Coronavirus: è guerra anche alla libertà e alla privacy?

par Andrea Flores
sabato 28 marzo 2020

Di fronte allo stato di emergenza nel quale ci troviamo non c’è diritto costituzionale che tenga...perchè questi sono momenti nei quali il diritto non è in grado di giocare alcun ruolo” Queste le gravi parole del giurista Ugo Mattei, recentemente intervistato da Claudio Messora https://www.youtube.com/watch?time_continue=310&v=AJUkkgvlz4o&feature=emb_logo a proposito della quarantena forzata dovuta alle misure prese dal governo contro la pandemia Corona virus. Una cosa mai vista prima in tempo di pace.

Alla fine della quarta settimana di marzo, gli italiani si trovano da circa tre settimane chiusi in casa.

Si impone la domanda oggi più attuale e bruciante: quale è la compatibilità di provvedimenti caratteristici di uno «Stato forte» con i princìpi di libertà e trasparenza ritenuti irrinunciabili dalle democrazie occidentali?

Questo “stato di emergenza”, che tra l’altro da un punto di vista costituzionale in Italia non è esplicitamente previsto (se non nella forma del “decreto”) si è manifestato dapprima sotto forma di “emergenza sanitaria”, allorquando il 30 gennaio l’OMS lo ha dichiarato tale a livello mondiale.

In seguito a ciò il CDM italiano ha deliberato” senza alcun clamore mediatico la “Dichiarazione dello stato di emergenza nazionale in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”.

https://www.altalex.com/documents/news/2020/02/03/coronavirus-italia-stato-emergenza

E ci teniamo a sottolineare il silenzio mediatico https://www.open.online/2020/03/25/coronavirus-la-fantomatica-delibera-dello-stato-di-emergenza-del-31-gennaio-2020/ che è seguito a un provvedimento tale da stravolgere la vita di un paese di oltre 50 milioni di abitanti.

 

In sostanza, sulla base di un atto deliberato da un ente sovranazionale (OMS) e ispirato da motivazioni sanitarie ( il diffondersi del Coronavirus), sono stati adottati, tra gli altri, provvedimenti gravemente lesivi delle libertà personali, e di natura squisitamente politica.

Una “emergenza sanitaria”globale viene utilizzata per instaurare lo stato di emergenza in un intera nazione.

La decretazione d’urgenza dell’esecutivo e/o addirittura i provvedimenti del suo capo (DPCM) prendono il posto di un parlamento quasi del tutto inesistente.

Polizia ed esercito sono massivamente in strada per controllare che le misure estreme vengano rispettate, il numero dei controlli (oltre due milioni e mezzo in un mese) https://www.interno.gov.it/it/notizie/coronavirus-salgono-oltre-2-milioni-e-600mila-persone-controllate-piu-200-mila-nella-giornata-ieri e delle persone denunciate (oltre cento mila) è enorme https://www.lastampa.it/cronaca/2020/03/26/news/coronavirus-per-i-centomila-denunciati-il-reato-cambia-pagheranno-200-euro-al-posto-della-denuncia-1.38640507

 

Si impone la domanda oggi più attuale e bruciante: quale è la compatibilità di provvedimenti caratteristici di uno «Stato forte» con i princìpi di libertà e trasparenza ritenuti irrinunciabili dalle democrazie occidentali?

 

Secondo l’avvocato Giuseppe Palma l’esecutivo non avrebbe avuto il diritto di limitare alcune libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, https://www.youtube.com/watch?v=EqU4k8bBXpc così come invece è accaduto in occasione della bulimica decretazione (d’urgenza) relativa alla “pandemia” Coronavirus e per di più con un provvedimento ( il DPCM, che si colloca su un piano secondario nella scala gerarchica delle fonti del diritto italiano.

Secondo la Costituzione infatti (art 13) le limitazioni allle libertà personali possono essere imposte solo con una legge ordinaria, cosa che il DPCM non è, come sostenuto anche da altri giuristi https://jacobinitalia.it/lemergenza-per-decreto/

 

I principali giornali italiani invece, riguardo ai diritti personali e alla privacy hanno un atteggiamento più rilassato o” pragmatico”, come direbbero loro.

Sul Corriere della sera di mercoledì 25 marzo, in prima pagina campeggia l’intervista a Vittorio Colao, https://www.hidemyass-freeproxy.com/proxy/en-us/aHR0cHM6Ly93d3cuY29ycmllcmUuaXQvZWNvbm9taWEvY29uc3VtaS8yMF9tYXJ6b18yNS9jb3JvbmF2aXJ1cy1ub3N0cmktZGF0aS1zb2xvLXNhbHZhcmNpLXBvaS11c2NpcmUtY3Jpc2ktODIyM2FlY2EtNmUwOS0xMWVhLTliODgtMjdiOTRmNTI2OGZlLnNodG1s ex top manager di Vodafone, società già condannata dall’antitrust https://www.consumatori.it/comunicati-stampa/antitrust-sanzioni-tim-vodafone-wind-tre/ e responsabile di irregolarità in materia di protezione dei dati degli utenti https://www.deeperformance.it/le-sanzioni-prima-del-gdpr-cosa-e-successo-a-vodafone-3/ .

Colao sostiene che non c’è problema nel ricorrere alla tecnologia per fronteggiare il virus, legittimando oggi strumenti di sorveglianza sociale che potrebbero domani diventare permanenti e che “oggi in Italia abbiamo sistemi di garanzia parlamentari e regolamentari che tutelano le liber individuali e la privacy”. Detto da lui ci resta qualche perplessità.

Da notare che queste affermazioni traggono spunto da una intervista del Financial Times al grande storico Yuval Harari - autore di bestseller globali e seriamente preoccupato per la gestione “cinese” della pandemia dove la vittoria del regime è stata pagata con l’ennesimo giro di vite sui diritti della popolazione https://www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2020/03/03/news/verde_giallo_o_rosso_il_codice_sull_app_che_in_cina_decide_la_liberta_dei_cittadini-250107693/

 

E non solo in Cina. La torsione dei diritti umani fondamentali sta avvenendo in tutto il mondo, Anche quello cosiddetto democratico. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/17/coronavirus-cina-israele-e-corea-del-sud-usano-la-tecnologia-per-frenare-il-contagio-tra-sicurezza-e-accuse-di-violazione-della-privacy/5739436/

E , per tornare in Italia, permettere a un esecutivo che fa a meno del parlamento e che schiera l’esercito in strada, di saldarsi con quello che l’analisi più avanzata ha definito il “capitalismo della sorveglianzahttp://effimera.org/capitalismo-sorveglianza-geraldine-delacroix/ , anche se coi più nobili motivi, è un’altra cosa che ci lascia perplessi, per non dire attoniti. Il modello cinese, seppure vincente, non ci sembra che valga il prezzo da pagare.

 

Non dimentichiamoci che, in Italia, la legge sulle intercettazioni recentemente approvata https://www.altalex.com/documents/news/2020/02/28/trojan-di-stato-novita-intercettazioni permette già, seppure sotto il controllo del potere giudiziario, l’uso di sofisticatissima tecnologia per spiare i telefoni cellulari di chi verrà fatto oggetto di indagine. E’ un inizio.

Come dire che in alto (lo stato), oggi può sapere tutto di chi sta in basso (la popolazione). E ciò, tra l’altro, dovrebbe aprire gravi interrogativi sulla privacy.

 

Al contempo, dopo settimane e settimane in cui la popolazione è stata vittima di una campagna mediatica allarmistica e parossistica e in cui non si è parlato d’altro che di paura, pandemia dai possibili esiti catastrofici, necessità dello stato di emergenza e, soprattutto, sovraesposizione mediatica di bare, feretri e numeri di ogni tipo, si “scopre”, come riporta il Corsera del 27 marzo https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_marzo_27/coronavirus-lombardia-paolo-grossi-analisi-malati-emersi-numero-tamponi-ecco-che-cosa-influenza-curva-391c695e-6fa5-11ea-b81d-2856ba22fce7.shtml , che” la popolazione deve capire che i risultati di un singolo giorno non sono significativi» e che “ la capacità di elaborare risultati dei laboratori può variare da un giorno all’altro. Nello stesso tempo ci possono essere più malati a domicilio che all’improvviso si aggravano e vengono ricoverati e, dunque, tamponati in ospedale. Oppure di pazienti sintomatici sottoposti all’esame nelle proprie case “.

Quindi dopo averci sepolti sotto una valanga di numeri di regioni, città, nazioni e quant’altro, il mainstream ci dice che quelle cifre non sono poi cosi precise e indicative.

Eppure e su questi numeri e le previsioni degli esperti che si basa il panico del Corona virus e la sospensione dei diritti costituzionali posta in essere dall’esecutivo.

Come dire: in basso si sa quello che il governo e l’apparato mediatico vogliono che si sappia tramite il controllo massivo dell’informazione di tv e giornali e anche, per quanto possibile del web, dove ogni dissenso anche minimo viene represso, come testimonia la denuncia al sito Byoblu https://www.byoblu.com/2020/03/25/il-patto-trasversale-per-la-scienza-di-burioni-chiede-alla-procura-loscuramento-di-byoblu-byoblu24/ con tanto di richiesta di oscuramento!! Ma non è un caso isolato, vedi la dottoressa Gismondo https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/21502418/maria_rita_gismondo_diffidata_pts_coronavirus_come_influenza_amareggiata_attaccano_solo_me.html .

 

Quindi, con la scusa dell’emergenza torna la minaccia di censura e si palesa una asimmetria informativa assolutamente incompatibile coi requisiti minimi di una qualsiasi democrazia.

Leggi che permettono i trojan di stato e una invasione della privacy totale e, contemporaneamente, uno stato che basa le misure eccezionali sul pensiero unico mediatico e che non tollera la minima deviazione dalla linea dettata dall’esecutivo, ebbene, tutto ciò non ha nulla di democratico.

Quando si schiera l’esercito per la strada e contemporaneamente si minacciano i dissidenti con censura e misure penali, dovrebbe essere evidente a tutti che non siamo più in un sistema democratico. Stiamo scivolando, in modo più o meno soft, verso qualcos’altro. Qualcosa che, peraltro, fa parte della nostra recente storia nazionale e che quindi potrebbe riproporsi. https://www.anpi.it/articoli/1251/la-leggenda-del-fascismo-mite seppure sotto altre spoglie.

 

C’è il concreto rischio che, per evitare la “grande pandemia” ci si ritrovi stretti tra le maglie di un regime sempre più autoritario. E può darsi che sia un rischio molto maggiore del Corona virus.

Il nostro attuale panico è forse così forte da impedirci di aprire gli occhi e rendercene conto?

FOTO: MiroslavaChrienova/Pixabay


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