Contador squalificato: l’ergastolo a un ladro di polli

par Davide Falcioni
lunedì 6 febbraio 2012

Ricostruiamo la vicenda del campione spagnolo, sospeso per due anni senza che nessuno sia riuscito a provare l'uso di doping


Facile come andare in bicicletta. Si diceva una volta e si dice ancora. Cosa c'è di più semplice di una macchina mossa dai muscoli dell'uomo? Due ruote, una catena, i pedali, un telaio che tiene insieme tutti questi pezzi. Ed è fatta. Puoi viaggiare, andare a lavoro, fare una passeggiata, goderti la vita.

Se però la bicicletta diventa il tuo lavoro, se decidi di fare il corridore, allora le cose cambiano drasticamente. Ci sono pochi mestieri altrettanto complicati, e non per uno strano groviglio di "regole del gioco", ma semplicemente perché le norme da rispettare sono quanto di più confuso ci sia al mondo. Le norme in questione sono in materia di doping. Dovrebbero essere uguali per tutti gli sport, ma solo in parte lo sono: il risultato è che nel ciclismo i controlli antidoping si fanno sul serio e, di conseguenza, è molto più facile scovare atleti fuori dai limiti. Poi, però, succede anche altro: succede che pesi e misure sono del tutto sballati e così si può finire all'inferno in un batter d'occhio e per colpe assolutamente veniali oppure indimostrate. Come se a un presunto ladro di galline dessero l'ergastolo.

Ebbene, è di oggi la notizia della squalifica di Alberto Contador, uomo simbolo di quest'epoca ciclistica, vincitore di quasi tutte le ultime più importanti gare a tappe a cui ha partecipato: Giri d'Italia, Tour de France, Vuelta di Spagna. 

Questa storia ha inizio al Tour 2010. E' il 21 luglio. Alla "grande Boucle" è il secondo giorno di riposo, l'indomani si arriverà in cima al Tourmalet, sui Pirenei. Alberto Contador è in maglia gialla. José Luis López Cerrón, ex ciclista ma soprattutto amico di Alberto, si reca ad Irún per comprare una bistecca da portare nell'hotel di Pau, dove i corridori della squadra del campione spagnolo alloggiano. Quattro giorni dopo Contador arriverà a Parigi in maglia gialla. Il 24 agosto dello stesso anno Alberto riceve una notifica dall'UCI: si tratta di una positività al clenbuterolo. La dose riscontrata è di 50 picogrammi per millilitro, una quantità infinitamente piccola e irrilevante ai fini della prestazione. Una quantità, addirittura 400 volte inferiore a quella necessaria perché la Wada (agenzia mondiale antidoping) sia tenuta a segnalare l’anomalia all’Uci (Unione Ciclistica Internazionale).

E cosa è il clenbuterolo? Si tratta di un broncodilatatore utilizzato prevalentemente per curare l’asma. Insomma, di un facilitatore della respirazione che, tuttavia, deve essere assunto in quantità molto elevata perché abbia effetti positivi sulla prestazione. Ma il Clenbuterolo è anche una sostanza che viene utilizzata in allevamento per far crescere prima il bestiame e non è improbabile che ne rimangano tracce negli alimenti.

A settembre del 2010 il giornalista tedesco Hans Joachim Seppelt, chiede al Presidente dell'UCI (il governo mondiale del ciclismo), Pat McQuaid, se la notizia della positività al Tour de Frane di Alberto Contador abbia dei riscontri. McQuaid nega che ci sia alcun procedimento in corso contro il campione spagnolo. Come spiegato sopra, infatti, la quantità è 400 volte più bassa del limite minimo.

Eppure le cose cambiano. Passano pochi giorni quando viene rivelato che Contador è stato trovato positivo ad un test antidoping in luglio. Alberto si difende dando la colpa ad un'intossicazione alimentare, in quanto a suo dire la carne mangiata a Pau (quella comprata da José Luis López Cerrón ad Irún) a suo dire sarebbe stata trattata con del clenbuterolo.

Di fatto si apre una procedura nei confronti di Contador. Da una parte ci sono le massime autorità mondiali del ciclismo, che lo accusano di aver fatto uso di doping. Dall'altra la federazione spagnola e, sorprendentemente, il governo iberico e lo stesso Zapatero che prendono le difese dell'atleta, il quale viene dapprima assolto (dalla federazione di appartenenz) poi, quest'oggi, condannato in appello a una pena di due anni di squalifica, nonostante la sentenza del Tas dichiarasse: "Il doping non è provato, ma la presenza di anabolizzanti è già di per se stessa sufficiente per squalificare Contador”. 

Insomma, lo spagnolo ha subìto una squalifica senza che nessuno avesse potuto dimostrane le colpe "al di là di ogni ragionevole dubbio". Inoltre la quantità di clenbuterolo riscontrata negli esami è talmente bassa che non avrebbe potuto in alcun modo modificare positivamente le prestazioni dell'atleta. Eppure la pena è stata quella massima: due anni, oltre due milioni di euro di multa e la cancellazione di tutti i risultati ottenuti dal 2010 a oggi. Cioè un Tour de France e un Giro d'Italia, oltre a un'infinità di altre gare. Contador avrebbe dovuto dimostrare di aver assunto carne contaminata, ma come è comprensibile è impossibile analizzare una bistecca che, nel frattempo, è stata mangiata da quasi due anni...

"L'atleta - dichiara ad AgoraVox Gilles Simon, capo redattore de L'Equipe - avrebbe dovuto dimostrare la sua innocenza. Non c'è riuscito. Ma dall'altra parte l'accusa non è stata in grado di dimostrare l'assunzione volontaria di doping". Insomma, nessuno è riuscito a dimostrare nulla, ma la squalifica è arrivata lo stesso.

E sempre a proposito del caso Contador Enzo Vicennati, capo redattore della principale rivista italianiana del settore Bicisport, ha commentato sempre ad AgoraVox: "C'è un senso nel fermare così l'atleta più forte del mondo, positivo per la quantità infinitesimale di un prodotto scarsamente incisivo sulla prestazione? Il presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco ha parlato di un atto di giustizia: non stona tanta intransigenza nei confronti del ciclismo nel momento in cui il torbido che avvolge i campionati di calcio fa pensare che la giustizia sportiva dovrebbe concentrarsi altrove? Per quanto mi riguarda, Contador è e resta un campione. L'ho appena visto all'opera al Tour de San Luis in Argentina. L'ho visto vincere. L'ho visto turbato per la decisione in arrivo. La sensazione è che si sia giocata sulla sua pelle una partita in difesa dell'antidoping. Allo stesso modo in cui fu condannato Franco Pellizotti (altro ciclista professionista, ndr), nonostante le anomalie segnalate dal suo passaporto biologico mettessero fortemente in dubbio lo stesso strumento di indagine, l'assoluzione dello spagnolo avrebbe esposto i massimi organi della giustizia sportiva a un pericoloso fallimento. Una squalifica sarebbe stata comunque accettabile, ma alla luce dei fatti, di portata inferiore".

E' bene sapere che nello sport le leggi non sono uguali per tutti. Di solito i ciclisti non godono di "occhi di riguardo", mentre i calciatori sì. Il quotidiano sportivo spagnolo Marca, infatti, ha rivelato come agli ultimi campionati del mondo di calcio under 17 in Messico ben 99 giovani atleti siano stati trovati positivi al clenbuterolo. In quel caso la stessa Wada che ha accusato Contador di doping ha affermato che l'assunzione della sostanza ai mondiali di calcio sarebbe stata colpa di carne contaminata. Il caso è stato chiuso in poche settimane: evidentemente in quell'occasione i calciatori hanno potuto dimostrare la loro innocenza e l'assunzione involontaria di clenbuterolo. Come hanno fatto?

E, riguardo Contador: la massima condanna di due anni andrebbe applicata solo al di là di ogni ragionevole dubbio, come avviene nella giustizia ordinaria. Nel caso del ciclista spagnolo, tuttavia, nulla è stato dimostrato. Si sa solo che la quantità di clenbuterolo riscontrato è talmente bassa che non avrebbe potuto influire sulla prestazione. Come dare l'ergastolo a un povero ladro di polli...


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