Compensi, funzioni e appartenenza al partito

par angelo umana
giovedì 6 novembre 2014

La spartizione è un ottimo libro di Piero Chiara; mostra come il solito magistrato meridionale emigrato sulle rive del lago Maggiore avesse fatto di tre sorelle una sola “ottima” moglie-amante al suo servizio.

 

Ma spartizione è l’unica parola che viene in mente leggendo degli ultimi incarichi distribuiti da Renzi e relativi compensi. 170.000 euro annui al suo capo ufficio stampa (e questo premier ci tiene senz’altro all’annuncio dei suoi atti), 60.000 euro lordi all’assistente del capo ufficio stampa, di stretta osservanza PD, 106.000 euro alla coordinatrice amministrativa (?), in via di definizione il compenso all’ex-paparazzo di Rignano sull’Arno promosso ora a fotografo ufficiale di Palazzo Chigi (e da che lato ritrarre il capo o le sue avvenenti ‘attorneys’ è senz’altro importante), 85.000 euro lordi al risolvi-problemi di Matteo, 80.000 euro all’incaricata di dare risposte alle email, 110.000 euro alla responsabile della segreteria tecnica, 45.000 euro a un ‘collaboratore diretto’ anch’egli di stretta fede PD, 60.000 euro all’assistente del capo-segreteria tecnica (…).

È interessante mettere a confronto queste funzioni – ma alcune sono “inventate” e forse anche inutili, come certi lavori nei paesi dittatoriali - e queste retribuzioni con quelle di una azienda privata, la quale remunererebbe secondo il vero valore del collaboratore e secondo i ricavi e gli utili dell’azienda stessa, e non secondo l’osservanza della fede politica del capo o la loro passata militanza all’ombra del ‘cavallo da corsa’ su cui questi puntarono. Sarebbe una rivoluzione, anche per il Renzi “innovatore”, fare un concorso pubblico in fretta e furia per queste cariche? Non parteciperebbero tanti giovani magari più bravi di un qualsiasi iscritto al PD e con minori pretese economiche? Ma questa è una pretesa sempliciotta, da uomo-qualunque…

Il merito delle persone scelte è senz’altro l’iscrizione al partito e la conoscenza collaudata che ne ha il loro "datore di lavoro", munifico sì ma con soldi pubblici: questi si "spartiscono" soldi pubblici. Largheggiamo, cosa si vuole che siano 60.000 euro a un assistente del capo segreteria o 80.000 euro ad una che risponde alle email? Dovranno avere grandissime competenze senza dubbio, introvabili sul mercato privato, dove peraltro essi non troverebbero mai posto. 

 

Foto: Palazzo Chigi/Flickr


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