Cos’è il caso Evergrande, il caos del gigante dai piedi d’argilla spiegato

par Armando Michel Patacchiola
lunedì 27 settembre 2021

Evergrande è uno dei più grandi costruttori immobiliari e sta soffrendo una crisi di liquidità, rischiando di non poter pagare e ripagare fornitori e clienti. Mentre qualcuno accosta la sua crisi alla Lehman Brothers del 2008, altri ne sottolineano le differenze sostanziali, evidenziando come il problema immobiliare in Cina sia un un vero problema, anche in vista del Congresso del Partito Comunista.

Il Gruppo Evergrande è a rischio collasso a causa di una crisi di liquidità. Il colosso immobiliare e seconda più grande azienda della Cina nonostante si sia classificata nel 2021 come 122esima nella Fortune Global 500 tra i primi gruppi economici del pianeta, è stato recentemente definito il gruppo più indebitato della Cina, ma la questione rischia di non essere una patata bollente soltanto per Pechino. Per render conto del giro di affari di Evergrande basti pensare che è responsabile di più di 1300 progetti immobiliari in 280 città cinesi, e che il suo giro d’affari ammonta a circa il 4 percento delle vendite delle proprietà in Cina. Non poco per un gigante diventato dai piedi d’argilla per via dei suoi debiti. Negli ultimi mesi il prezzo delle sue azioni è sceso più dell’80 percento, passando dagli oltre 14 dollari di Hong Kong, ai due. Secondo alcuni esperti, tra cui Tao Wang, capo economista cinese di UBS difficilmente Evergrande farà «fronte alle sue responsabilità». Il riferimento è ai numerosissimi investitori che hanno investito sul mattone di una delle economia in più forte espansione del pianeta.

Cos’è Evergrande

Fondata nel 1996, Evergrande è uno dei più grandi costruttori di appartamenti, uffici, palazzine, centri commerciali con un giro d’affari di 350 miliardi di dollari, mentre lo scorso anno il gruppo ha registrato vendite per 110 miliardi di dollari. Essa è quotata ad Hong Kong, ma con sede poco più a nord, nella città meridionale cinese di Shenzhen. Evergrande impiega circa 200 mila persone, con un indotto di 3.8 milioni di posti di lavoro. Il gruppo è stato fondato dal miliardario Xu Jiayin, conosciuto anche come Hui Ka Yan in cantonese.

Oltre al mattone, il raggio di interesse di Evergrande è molto variegato e spazia dai veicoli elettrici (Evergrande New Energy Vehicle Group), e nei mesi passati il gruppo aveva reso noto l’obiettivo di diventare il più grande produttore di veicoli elettrici in tre o cinque anni. Evergrande ha interessi anche nello sport, visto che è proprietaria della squadra di calcio del Guangzhou Evergrande, una squadra tra le più blasonate in Cina, allenata dal campione del mondo Fabio Cannavaro, che però ha rescisso in questi giorni il contratto viste le difficoltà economiche e le incertezze del gruppo. I parchi a tema è un altro settore di interesse. Evergrande Fairyland ha il suo principale luogo di interesse con IdeAttack, parco con sede a Kaifeng, una delle capitali storiche della Cina durante la dinastia dei Song. Anche se in cantiere, ed è proprio il caso di dirlo, ci sono molti altri siti rimasti però ancora incompiuti o ancora in fase di progettazione. Evergrande ha interessi diversificati e proprietà anche nel settore alimentare e nelle bevande, tra cui acqua minerale, cliniche private, e molti altri in tutta la Cina, il che ne fa un colosso in molti settori della vita del Paese.

Com’è finita in sofferenza?

Il problema è però che per coprire le sue innumerevoli iniziative, tra le cui figura anche lo stadio più grande del mondo, con 100 mila posti a sedere, che avrà la forma di un fiore di loto e costerà 1.7 miliardi di dollari, la Evergrande ha preso prestiti, guadagnandosi l’infamia di produttore più indebitato, con oltre 300 miliardi di dollari di passività. Una cifra mostruosa che ammonta a circa il due percento del Pil della Cina, e la cosa non migliorerà quest’anno visto che gli interessi dovuti entro la fine di dicembre ammontano attualmente a 669 milioni di dollari. Molte delle difficoltà si sono manifestate nelle ultime settimane, quando il colosso ha avvertito i suoi investitori, ammettendo che avrebbe avuto problemi di cassa, e che sarebbe diventata insolvente se non fosse riuscita a racimolare la liquidità necessaria in breve tempo. A nulla sono valsi gli sforzi di reperire denaro. Si pensi che pur di finanziarsi il gruppo ha venduto appartamenti a prezzi di mercato più bassi rispetto a quelli di mercato. Ma la crisi si è ugualmente manifestata e acuita. La scorsa settimana infatti il gruppo ha avuto difficoltà a piazzare alcuni suoi asset agli acquirenti. E’ stato un problema molto sentito anche tra gli addetti ai lavori, visto che si tratta del principale sistema di finanziamento. Un altro modo in cui Evergrande agisce è quello di far pagare i beni ai loro acquirenti prima che bene acquisito sia effettivamente realizzato. Si calcola che ci siano circa 1.4 milioni di proprietari che stiano attualmente attendendo la consegna delle chiavi di appartamenti ancora da realizzare. Alcune stime hanno parlato di circa 800 progetti residenziali non ancora terminati.

Il 14 settembre Evergrande ha invitato alcuni consulenti finanziari per aiutare a valutare la situazione e rassicurare i mercati. Ma Giovedì 23 settembre la società Chinese Estates, una delle maggiori azioniste del colosso immobiliare ha annunciato la potenziale cessione di tutte le sue quote partecipative a causa del persistere della crisi di liquidità dell’azienda.

Può diventare un problema finanziario globale?

I problemi di liquidità di Evergrande sono già stati evidenziati nel mercato azionario, definito «agitato» dagli addetti ai lavori, e non solo viste le proteste che si sono verificate due settimane fa nelle strade attorno alla sua sede di Shenzhen. Va detto che molti esperti ritengono che la sua crisi non porterà a grandi danni se non ad una eccessiva volatilità dei mercati, anche perché è forte il sentore che alla fine quantomeno gli investitori cinesi saranno salvaguardati.

E’ noto che la compagnia debba denaro a circa 170 banche e oltre 121 compagnie finanziarie. In molti considerano il caso Evergrande uno dei più grandi test che l’intero sistema finanziario cinese si sia mai trovato ad affrontare. Lunedì 20 settembre i mercati finanziari dall’Asia agli Stati Uniti hanno perso significativamente di valore e secondo gli esperti Evergrande è stato uno dei fattori principali della caduta. I due principali banchi di prova sono gli 83.5 milioni che giovedì 23 settembre la multinazionale avrebbe dovuto pagare, e i 47.5 milioni che dovrà pagare entro il 29 settembre. Al contempo Evergrande annuncia di aver “risolto” per via negoziale un pagamento di una cedola da 35.9 milioni di dollari su un bond domestico in yuan. Lo stesso giorno due creditori, sentiti da Bloomberg, hanno dichiarato di non essere stati pagati. Bisogna ricordare che per definire insolventi una obbligazione occorre che passino trenta giorni dalla data in cui il pagamento era programmato. Gli azionisti sono già in allerta da diverso tempo ecco perché il suo indice azionario ha perso così tanto. Fitch e Moody’s hanno già declassato il suo indice azionario, mentre Fitch Ratings ha tagliato le stime 2021 sul Pil della Cina, abbassandolo dall’8.4 percento al 8.1 e specificando proprio che il principale fattore che pesa è la frenata del settore immobiliare. Questo perché come in molti altri paesi, anche i cinesi puntano sul mattone come investimento sicuro per il proprio avvenire, e avere il secondo più grande gruppo in crisi provoca una crisi di fiducia e investimenti in tutta l’economia. Alle autorità locali cinesi è stato chiesto di prepararsi al peggio, anche se sembrano segnali precauzionali più che vere chimere.

Molto probabilmente il governo centrale non interverrà direttamente a coprire il debito di Evergrande anche se sta iniettando nel sistema miliardi di dollari per prevenire il diffondersi della crisi. Le banche europee stanno cercando di rassicurare i propri investitori che la loro esposizione è limitata. Parole rassicuranti sono state diffuse anche dalla Bce. «Stiamo monitorando la crisi del debito di Evergrande» ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde, «ma in Europa e nell’area dell’euro in particolare, l’esposizione diretta sarebbe limitata», ha dichiarato in un’intervista alla Cnbc. Non ci sarebbe pericolo, quindi che si ripeta un caso come quello della Lehman Brothers del 2008, anche perché in prima istanza il debito di Evergrande è circa la metà di quello dell’ex gruppo finanziario americano, e poi Evergrande non è una società finanziaria, ma immobiliare. Questo fa tutta la differenza del mondo in quanto ciò per cui si è indebitata ha ancora un valore, come terreni o parcheggi, che continuano a crescere, non è carta straccia. I suoi beni possono essere rivenduti. Motivo per cui si può ancora trovare una soluzione, tra cui anche quella di spacchettare gli asset, in una sorta di demolizione controllata, e pagare i creditori e gli investitori. Poi, secondo gli esperti, le banche cinesi sono molto ben capitalizzate. Motivo per cui è lecito pensare che nonostante la portata economica non ci sarà quell’effetto domino tanto temuto dai mercati. Inoltre c’è anche chi si aspetti che il governo centrale intervenga semplicemente per il fatto che sia “too big to fail” (troppo grande per fallire), al fine di evitare proprio contagi o increspature al sistema economico e finanziario e bancario. Il nodo cruciale sarà capire se e come Pechino intenderà intervenire, salvando obbligazionisti e azionisti nazionali. L’esperto Jimmy Chang su Cnbc ha pronosticato che infine ci saranno alcune ricche imprese statali che subentreranno. Anche perché se veramente l’economia cinese entrasse in crisi il resto dell’economia globale potrebbe esserne contagiata, e sarebbe un vero problema. Lo dimostra il fatto che molti indici azionari abbiano chiuso in ribasso durante la scorsa settimana. La Cina è comunque intervenuta nel suo mercato immobiliare, che ha un giro d’affari pari a circa il 30 percento del Pil per quanto riguarda l’attività immobiliare in generale, quattro volte dal 2011. Il maggiore timore che ha Pechino è quello di dare un brutto segnale morale, dopo aver varato lo scorso anno la politica delle “tre linee rosse”, linee guida ratificate per migliorare la salute finanziaria del settore immobiliare, che però sono state tutte violate da Evergrande. Il partito comunista vuole infatti evitare che un eventuale intervento sia visto come un liberi tutti che miri la moralità della professione oltre alla stabilità sociale e alla prosperità comune, oltre che del settore. Un’impellenza dato che la Cina ha otto dei dieci promotori immobiliari più indebitati al mondo. Anche in vista del prossimo Congresso del partito comunista di fine 2022, un appuntamento da terzo mandato da segretario generale che Xi Jinping non vuole mancare.


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