamento, fa niente se la “pericolosità sociale” è stata accertata fino al grado della Cassazione. Nicola Cosentino è un uomo libero.

Secondo i magistrati, Nicola Cosentino è uno dei politici chiave del sistema criminale campano. Con lui, Luigi Cesaro, altro politico chiave dai trascorsi “alla Scarface”. Ma questi sono solo i nomi resi più celebri dai media: quanti sono i politici collusi con le mafie scampati alle inchieste giudiziarie? La maggior parte. Sono loro infatti la vera questione meridionale: hanno creato un meccanismo tale da mantenere il Mezzogiorno d'Italia in uno stato di arretratezza e di povertà. Riducendo la popolazione in uno stato di perenne bisogno, riescono agilmente a distribuire soldi e posti di lavoro in cambio di voti, favoriscono i gruppi criminali che li appoggiano e ne coprono le attività servendosi della farraginosa macchina burocratica italiana. 

Salvare Cosentino, insomma, è servito: continua ad essere un uomo troppo potente per poterlo mandare in carcere. E poi quanti politici si sono riconosciuti nel suo dramma personale? Molti, forse troppi.


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