Consultazioni | Vincere ma non convincere

par SerFiss
venerdì 13 aprile 2018

Il primo giro di consultazioni si è concluso, com'era facile e logico prevedere, con un nulla di fatto. Rispetto ad altri periodi post elettorali però quello che stiamo vivendo ha visto, nei giorni immediatamente successivi al termine del lavoro di Mattarella, un fermento di dichiarazioni, posizioni ed interviste inusuali per le lungaggini della politica italiana.

Riassumendo: Giorgia Meloni invita i partner della coalizione a presentarsi insieme alla prossima consultazione del capo dello Stato. Proposta immediatamente approvata da Matteo Salvini e, dopo qualche tentennamento, anche da Silvio Berlusconi. Luigi Di Maio lascia aperta la porta alla Lega (ma chiude ad un'ipotesi di governo con Forza Italia) e contemporaneamente chiede al PD di "sotterrare l'ascia di guerra".

Di Maio ostenta la calma dei forti, forte del risultato elettorale, ma l'ambiguità della contemporanea apertura di due fronti di dialogo diametralmente opposti fra loro dimostra l'urgenza del Movimento di trovare una quadratura che i più ritenevano molto difficile anche prima del voto. Il M5S sa benissimo che gli occhi del paese sono puntati su di loro, e sa anche che un eventuale insuccesso nella formazione del governo potrebbe pesare negativamente sul nuovo elettorato.

Salvini ha come obiettivo l'elettorato di Forza Italia; per questo motivo difficilmente abbandonerà Silvio Berlusconi per formare autonomamente un governo con i 5Stelle, cosa che inoltre lo porrebbe in forte miroranza rispetto al partner governativo, ed è difficile immaginare che il leader della Lega possa gradire il ruolo.

Fra i due litiganti il PD certamente non gode. Anzi, se possibile sembra, attraverso le dichiarazioni contrastanti fra loro dei vari cordinatori delle diverse anime del partito (si parla quindi di qualche centinaio di persone), che vi sia più confusione e smarrimento che il 5 marzo. Si prefigura per il 21 aprile un'Assembea Nazionale rovente e, nonostante le dichiarazioni di "pacem in terris" di alcuni importanti esponenti, c'è da augurarsi che ci si limiti agli stracci, senza arrivare alle bombe a mano.

Questo grazie ad una legge elettorale raffazzonata e sbrigativa che, e si sapeva già prima del voto, difficilmente avrebbe potuto esprimere chiaramente un governo per il paese. La politica avrebbe dovuto sopperire alla frammentazione dell'elettorato italiano con una legge maggioritaria, ma tutti i tentativi sono andati a vuoto, decidendo di affidarsi alla "vox populi". La storia dimostra ampiamente che questa voce spesso si sbaglia, ad iniziare da Barabba.

Tutti noi sappiamo quanto sia importante, in questo difficile momento storico, prendere decisioni. Per l'Italia, per l'Europa, per la politica estera, per il lavoro, per il walfare.Tutti, proprio tutti? Forse la classe politica, tutta, non lo sa. O fa sciaguratamente finta di non saperlo.


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