Consip: siamo alla vigilia di un avviso di garanzia per Matteo Renzi?

par Aldo Giannuli
sabato 4 marzo 2017

Con l’arresto di Romeo lo scandalo Consip è ad una svolta decisiva. Non sappiamo, se non per indiscrezioni giornalistiche, cosa abbiano in mano i magistrati ed il garantismo vale sempre, anche se l’indiziato si chiama Tiziano Renzi, per cui vedremo quando le cose saranno più chiare. Ma c’è una frase dell’ordinanza cautelare che lascia cadere di sfuggita queste parole: “livello politico più alto”. Di che livello politico si parla?

Qui è già convolto un ministro, e allora? Insomma, non prendiamoci in giro e prendiamo il toro per le corna: sta arrivando un avviso di garanzia (o peggio) a Renzi figlio?

Come lo stesso Renzi ha ricordato, all’indomani della sua sconfitta referendaria, non essendo parlamentare, non gode di immunità per l’arresto e nulla fa pensare, almeno per ora, ad una misura così grave, ma anche un semplice avviso di garanzia, nel pieno del congresso del Pd ed alla vigilia di elezioni politiche (che arriveranno al più tardi fra 10 mesi) avrebbe effetti devastanti per Renzi, per il Pd e per l’intero sistema.

Certo: sappiamo che le colpe dei padri non ricadono sui figli e non c’è motivo per venir meno a questa regola di civiltà, ma qui ci sono molti punti scabrosi da chiarire.

Tiziano Renzi smentisce di aver richiesto o ricevuto danaro e va bene: vedremo che prove ci sono, ma resta un fatto che non pare smentito, cioè che lui abbia incontrato (sembra per una cena segreta ed in una taverna) l’imprenditore Romeo. Ed allora sorge una domanda: a che titolo lo ha incontrato, visto che non pare abbia alcun incarico istituzionale?

L’uomo è molto attivo, come segnalano i numerosi procedimenti penali che lo hanno visto coinvolto anche se il più delle volte archiviato da Genova ad Arezzo, ma in che veste dispiega questo attivismo? Ha speso il nome del figlio? E il Presidente del Consiglio non ne sapeva nulla? Come si fa a crederlo? Anche sia che il padre che Lotti non gliene abbiano detto nulla, per non coinvolgerlo (il che, però, fa pensare che fossero coscienti dell’inconfessabilità dell’azione) possibile che i servizi di informazione e sicurezza non lo abbiano messo sull’avviso? Poi, quando uno ha un padre così vivace ed arzillo, magari cerca di tenerlo d’occhio, o no?

Come se non bastasse, ci si aggiunge l’intervento di Michele Emiliano, governatore della Puglia e candidato alla segreteria del Pd, che dice che ricevette un sms che lo invitava a ricevere l’imprenditore Russo, ed ovviamente, da magistrato e da cittadino, ritiene suo dovere rendere testimonianza davanti all’Ag che procede. Alcuni nel Pd osservano che questo lo mette in condizione di conflitto di interessi fra il suo essere testimone (ma sarebbe più giusto dire, persona informata dei fatti) ed il suo essere rivale di Renzi nella competizione per la segreteria.

Conflitto di interessi? E perché mai? Rendere testimonianza non è un interesse ma un dovere, e sostenere il contrario significa dire che un cittadino nelle condizioni di Emiliano, dovrebbe sottrarsi ad un dovere di legge per poter concorrere alle elezioni interne ad un partito. Nel Pd hanno convinzioni giuridiche molto particolari.

Più insidiosamente, il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, rilascia una intervista alla Repubblica, per ricordare che Emiliano dovrebbe decidersi se essere iscritto ad un partito e dimettersi da magistrato o se rientrare in Magistratura, ma rinunciando alla corsa alla segreteria Pd. Nel merito, la Ferranti non ha torto, perché la legge proibisce ad un magistrato di iscriversi ad un partito senza eccezioni, deroghe o periodi interinali. Sin qui va bene, però, considerato che Emiliano è stato per 4 anni segretario regionale del partito in Puglia (e quindi iscritto) senza che nel Pd questo sollevasse alcun dubbio, la cosa suona strana ora, alla vigilia della sua deposizione. Suona un po’ come il preavviso di un’azione disciplinare in Csm e come un forte segnale di nervosismo nelle alte sfere renziane.

Personalmente consiglierei a Michele (che conosco dai tempi dell’Università, haimè 37-8 anni fa) di dimettersi prima dalla magistratura, spezzando il giocattolo nelle mani dei suoi avversari: evitando così una procedura che lo danneggerebbe mediaticamente. Ma la cosa suona strana.

In primo luogo, Emiliano riceve la sollecitazione a ricevere un imprenditore, da un suo collega di partito, ma non ha trovato un minuto di tempo per riceverlo. Certo, l’attività di governatore è molto assorbente, ma un esterno potrebbe anche avere l’impressione che Emiliano abbia intenzionalmente evitato di riceverlo. Perché?

Poi, in secondo luogo: personalmente ricevo 15-20 sms al giorno (non so voi che mi leggete) ed immagino che il governatore di una regione ne riceva molti di più o, comunque non meno. Ovviamente, non è possibile conservarli tutti, invece Emiliano conserva quegli sms.

Conoscendo Michele, come ho detto, so che non è uomo che faccia qualcosa senza pensarci su, così casualmente ed allora, perché ha conservato quegli sms?

Mettendo in relazione le due cose (gli sms conservati e la mancata visita) sorge un sospetto: che la vicenda Consip fosse già molto chiacchierata all’interno del Pd, al punto che Emiliano pensò di non ricevere un personaggio che riteneva compromettente e conservò gli sms cautelativamente. Poi, tanto per non lasciare dubbi, risponde a chi gli chiede se non sia preoccupato della sua doppia veste di testimone e di candidato alla segreteria, che “altri candidati hanno da preoccuparsi”. E non credo parlasse di Orlando.

Credo che sia un caso che ci darà ancora molte sorprese: già un po’ più di un anno fa scrissi che se un avviso di garanzia fosse arrivato a Lotti o Carrai, il siluro sarebbe arrivato in sala macchine e mi pare che…

Aldo Giannuli


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