Con Scilipoti "prendevo 600 euro al mese": la rivolta degli assistenti parlamentari
par Pleo
mercoledì 4 gennaio 2012
Ciclicamente si torna a parlare del problema degli assistenti dei parlamentari e mai come in questo momento il tema è caldo, tornato in auge prepotentemente grazie ai risultati della Commissione Giovannini usciti ieri.
Nonostante i tanti dubbi su questi risultati abbiamo avuto la conferma di alcune cose e una di queste sono proprio i soldi, come scriveva ieri il Corriere, "con cui dovrebbero retribuire l'assistente personale".
E proprio oggi il Corsera, con un articolo a firma Monica Guerzoni ritorna a bomba sull'argomento e lo fa partendo con l'intervista all'ex portaborse dell'On. Scilipoti, Vincenzo Pirillo, assistente per 600 euro al mese:
«Per un anno ho lavorato con l'onorevole Scilipoti dalle nove del mattino alle undici di sera, sabato compreso. E la domenica c'erano i convegni e i comizi in Sicilia, senza pernottamento né rimborso spese. Prendevo 600 euro al mese, versati quasi sempre con assegno bancario del deputato e corrisposti come pagamento di contratti a progetto».
Non ha mai lavorato in nero? «Sì, tra un contratto e l'altro è capitato».
Certo non scopriamo nulla di nuovo ma non fa mai male tornare su alcune cifre della Casta, senza per forza cavalcarne un'(ormai) insopportabile deriva demagogica (quel "sono tutti ladri" che ormai è diventato un must).
E così Emiliano Boschetto a capo del Coordinamento dei collaboratori parlamentari ha deciso di scrivere direttamente a Monti :
«Pregiatissimo presidente del Consiglio... Secondo i dati forniti dalla Camera, nel 2010 i contratti regolarmente registrati erano circa 230, ciò significa che circa 400 deputati non utilizzavano per la stipula di un contratto con il collaboratore il fondo a ciò destinato...». Calcolatore alla mano, se l'Italia adottasse il modello europeo — collaboratori contrattualizzati e pagati direttamente dal Parlamento — il risparmio, per Montecitorio sarebbe di 17.712.000 euro l'anno. E sparirebbe la vergogna di quei rapporti lavorativi che l'associazione dei collaboratori definisce «poco nitidi e poco equi».
L'articolo racconta di storie singole e abbastanza incredibili, come quella dell'assistente licenziata perché il politico di turno con quei soldi (che riceve per gli assistenti, appunto) doveva pagarci il mutuo:
Un'indecenza tutta italiana, che i diretti interessati raccontano non senza paura di ritorsioni sul già precario posto di lavoro. «Un giorno del 2009 mi chiama un'amica — ricorda Francesco Comellini, da anni al fianco dell'onorevole Giuliano Cazzola del Pdl — e, tra i singhiozzi, mi dice che il suo deputato l'ha licenziata perché con quei soldi doveva pagarci il mutuo di casa». Proprio così, le rate del mutuo con i soldi dell'indennità destinata ai collaboratori: quei 3.690 euro al mese per ogni deputato (e 4.180 per ciascun senatore) che i parlamentari ricevono come rimborso forfettario «per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori». E che intascano anche quando non spendono. (L'articolo completo è qui)