Coronavirus: pandemia o diritti?

par Andrea Flores
lunedì 16 marzo 2020

Sembra che il primo caso dei Corona virus al mondo risalga a novembre del 2019. In Italia sui media mainstream se ne comincia a parlare nell’ultima decade di febbraio quando nel nord Italia, presso Codogno, si è registrato il primo caso ufficiale di Corona virus. I toni sono da subito allarmistici.

Questo nuovo virus si è sviluppato in Cina presso la città di Wuhan dove ha infettato oltre centomila persone ma ad oggi sembra che, grazie anche a draconiane misure di contenimento, la malattia stia scemando.

Ad oggi, metà marzo, in Italia si contano circa 1450 vittime, circa 5000 nel mondo, e oltre 21.000 contagiati (ANSA) a causa di quella che l’OMS ha recentemente definito una pandemia. I media riportano che il sistema sanitario, specie quello delle regioni più colpite come la Lombardia, rischia il collasso. I toni sono apocalittici.

E le misure governative italiane sono allineate al fragore mediatico.

La fragile alleanza di governo PD M5S ha varato nelle ultime settimane tutta una serie di misure e decreti finalizzati a “contenere” il contagio che si paventa enorme. Tali misure legislative sono senza precedenti in un paese democratico in tempo di pace e stravolgono in profondità la vita e il lavoro della popolazione.

In pratica alla intera cittadinanza si richiede di stare chiusa in casa e uscire soltanto per comprovati motivi di lavoro, salute e sussistenza. Persino le passeggiate solitarie sono disincentivate quando non vietate a livello locale. Alcuni comuni hanno chiuso i parchi

Per muoversi, anche a piedi, i cittadini italiani hanno bisogno, da una settimana a questa parte, di una specie di lasciapassare, una autocertificazione che ne giustifichi il movimento, da mostrare ai controlli di polizia. Dai tempi della guerra civile non si aveva più memoria di una cosa simile nel Bel paese. Ma a fronte di studi ripresi dai media che ipotizzano decine di milioni di morti i cittadini per ora sembrano accettare di buon grado le restrizioni ad alcuni diritti fondamentali in nome della sicurezza.

Peraltro in altri paesi, differenti misurazioni e valutazioni hanno condotto a numeri di casi diversi. In Europa nessun altro stato, sebbene a fronte di cifre di vittime inferiori, ha, sinora, assunto misure rigide come quelle italiane, anche se qualcosa potrebbe cambiare in un prossimo futuro con una imitazione del modello italiano, che poi è un’imotazione del modello cinese dove circa 60 milioni di cinesi di Wuhan e provincia sono stati bloccati e tenuti in quarantena dal regime.

Ma, per tornare in Italia, come sostiene per esempio Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto delle malattie infettive dello Spallanzani di Roma, fino ad oggi le vittime sono persone morte «con» il coronavirus non «per» (ovvero a causa) questo virus. Infatti si deve ritenere che il contagio abbia aggravato la situazione in soggetti gia molto provati da altre patologie.

Del resto una analisi anche superficiale della demografia epidemiologica ci mostra un dato costante e imprescindibile: la stragrande maggioranza delle vittime era in età molto avanzata e/o con altre patologie.

 

Se poi volessimo mettere in prospettiva le cifre potremmo riflettere sul fatto che in Italia muoiono attualmente ogni anno, per qualsivoglia causa, circa 600 mila persone, il che vuol dire circa 1700 morti al giorno. Ad oggi per il Coronavirus, che ha di fatto posto l’Italia in una situazione politica da stato di eccezione, siamo di fronte a meno di 1500 vittime.

Insomma, dopo 3 settimane di crescendo emergenziale mediatico e una settimana di sospensione di diritti costituzionali fondamentali, abbiamo , per fortuna, un numero, in termini assoluti, irrisorio di decessi. 1500 su 55 milioni.

Decessi che peraltro essendosi concentrati nel tempo e nello spazio creano enormi problemi al personale e alle strutture sanitarie; ma non bisognerebbe dimenticarsi dei tagli al settore della sanità pubblica operati nelle ultime decadi di turbo capitalismo neoliberale che sicuramente hanno permesso al Corona virus di fare ancora più danni a un settore già falciato dalle economie della spending review, dal blocco del turn over e quant’altro. E non solo in Italia, ma anche in Francia per esempio, dove invece della gente che canta dal balcone durante la quarantena nazionale, le categorie interessate hanno incisivamente protestato anche in tempi recenti.

 

Anche su scala planetaria l’attuale pandemia Corona virus coi suoi 5000 morti svanisce di fronte ai 50 milioni di morti della influenza Spagnola del 1918 oppure il milione di morti dell’Asiatica del 1957 o l’influenza di Hong Kong del 1968 (https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/approfondimenti/pandemie-influenzali-storia.html ).

In tempi recenti l’OMS ha dichiarato al mondo altre paurose epidemie e pandemie: la Sars nel 2002 con meno di 800 morti in 17 stati e come corollario grande business dei produttori di mascherine. E poi la Suina del 2009/2010 con 575000 vittime stimate ma certamente un sicuro business per il big pharma.

 

Forse non c’è Bill Gates e neppure i produttori di vaccini e medicine dietro il Corona virus. Forse si può essere tacciati di complottismo a voler ipotizzare eltre dinamiche , visto che Wuhan, l’origine di tutto, non è un posto a caso, e finanza e big pharma non sono due perfetti sconosciuti. Per non parlare di ipotesi legate al possibile utilizzo del super laboratorio di Wuhan per la guerra batteriologica https://portalemisteri.altervista.org/blog/coronavirus-scappato-dal-laboratorio-a-wuhan/

Ma resta il fatto che l’OMS rappresenta potentissimi interessi economici dove gli interessi economici vengono anteposti alla salute pubblica quando non veri e propri conflitti di interessi, come nel 2004 quando il governo Berlusconi pago 184 milioni alla Novartis per dei vaccini in gran parte inutilizzati più 3 milioni di euro per avere diritto alla prelazione sull’eventuale produzione di vaccini in caso di pandemia. Ed arrivò, provvidenzialmente, l’influenza H1N1. …

 

E resta il fatto che, come riporta Nicola Borzi sul Fatto Quotidiano “a luglio dell’anno scorso l’Organizzazione mondiale della sanità e la Banca Mondiale hanno presentato il loro rapporto sulla preparazione globale contro le pandemie. Il messaggio dello studio è chiaro: non si tratta di ipotizzare se la pandemia arriverà ma quando arriverà. Secondo il comitato di 15 esperti indipendenti che ha redatto la ricerca, il mondo è impreparato a gestire “la concreta minaccia di una pandemia in rapida diffusione, altamente letale, di un agente patogeno respiratorio che uccida da 50 a 80 milioni di persone e cancelli quasi il 5% dell’economia globale”. 

…..e quando arriva la pandemia arriva anche l’OMS che ci aiuta nelle decisioni apicali, come avviene oggi in Italia con Walter Ricciardi uomo dell’OMS in Italia. 

 

A questo punto, fermo restando il dolore per le vittime e il rispetto per il personale medico e paramedico che compiono uno straordinario lavoro, una domanda non può più essere elusa: come è stato possibile che oltre 50 milioni di italiani si siano lasciati mettere sostanzialmente agli arresti domiciliari per la paura di un eventuale evento futuro? Una minaccia potenzialmente terribile, dipinto univocamente dal mainstream come una pestilenza biblica invisibile, mortale, globale e quant’altro, ma che nella sostanza finora ha causato circa 1500 decessi in tre settimane e quasi tutti in un target molto anziano e/o cronicamente malato. Un virus definito dal CNR a rischio basso.

 

Riflettiamo sul fatto che a fronte dei circa 1500 morti per l’emergenza corona virus ci sono, ogni anno, quasi 20 mila vittime in italia per influenza e sue complicanze.

E’ forse possibile ipotizzare che quest’ultima ennesima emergenza possa essere funzionale ad alcuni precisi interessi e gruppi di potere in primis il potere economico legato al big Pharma, di cui gia si è accennato sopra, e poi naturalmente il potere esecutivo. Una coalizione governativa costituita nel palazzo, non più rappresentativa del paese e tenuta insieme solo dall’attaccamento alla poltrona, che come tutti i governi in difficoltà ha bisogno di un nemico per sviare l’attenzione e le critiche e ritrovare consenso. Ed è ciò che puntualmente accade. Lo sanno bene i presidenti americani, da Theodor Roosevelt in poi che a scatenare una “splendida piccola guerra” c’è solo da guadagnarci. Per loro.

 

Oggi è più facile creare il nemico pubblico per fabbricare l’emergenza e distrarre il popolo e soprattutto condizionarne il comportamento. Oggi basta il potere dei media , che calato nella odierna società della paura (Bauman) compie miracoli comportamentali da fare impallidire Skinner

Ma dovremmo essere in società democratiche, aperte (Popper), rispettose dei diritti, specie di quelli fondamentali che dovrebbero essere sempre tutelati, sempre e comunque. Senza eccezioni.

Perche il novecento ci ha insegnato dove portano certe eccezioni e certe legislazioni. Per esempio quelle per migliorare, anche e soprattutto dal punto di vista medico biologico,tutta una popolazione, basti pensare ai medici nazisti.

E noi, per tornare ad oggi, non sappiamo come evolverà il virus, nessuno lo sa ma sappiamo che solo in Italia e in Cina, ad oggi, sono state limitate in modo così drastico le libertà fondamentali . In Inghilterra per esempio si è scelta una strada opposta a quella sino-italiana.

Quindi, ci resta aperta e attuale la domanda: come è possibile che una nazione, nel XXI secolo baratti la propria libertà per una chimerica sicurezza? Che, poi, nel caso dei virus è quanto mai aleatoria e spesso non definitiva, a fronte di una sicura perdita di libertà, seppure pro tempore, ma poi si sa che i governi tendono a mantenere il potere che si sono conquistati.

L’uomo si associa ad altri per paura, parola di Thomas Hobbes. Ma credevamo che l’Illuminismo, le rivoluzioni moderne e due guerre mondiali ci avessero fatto progredire dalla condizione ferina di lupo tra i lupi, che vive nella paura perpetua. Sembra invece che non abbiamo fatto molta strada dalla spelonca hobbesiana.

 


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