Coppie gay e matrimonio: una questione di civiltà

par clemente sparaco
giovedì 17 gennaio 2013

In merito ad una sentenza della Corte di Cassazione che affida un bambino ad una madre convivente con un’altra donna.

La sentenza 601 (depositata l’11 gennaio) della Prima sezione civile della corte di Cassazione, convalidando una precedente sentenza della Corte di Appello di Brescia, ha affidato (in modo esclusivo!) un bambino alle cure di una madre convivente con un’altra donna togliendolo al padre. Quest’ultimo aveva fatto ricorso in ragione delle "ripercussioni negative sul bambino" e la sua difesa aveva citato l'articolo 29 della Costituzione sui "diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". La Suprema corte lo ha respinto motivando che "non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale". In questo modo, annota ancora la Prima sezione civile, "si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino, che comunque correttamente la Corte d'appello ha preteso fosse specificamente argomentata".

La decisione difende, quindi, i diritti delle coppie omosessuali e l'Arcigay esulta parlando di sentenza storica. "Quello di oggi è un pronunciamento istituzionale storico che da un assist formidabile alla futura maggioranza per legiferare finalmente per il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la piena uguaglianza delle famiglie", dice il presidente Flavio Romani.

Ma la sentenza è per lo meno ambigua e discutibile. Stabilisce, infatti, che la donna è libera di agire come crede e che i suoi diritti individuali sono intangibili e costringe il bambino a essere oggetto di una sperimentazione, quella di crescere con due donne conviventi, di cui una con figura paterna in sostituzione del padre naturale. Né la suprema Corte valuta che la Costituzione indica la famiglia come "società naturale".

"Per esperienza comune di ogni essere umano - scrive Avvenirela nascita di un bambino scaturisce dall'unione tra un uomo e una donna, comporta la cura e l'allevamento da parte dei genitori". E aggiunge: "Il punto più sconvolgente della pronuncia, quando considera il bambino come soggetto manipolabile, attraverso sperimentazioni che sono fuori dalla realtà naturale, biologica e psichica, umana e che non si sa bene quanto dovrebbe durare".

Si può minimizzare la differenza sessuale, come fa la teoria del genere per la quale essa è frutto di cultura, e parlare in alternativa di orientamento sessuale liberamente ed individualmente adottato da ognuno, ma la complementarietà sessuale resta quale sorgente di vita. La verità elementare è che ogni persona proviene da una coppia formata da un uomo e da una donna. L’uomo non si fa da solo. L’uomo è sempre figlio di una relazione eterosessuale, anche se questa è sfigurata fino ad essere resa impersonale, violenta, distratta, disarmonica etc.. E quella che trova l’uomo al suo ingresso nel mondo non è un concetto astratto o un’ideologia, ma una comunità reale ed elementare, fatta di persone e di relazioni significative. 

La famiglia ha il ruolo insostituibile di diffondere la vita, di custodirla e preservarla. Le relazioni che si intrecciano all’interno di essa risultano altamente significative nella vita di un uomo. Lo segnano per sempre nel bene come nel male. I genitori danno ai loro figli non degli insegnamenti astratti, ma forniscono dei modelli, in misura di ciò che sono individualmente e dell’armonia di coppia che hanno saputo costruire nel tempo. L’identità fisica e personale si forma all’interno di questo piccolo laboratorio di umanità. Nel bambino che nasce c’è fisicamente la compresenza dei genitori e di ciò che sono i genitori, a loro volta portatori di un’ereditarietà fisica che richiama altre relazioni essenziali. Nel bambino che cresce c’è poi l’attuazione di un progetto educativo che un uomo ed una donna costruiscono assieme, una scommessa sul futuro, un atto di fede puro.

Nella formazione dell’identità fisica e personale la sessualità gioca un ruolo primario. Essa non è, a sua volta, qualcosa che si ha in proprio, ma è naturalmente vocata alla complementarietà. La sessualità vive all'interno della relazione fra le persone, all'interno di un profondo bisogno comunicativo, che è totale, coinvolgente. Conferisce un carattere proprio alla sensibilità, agli interessi, alle percezioni. Indica più in profondità la modalità di essere relazionale della persona. Da essa dipende non solo, infatti, la relazione con un tu particolare, ma qualsiasi tipo di relazione in cui venga messa in moto l’affettività. In tal caso, rivela una struttura dirompente nei confronti di ogni filosofia dell'identità del soggetto e della sua autosufficienza: “L’Eros – ha scritto E. Lévinas - non può essere interpretato come una sovrastruttura che ha l’individuo per base e per soggetto. Il soggetto nella voluttà scopre di essere il sé (ciò che non significa l’oggetto o il tema) di un altro e non soltanto il sé di se stesso.

Detto questo, si capisce che la vera posta in gioco nella questione dell’affidamento del bimbo ad una coppia gay, escludendo il padre, è di natura morale. Tocca il nostro modo di pensare e di essere uomini. E questo in senso profondo, dirimente, che va al di là di ogni differenza di sesso o di ideologia, perché l’amore realizza la forma di comunicazione più profonda, che supera la distanza che ci divide dall'altro e, nello stesso tempo, dilata il nostro io al di là del proprio mondo chiuso.

Si prospetta alla luce sinistra di questa sentenza un mondo che non sa più riconoscere l'amore, che non ascolta o, peggio ancora, soffoca il bisogno di chi non ha voce con le sue logiche contorte, con i suoi disperati egoismi, con la sua inquietudine priva di direzione. La famiglia eterosessuale è un pilastro su cui si regge la nostra civiltà. L’amore di coppia fonda la cellula base della società. Tolto esso, c’è solo l’individualismo egoista e nichilista, chiuso nel circolo autoreferenziale di un piacere senza amore. C’è la promozione del proprio io, intesa in termini di autonomia assoluta. C’è la violenza dell’ideologia che ancora una volta fa le sue sperimentazioni sulla pelle dei più deboli.

 

Leggi l'articolo completo e i commenti