Corsi e ricorsi: dall’era del "contantista" a quella delle carte di credito

par roccob
mercoledì 25 febbraio 2009

Sino a dieci – quindici anni fa, esisteva, sia in campo economico finanziario e nel commercio, sia fra i privati, la figura del “contantista”, accezione con cui si era soliti identificare chi aveva a disposizione molto denaro liquido, addirittura con l’abbinamento della rozza immagine d’importanti gruzzoli tenuti materialmente in tasca, sotto forma di spessi fasci di banconote di grosso taglio strette con un elastico.
 
Dinnanzi a tale ben di dio filigranato, non v’era porta per acquisti ed investimenti di qualsivoglia genere che non si dischiudesse invitante, si offriva la possibilità di concludere affari davvero lucrosi. I biglietti di banca, insomma, valevano quasi come l’oro.
 
Poi, ad un certo punto, a cominciare dagli antesignani costumi e mercati U.S.A., apparvero le carte di credito, i bancomat, i voucher e altri strumenti similari, con un’immensa forza di penetrazione, sorretta, invero, da straordinarie campagne pubblicitarie e di concorrenza.
 
E però, attenzione, questi “surrogati”, agli inizi, si limitarono semplicemente a sostituire la carta moneta ufficiale e tradizionale (di regola, le banche emittenti bloccavano, sui conti dei consegnatari, disponibilità pari al massimale spendibile), evitando, fra l’altro, rischi di smarrimento e di rapine, mentre, successivamente, divennero pure, anzi soprattutto, strumenti per acquisti a credito.
 
Da lì, il via ad un’ondata esplosiva di consumi, necessari e futili, ad un’autentica impennata dei livelli di indebitamento dei singoli e delle famiglie, a valanghe d’insolvenze.
 
Morale, dei mezzi innovativi che avrebbero dovuto migliorare la tenuta e la qualità della vita, hanno in molti casi finito col trasformarsi, per via dell’uso improprio e non equilibrato, in dolorosi boomerang.

Per concludere, senza rispolverare e riportare in auge la mitica e ormai sorpassata figura del “contantista”, sembra ora giunto il momento, prima di spendere, di ritornare a misurare la lunghezza dei nostri passi.

Leggi l'articolo completo e i commenti