Confusion. In cosa creDiamo?

par Glaros - scrittura creat(t)iva
mercoledì 24 dicembre 2008

 La teoria dell’informazione insegna che la maggior parte dei messaggi sono ’rumore’, di fatto essi non cumunicano niente, anzi, possiamo dire che in prevalenza producono soltanto confusione. 

Confusion era pure il titolo di uno storico brano dei King Crimson.
Ma anche lo ’sfilacciamento’ di cui parlano le gerarchie della Chiesa cattolica allude a tutta questa babelica confusione.

Pensiamo alla sterminata quantità di notizie che ogni giorno attraversano l’etere e sono riportate dagli innumerevoli mezzi che le diffondono. Eppure, nella metaforica Babele, c’è chi riesce a muoversi sfruttando posizioni privilegiate, osservatori, più o meno ’romani’, dai quali si riesce a filtrare meglio la massa ed il senso dei dati.

Siamo in presenza di una faraonica piramide della presunta informazione al cui vertice o al centro della cui sfera si collocano i direttori d’orchestra, i burattinai di turno, mentre la massa dei ’fedeli’ fruitori si abbevera alle ’sacre’ fonti.

Tuttavia le fonti devono produrre un ’credo’ e, con esso, il suo ’dio’. Proviamo ad interrogarci sul significato di quel dio, di questa arcana R&S, delle sue Reti & del suo Senso; e della sua shumpeteriana creatrice D-istruzione.

E’ possibile resettare un’ecologia di sistema alla ’luce’ di tutto ciò? Svelare la règia regia che mondial-mente si De-linea?
E, con essa, trovare il centro di gravità permanente di cui parla Franco Battiato in una sua canzone? 

 
FINITO VS INFINITO

La contraddizione fondamentale, la più essenziale radice dell’Essere è senz’altro rappresentata dall’antitesi fra finito ed infinito. Un’asimmetria sulla quale si innesta anche quella fra il concetto di immanenza e quello di trascendenza, nonché quell’altra fra l’idea di creazione e quella di evoluzione. Per tacere di quella tra il tempo e l’eternità, come recita il titolo di un libro di Ilya Prigogine e della sua allieva Isabelle Stengers. Si potrebbe aggiungere che la contrapposizione fra le due irriducibili dimensioni può anche venire rappresentata con l’ulteriore antitesi fra il retto ed il curvo e dunque fra il quadrato ed il cerchio; da cui consegue il cruciale problema della famosa quadratura...

Jacques Derrida nel suo De l’esprit. Heidegger et la question, ricorda come ad un certo punto il filosofo tedesco avesse cominciato a rappresentare schematicamente l’Essere nella forma del Geviert, del ’magico’ incrocio simbolico fra le cosiddette quattro contrade: la terra, il cielo, i mortali e gli immortali. All’epoca Heidegger iniziò anche a parlare di spirito ed a scrivere la parola Sein, Essere, barrandola con una croce che rinviava al suo centrale (cacciariano) ’non-luogo’, alla ’sorgente’ stessa dell’accadere. 

UN E-TERNO DIO IN-TERNO

Richiamando ancora Dieu et la pub, ed. Cerf, Paris, potremmo dire che anche la pubblicità del reggiseni ’criss cross’ della Lovable, sembrava ispirata da quel magico incrocio. E la pubblicità non è certo la sola ad ispirarsi a quel modello concettuale, ancorché il ’suo’ mercato sia già di per sé di ragguardevolissima rilevanza sia culturale che economica. 

In una famosa intervista al settimanale tedesco Der Spiegel (Lo specchio), pubblicata postuma su richiesta di Heiddeger, egli affermò che soltanto un dio potrebbe ormai salvarci. Né Emanuele Severino né Umberto Galimberti condividono la tesi heideggheriana, tuttavia altre autorevoli fonti sembrano propense ad associarsi più o meno esplicitamente a quella ’ipertesi’, la quale, fra l’altro, pone anche prepotentemente in primo piano la questione della divinità di Cristo e del modo di intenderne e tradurne storicamente il relativo credo. 


IL CERCHIO S-QUADRATO

In CortocircuitOne. Storia di un’astrazione fatale, si rileva come vi sia una sostanziale corrispondenza fra il modello simbolico del Geviert e quello con il quale è tradizionalmente rappresentato il Tao e lo si fa in relazione al classico problema della quadratura del cerchio. Nell’ormai noto ’vangelo’ del terzo Millennio si rileva inoltre come anche la lettera ’S’ rappresenti a sua volta una forte chiave interpretativa di quella stessa dimensione simbolica: è sostanzialmente una ’S’ la linea che divide in due il simbolo del Tao nel quale il bianco ed il nero si contrappongono dinamicamente. Anche la croce greca, del resto, con le sue due braccia di identica lunghezza, si ispira con tutta evidenza alle dette quattro ’contrade’. Ad un livello diverso della questione, tradotto di recente dall’editore Piemme, è uscito il romanzo Il codice del quattro, divenuto un best seller , ma anche il libro di Bobbio Destra e sinistra, piccolo best seller nostrano, fa suo quello stesso modello interpretativo, quando contrappone le due versioni di ciascuna delle ’parti’ che si contendono l’agone politico. 

Tutto sta a vedere se, insieme alle parti in dialettica contesa storico/politica non si inserisca o non sia presente tout court un terzo elemento o, nella prospettiva del Geviert, una qualche quint’essenza la quale, alla resa dei conti, domina i contendenti.

L’ipotesi avanzata nel citato CortocircuitOne è che quel terzium vada rappresentato simbolicamente e concettualmente come un trino dialettico D-nero. Fatto sta che, trino o quattrino che si voglia questo D-nero, si tratta di ben comprendere quale creatrice D-istruzione esso produca e qual è invero la finanza altrettanto creativa di questo misterioso ’dio’. 


L’ASPETTO STORICO DELLA QUESTION

Il problema che si pone è perciò questo : qual’è il ’dio’ in cui, come si suol dire, siamo portati a credere e chi ne detiene la versione più ’autentica’? 
A questa domanda essenziale, si aggiunge immediatamente quest’altra : quale forma storico/simbolica del detto ’dio’ si impone e quali sono i modi quotidiani della sua goffmaniana rappresentazione?
 


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