Consigli ai giovani per salvarsi la pensione

par Libero Mercato
sabato 19 giugno 2010

Non c’è bisogno di scomodare storici ed economisti di fama mondiale per analizzare la precaria situazione pensionistica che riguarderà molti giovani ed i nati dopo gli anni 60, coloro che prima del 1/1/1996 hanno meno di 18 anni di lavoro alle spalle e calcolano la previdenza con il sistema contributivo.

La più fortunata resta la generazione che ha maturato la pensione con il vecchio regime retributivo, che potrà così usufruire di coefficienti di trasformazione più elevati.

Per tutti gli altri è ora di correre ai ripari ed affiancare alla pensione pubblica una seconda rendita previdenziale, necessaria per garantirsi un minimo di benessere durante la vecchiaia.

Dopo il 2015 chi andrà in pensione subirà un doppio effetto negativo: con l’aumento della vita dovrà lavorare di più e crescerà l’età per la pensione, mentre gli assegni dell’Inps saranno molto più bassi di quelli attuali, con la possibilità nel 2040 di arrivare a meno della metà per i lavoratori dipendenti ed addirittura ad 1/3 per gli autonomi.

Le soluzioni per fronteggiare il rischio sono due.
La prima è l’acquisto di un immobile da locare, facendo coincidere la rendita con l’affitto mensile.

Bisogna però prendere in considerazione tutti gli inconvenienti: in una grande città nel 2009 un bilocale ha reso in media dal 3,9 al 4,8% (non un affare enorme) al quale bisogna dedurre le tasse in fase d’acquisto e le imposte legate all’affitto, insieme ai costi di gestione e manutenzione. Da non sottovalutare poi il rischio di problemi con gli inquilini e quindi di non ricevere il canone dovuto.

Meno pensieri e preoccupazioni possono offrire invece le polizze Vita (una classica rivalutabile a premi annui) finalizzata a costruire un capitale per poi liquidare una rendita ad un’età prestabilita, con la possibilità di indicare un beneficiario in caso di morte del contraente.

Il limite principale sono i costi: un uomo di 60 anni per ricevere in vita 1.000 euro al mese deve disporre di un capitale di oltre 319.000 euro, se ne ha 65 invece ne bastano 265 mila. Per le donne, che vivono più a lungo, seviranno cifre maggiori.
L’alternativa è l’opzione finanziaria: un 65enne potrebbe arrivare a 1.000 euro mensili investendo 177 mila euro in un fondo azionario, ma con un rischio considerevole, visto l’andamento ancora incerto dei mercati.

Secondo gli esperti del settore conviene invece privilegiare le soluzioni assicurative ed i fondi pensione, dove la rendita è garantita, ed i piani individuali pensionistici, ricordandosi sempre che "non esiste un investimento valido in assoluto ma bisogna partire dalle esigenze del singolo cliente".

La previdenza complementare è invece la strada migliore per i giovani.
Chi vorrà ricevere come pensione i famosi 1.000 euro al mese, se inizia a versare a 30 anni, puntando su un portafoglio azionario, gli possono bastare 1.300 euro all’anno, ovvero 100 euro al mese, fino a 65 anni.

In media la percentuale del proprio stipendio da versare subito in un fondo pensione dovrebbe ammontare a circa il 10%.

Se si sposta l’età ai 40 la situazione è già più controversa: occorrono circa 350 euro al mese da versare fino a 65 anni per staccare un assegno da 1.000 euro, da affiancare ovviamente ala normale pensione pubblica.

La regola principale resta comunque una sola: "alla pensione bisogna pensarci quando si è giovani, quando si è anziani è troppo tardi".


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