Complotto sì, complotto no: gli Ultras si difendono

par Francesco Raiola
giovedì 4 settembre 2008

È arrivato il giorno delle spiegazioni degli Ultras.

Dopo che il Ministro dell’Interno Maroni ha annunciato che per i tifosi del Napoli sono state vietate tutte le trasferte di questo campionato, gli Ultras dicono la loro, e lo fanno con una conferenza stampa a Napoli, a Piazza Bellini, salotto della città, nonché uno dei luoghi più frequentati dal tifo napoletano (è il luogo dove solitamente si radunano i Mastiffs). Devono difendersi, soprattutto, dall’accusa di far parte di gruppi criminali organizzati, ed è quello che gli preme di più. Più volte sottolineano come la loro voglia di parlare è dettata dal fatto che le loro famiglie, i loro amici, e gli italiani in generale sappiano che sono brave persone, che per molti di loro “il Napoli è un riscatto sociale”.

I responsabili del movimento Ultras rivivono i momenti di quella “terribile” domenica. Le colpe, dicono, sono soprattutto di Trenitalia e di chi ha messo partite calde come Roma-Napoli, Fiorentina-Juve e Genova-Milan, nei primi due turni di campionato, per seguire la politica di apertura di credito verso il tifo. Una finta “apertura” secondo loro, che voleva semplicemente dare lo spunto per tutta una serie di conseguenze che vedremo. Una trappola, insomma, nella quale sono caduti con tutti i panni.

Partono dal volantino, firmato CURVA A - COMPATTI E FIERI, distribuito fuori lo stadio San Paolo in occasione della partita di ritorno contro lo Vllaznia, nel quale si esulta per la fine “degli stupidi divieti”, e dove dichiarano di volersi prendere la responsabilità della trasferta (“Noi Ultras abbiamo il diritto e, soprattutto, il dovere di gestire e di guidare la spedizione partenopea all’olimpico! Nessuna iniziativa personale, nessun atto di vandalismo, nessun tentativo di viaggiare o di entrare allo stadio sprovvisti di biglietto”, “Ci muoveremo tutti in treno (…) nessuna iniziativa personale”) e danno appuntamento alla stazione di P.zza Garibaldi alle 10.00. A stonare sono, come fa notare anche Antonio Corbo sulle pagine regionali de “La Repubblica”, quelle tre parole: nessuna iniziativa personale.

Questo, dice ancora Corbo, avrebbe dovuto far tenere gli occhi bene aperti.
Ma anche le righe che recitano “dobbiamo fare quadrato ed essere un solo blocco umano che invaderà la capitale”davano luogo a interpretazioni non proprio pacifiche.

Per gli Ultras, invece, quel “fare quadrato” e “blocco umano” è semplicemente un modo per avere tutta la situazione sotto controllo, come, dicono, essere successo. Ma c’è anche un altro motivo che li spinge a un ritorno ai treni speciali, ovvero la paura che arrivando frammentati a Roma avrebbero potuto essere vittime dei tifosi romani, soprattutto dopo alcuni tafferugli successi l’anno scorso in un autogrill.
E le immagini che hanno fatto il giro delle tv di tutto il mondo, chiediamo? Falsi, una manipolazione dei media e del sistema per bloccare le trasferte, dicono, perché così girerebbero più soldi: si risparmierebbero le spese di forze dell’ordine e steward, e ci sarebbero più soldi alle tv che trasmettono le partite, dato che quei tifosi le partite vorranno comunque vederle”.

Smontano le accuse che gli sono state fatte, soprattutto quelle che riguardano i 500 mila euro di danni presunti. “Come è possibile che il 31 agosto Trenitalia sia riuscita a far fare una perizia accurata in così poco tempo? Le immagini di poltrone e finestrini rotti che hanno fatto vedere sono sempre le stesse”, insistono.



Insomma, una trappola, dicono.

E i danni che abbiamo visto in tv, e le persone costrette a scendere dal treno? “Qualche danno c’è stato sicuramente e siamo anche disposti a ripagare Trenitalia per quelli reali, ma dobbiamo controllare anche noi. Per quanto riguarda le persone poi, quelle dette sono falsità, molte di loro addirittura ci hanno ringraziati per gli aiuti (sebbene molte altre, però, abbiano dichiarato il contrario, il loro fastidio per la presa in ostaggio del treno, l’ordine di alcuni Ultras di scendere, oltre alla forte sensazione di paura, ndr). Siamo stati i primi ad aiutare queste persone a salire, le abbiamo accompagnate nelle prime carrozze e le abbiamo aiutate a salire i bagagli, ma comunque avevamo avvisato che il viaggio non sarebbe stato dei più comodi”, soprattutto, dicono, dopo che Trenitalia, nonostante “sapesse che i posti fossero esauriti”, “ha continuato imperterrita a vendere altri biglietti attraverso i macchinari veloci preposti in tutte le stazioni”.

Insomma gli Ultras si difendono dicendo che loro stavano controllando la situazione, addirittura stavano collaborando con il capo della Digos Antonio Sbordone e col questore di Napoli Antonino Pugliesi, col quale erano andati a controllare le diverse carrozze e la situazione generale: “avevamo messo la nostra faccia, sarebbe stato da stupidi far succedere casini”.

Dicono che Trenitalia non ha voluto riceverli, né avere niente a che fare con loro, nonostante la maggior parte di loro avesse il biglietto di andata e ritorno (15.600 euro di biglietti, tengono a sottolineare), che non hanno accolto la loro proposta di tenere dei posti (non vendendo biglietti) per alcuni treni della mattina, e che quando forse si erano decisi, erano le 12.15, quindi troppo tardi.

Insistiamo e facciamo notare che non è stata una scampagnata tra amici, e lì uno degli Ultras ha ammesso che qualche problema c’è stato, ma è normale, dice, dal momento in cui, dopo tre ore d’attesa, cominciavano ad affiorare insofferenza al caldo, la sete e il nervosismo; che sicuramente qualche vetro è stato rotto, ma solo perché “ci tenevano fermi in galleria per diversi minuti e qualcuno soffriva di claustrofobia”, e che un ragazzo è stato cacciato (“espulso” dice il comunicato) per aver tirato il freno d’emergenza a treno fermo. Ma soprattutto, dicono, a Roma non è successo nulla, a parte “un piccolo lancio di oggetti”.

Insomma la stagione dell’apertura, con cui il Governo aveva cominciato l’anno calcistico, si è chiusa dopo una settimana, i divieti ritornano all’ordine del giorno e si ricomincia con il problema, atavico in Italia, del tifo violento. Il processo per associazione a delinquere potrebbe partire al più presto, ma temiamo un altro anno di scontri, sperando che non si ripetano le morti di questi ultimi due anni.

“Non c’è stata nessuna guerra, nessuna sparatoria, nessun morto” dice il comunicato degli Ultras; vorremmo poter vivere in un paese in cui non ci sia bisogno di sottolinearlo.


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