Cosa Nostra dietro il sequestro della salma di Mike Bongiorno?
par Emiliano Di Marco
mercoledì 26 gennaio 2011
La senatrice Ombretta Colli (Pdl) dichiara "mi auguro, poiché in questi giorni tutti parlano male del Premier, che Mike non abbia pagato anche dopo la morte la sua amicizia con Silvio Berlusconi e che questo non sia un dispetto al Presidente del Consiglioâ.
La notizia dell'orribile sequestro del sarcofago con la salma di Mike Bongiorno dal cimitero di Dagnente, sul Lago Maggiore, sarebbe già da sé una notizia ripugnante, al pari del sequestro della ragazzina di Brembate, Yara Gambirasio, se non fosse stata accompagna anche da una inquietante dichiarazione della senatrice Ombretta Colli.
Ma chi mai potrebbe avere interesse a colpire Berlusconi, facendo sparire la salma di colui che è stata forse l'icona della televisione italiana? E che conseguenze ne potrebbe trarre, cosa ne potrebbe desumere un ignaro lettore, o telespettatore, già turbato da un fatto così spregevole?
Non si può certo ritenere che una dichiarazione del genere sia stata dettata dall'irresponsabilità, contribuendo alla fabbrica dei nemici attraverso la quale Berlusconi ha tentato da un anno, disperatamente, di nascondere l'evidenza. Ovvero che il re è davvero rimasto nudo, dopo lo scandalo di dimensione planetaria del Rubygate. La senatrice Colli va quindi presa sul serio.
Alle successive elezioni del 13 maggio 2001 vinse la coalizione di Berlusconi, che ha poi governato fino al 2006.
Contrariamente alle congetture della stampa, secondo cui il furto della salma del banchiere era stato opera di anarco-insurrezionalisti e/o no global, la "banda" responsabile del sequestro della salma di Cuccia (in realtà erano solo due persone), fu presa dopo solo poche settimane, grazie anche ad un goffo tentativo di estorsione nei confronti di Mediobanca, cioè il cuore del capitalismo italiano. Gli arrestati, Giampaolo Pesce, un operaio di Condove, ed il suo socio, l'autotrasportatore Franco Bruno Rapelli, due sfigati, dichiararono agli inquirenti di aver deciso il sequestro in un bar del loro paese, davanti ad un crodino, perché erano pieni di debiti. La vicenda diventò anche un divertente film che però fece un clamoroso flop commerciale, nel 2009, ritirato dalle sale dopo nemmeno un mese, “L'ultimo crodino”, con Ricky Tognazzi, Dario Vergassola, Enzo Iacchetti, Giobbe Covatta e con la regia di Umberto Spinazzola.
Ma a turbare la tranquillità di Gardini c'era anche un altro filone d'inchiesta, originatosi a Palermo, che puntava direttamente su di lui. Pochi giorni dopo la strage di Capaci del 1992, il collaboratore di giustizia Leonardo Messina aveva rivelato a Paolo Borsellino che Totò Riina aveva stipulato con i manager della Calcestruzzi S.p.A. di Raul Gardini un accordo per la gestione degli appalti in Sicilia. In cambio Cosa Nostra riciclava il suo denaro nelle attività finanziarie del gruppo.
Episodi sufficienti per tessere una trama noir di quello che è che il nostro paese. Strano, con un "popolo bambino". Ascanio Celestini, in uno dei suoi monologhi più celebri, andati in onda alla trasmissione “Parla con Me”, ha così efficacemente sintetizzato l'immagine dell'Italia, aggiungendo che “non ha fatto la rivoluzione, ma ha inventato il bidè”, a differenza della Francia. Un paese che alla libertà preferisce l'igiene personale.
Da noi sono esistite infatti le “transizioni” ad accompagnare le stagioni politiche del paese, che in genere corrispondono più o meno ai cicli anagrafici, molto lunghi, degli uomini di potere, piuttosto che a sensibili cambiamenti dell'architettura istituzionale italiana, nata dalla guerra fredda.
Fasi in cui i centri del potere reale sembrano occulti e lontani dai cittadini, i quali eventualmente subiscono, attraverso i mezzi di comunicazione, la rappresentazione della guerra per bande, attraverso i gossip, gli shock mediatici e la tv spazzatura; altro tratto tipico della anomalia italiana. E' facile così che si rischi di confondere un fatto di cronaca, con qualcosa che assume una simbologia imperscrutabile.
In questi casi, come nella vicenda del sequestro della salma di Mike Bongiorno, c'è da sperare sempre che non ci sia tanta dietrologia da fare. Perché siamo già entrati in un'altra transizione all'italiana, dagli esiti ancora non chiari. Una transizione che ha stavolta la novità assoluta di un nuovo media in grado di influenzare 17,5 milioni di persone, perché tanti sono gli ip attivi, cioè gli utenti che accedono ad internet. E' un media che non appartiene culturalmente agli oligarchi del paese, per i quali Mike Bongiorno ha rappresentato il segno dell'era della comunicazione di massa radiotelevisva.
Si può quindi avere l'illusione di affidare al "mare" una fragile barchetta di carta (virtuale), la cui rotta prescinde da noi stessi, diventando un pezzo di memoria.
Mentre i fronti giudiziari aperti stanno facendo emergere, coperti dalle tette, dai culi e dalle grida televisive sulla vicenda Ruby, i fili nascosti del potere, le trame che hanno determinato, forse, gli ultimi vent'anni della nostra storia, e soprattutto stanno facendo scoprire i nervi del capitalismo all'italiana, il vero patto nord-sud che regge in questo paese, basato in gran parte su uno scambio finanziario tra imprese del nord e mafie. Dove sarebbero controllati dai clan persino percentuali consistenti degli affari in Italia di importanti multinazionali, una delle quali attende con trepidazione la sentenza che nelle prossime settimane, a Marsala, interesserà Giuseppe Grigoli e Matteo Messina Denaro.