Conflitto kurdo, la pace oltre la bandiera
par Enrico Campofreda
giovedì 12 giugno 2014
Il giovinetto mascherato che guizza agile sul pennone, nel piazzale di una delle molte contestate basi militari presenti nella provincia di Diyarbakır, e porta giù con sé lo stendardo con la mezzaluna è lo straniamento intervenuto nella fase che ha inasprito rapporti e colloqui fra governo di Ankara e comunità kurda. La shockante novità viene da una delle istituzioni più ferree del kemalismo passato e dell’islamismo politico d’oggi: le Forze Armate. Gli avieri di guardia a quella caserma e al simulacro della bandiera, anziché impedire con la forza, anche estrema, un gesto “sacrilego” nella logica militare prim’ancora che patria, hanno lasciato fare. Ora di fronte al Procuratore che indaga e li accusa sostengono che non potevano usare violenza contro un ragazzo. È un’affermazione che spiazza la politica, sia quella fascista di Devlet Bahçeli che dichiara “a quel terrorista bisognava sparare in fronte”, sia del premier che ritiene il gesto offensivo per la nazione, cosa che non può restare impunita per chi l’ha compiuta e per chi l’ha resa possibile. E invece è possibile che oggi dei militari non se la sentano di fare i killer di chi protesta pur clamorosamente, e con coraggio pari alla follìa gli entra in casa e la dissacra.
articolo pubblicato su http://enricocampofreda.blogspot.it