Confermato: lobby omosex in Vaticano
par Fabio Della Pergola
mercoledì 12 giugno 2013
Tanto per cambiare si riparla di una lobby gay in Vaticano. Potente perdipiù. O almeno così l’ha definita il Papa in persona. E la notizia è ormai su tutti i quotidiani.
Non come tempo fa, quando a dirlo fu un semplice prete polacco, padre Zaleski, che nessuno aveva sentito nominare prima e che non si è più sentito nominare poi.
Adesso Papa Francesco, in una conversazione con il portale cattolico cileno Reflexion y Liberacion, ha affermato che in Vaticano esistono tre tipi di persone: quelle sante davvero, quelle corrotte e poi la lobby gay (che non si sa se viene annoverata fra i santi, i corrotti o se fa categoria a sé).
“En la curia hay gente santa, de verdad, hay gente santa. Pero también hay una corriente de corrupción, también la hay, es verdad… Se habla del “lobby gay”, y es verdad, está ahí… hay que ver qué podemos hacer…”
Pare di capire che lui non sa che cosa farci. Ha delegato tutto - il cercare di rimettere ordine, intendo - ad un’apposita commissione, perché lui dice di sé “io sono molto disorganizzato, non sono mai stato bravo per questo”. Proprio quel che ci voleva per quel supremo concentrato di caos, conflitti, intrallazzi e ricatti che si chiama Curia romana: un Papa disorganizzato.
Non era la prima volta perché padre Zaleski ne aveva già parlato un anno fa, ma ora la massima autorità pontificia conferma che in Vaticano ci sono i santi, i corrotti e i ricattati. La santità sembrerebbe decisamente in minoranza per due a uno.
In altri termini ci sono alti prelati che hanno rapporti omosessuali con persone esterne alla Curia, introdotte da non si sa chi per fare non si sa cosa (a parte quello che è ovvio); per ottenere chissà quali informazioni e per gestire, con il ricatto, chissà quali poteri.
Nel dialogo con il portale sudamericano, esponente della teologia della liberazione che ha subìto duri colpi in tutto il continente durante le varie epoche dittatoriali, le parole del Papa sono apparse accorate, forse sconsolate. D’altra parte non sarà un caso se il Papa precedente ha pensato bene di salutare cortesemente e ritirarsi a vita privata.
E ancora non sappiamo nulla di quello che potrebbe venire fuori dal quell’altro gran calderone di ambigui misteri che si chiama IOR in cui esistono conti cifrati appartenenti anche a cittadini italiani che, chissà perché (ma qui la domanda è retorica), veicolano i loro denari in una banca che stenta parecchio ad adeguarsi alle normative antiriciclaggio imposte dalla legge italiana e dai codici europei.
Sappiamo solo che lo stesso Papa Francesco ha ricordato che "San Pietro non aveva conto in banca” e che la Chiesa “deve essere povera o muore”.
Conseguentemente i parlamentari italiani, che professano sempre e in tutti gli schieramenti, vigorose genuflessioni ai voleri di Oltretevere, dovrebbero tener conto delle sollecitazioni papali e applicare l’IMU (se mai la dovessero mantenere) a tutti i beni della Chiesa; e magari devolvere allo Stato (che ne ha tanto bisogno) tutto l’ 8xmille raccolto quest’anno.
Meglio tagliare i fondi più che si può; non vorremmo che la Chiesa morisse.