Condannato il direttore Alessandro Sallusti. Bando alle ipocrisie

par paolo
giovedì 27 settembre 2012

La corte di Cassazione condanna in via definitiva il direttore de "Il Giornale", Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere. Pena sospesa per 30 giorni e già partiti i tentativi di salvaguardia. 

La materia è indubbiamente delicata perché riguarda uno dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione ovverossia quello di poter esprimere liberamente le proprie opinioni. Definizione e limiti di applicazione sono previsti nell'articolo 21 del dettato costituzionale come corollario all'art. 13 sul capitolo più generale della libertà di pensiero. Questa libertà è riconosciuta in tutte le moderne costituzioni e ad essa sono inoltre dedicati due articoli della "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" del 1948. Chi volesse approfondire trova ampia sintesi critica anche su Wikipedia.

Fatta la necessaria premessa, veniamo al fatto. Ieri La V Sezione Penale della Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva il direttore Sallusti a 14 mesi di carcere a seguito di un processo intentato dal giudice tutelare Giuseppe Corcilovo a margine di una tristissima vicenda che ha coinvolto una tredicenne indotta ad abortire. La Corte ha ritenuto che sussistessero i requisiti della grave ingiuria ai danni del magistrato in un articolo apparso su Libero nel 2007 firmato con lo pseudonimo Dreyfus che, come appreso ieri sera da Vittorio Feltri nella puntata di Porta a Porta (e ammesso stamattina dal diretto interessato), celava in realtà il giornalista Renato Farina (nella foto), allora vicedirettore di Libero, radiato dall'Ordine dei Giornalisti a seguito di una condanna, poi revocata della Corte di Cassazione poiché il Farina si era già dimesso, per una vicenda di pubblicazione di notizie false, aggravate da rapporti con i Servizi Segreti italiani. Quindi un personaggio non nuovo a certe imprese .

Tutto il mondo dell'informazione si è sollevato indignato contro questa condanna ritenuta aberrante e non consona ad un paese civile, qualcuno anche sulle pagine del mio blog si è spinto a definire la sentenza di tipo "nordcoreana". Legittime opinioni che non mi sento di condividere e non per una forma di giustizialismo becero oppure per una mia avversione personale nei confronti di Alessandro Sallusti, verso il quale nutro la più profonda disistima.

La mia modesta opinione è che, a prescindere dal fatto che la sentenza è ineccepibile in punta di diritto, anche se la legge appartiene al Codice Rocco di fascistissima memoria, è una sentenza che rende giustizia per l'uso sfrenato, deregolamentato ed in barba ai più elementari principi di democrazia con sanzioni, anche nei casi più gravi, che definire irrisorie è un eufemismo. La diffamazione e la pubblicazione di notizie false è diventata da parte di certi organi di stampa, un metodo di contrapposizione politica, un modo per distruggere l'immagine personale o pubblica delle persone per fini di parte. E' inutile elencare i casi, a parte lo stesso Farina, ricordo il caso del senatore Iannuzzi, reo confesso, oppure quello del direttore di Avveniere Boffo, ma l'elenco sarebbe interminabile, insomma un uso sfrenato dell'"informazione" come arma puntata, bocca da fuoco contro l'avversario di turno per distruggerlo. Soprattutto l'uso politico che se ne è fatto è andato fuori controllo. Di questa, diciamo, "metodologia" si sono avvalsi parecchi organi di stampa e certamente sia Libero che il Giornale non sono stati esenti da questa prassi.

Neanche l'Ordine dei Giornalisti, a mio avviso, ha mostrato la necessaria determinazione di intervento, anche se mi rendo conto che la materia è alquanto suscettibile di interpretazioni spesso discordanti. Prendiamo per esempio il reato di "apologia del fascismo". Ci sono esempi quotidiani di manifestazioni con simbologie e terminologie esplicite inneggianti al fascismo, nonché formazioni, associazioni e movimenti che si ispirano apertamente al regime, reati previsti in sede costituzionale, eppure in tutti i casi di ricorsi e denunce alla magistratura, si è sempre arrivati a derubricare il tutto in "libertà di opinione e di espressione".

E' questa mancanza, questa inadempienza che ha portato a queste logiche conseguenze e l'informazione, i media e la stampa scritta non possono ritenersi un porto franco. Il paese è incivile nel suo insieme, non ci può essere chi paga e chi no.

Fuori da ogni ipocrisia non è accettabile che a fronte di vantaggi certi, sempre molto superiori e quindi convenienti rispetto alle esigue sanzioni pecuniarie comminate, tutti hanno abbozzato, in primis i politici che hanno fatto finta di niente per sessant'anni. Perché a questo punto sorge il sospetto che la cosa facesse comodo a tutti. Un Parlamento civile avrebbe dovuto abrogare l'articolo del Codice Rocco velocemente, ma nel contempo fissare regole imprescindibili in materia di informazione ed invece siamo arrivati alle estreme conseguenze di una condanna al carcere. Una condanna che, giunti a questo punto, ritengo doverosa non solo per la gravità del fatto in se ma anche perché sana il vuoto di un sistema degenerato che ha trasformato un diritto sacrosanto in un'arma fumante contro l'avversario di turno, con la quasi certezza di farla franca o di pagare un dazio irrisorio.

E' una faccenda che deve finire, il diritto a manifestare le proprie opinioni deve essere ricondotto in un ambito di legittimità, in un contesto di regole precise e chi contravviene deve essere sottoposto a pene severissime, seppur nel solo ambito del codice civile, purché assolutamente esemplari e che comportino, in tutti i casi, l'espulsione dall'Ordine professionale con l'interdizione, anche sotto pseudonimo, a continuare la propria attività.

Se ciò fosse avvenuto, ovvero se Renato Farina non avesse potuto continuare come opinionista occulto su un organo di stampa, oggi Sallusti non sarebbe stato condannato. Non si può per decenni tollerare, in nome di un male interpretato diritto di libertà di opinione, tutto il pattume possibile ed immaginabile e poi strepitare come le oche del Campidoglio.

Infine una considerazione a margine, il paradosso di questo paese è che si fanno condoni e amnistie per "svuotare le carceri" quando in realtà esiste un deficit di carcerazione che è una vergogna nazionale e che ci mette sotto schiaffo dell'opinione pubblica internazionale e che, guarda caso, è sempre a vantaggio dei soliti noti.


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