Commercio al dettaglio a picco: - 150.000 unità. Addio ai negozi di prossimità

par David Asìni
venerdì 7 settembre 2012

E' di pochi giorni fa la pubblicazione del nuovo studio di Confcommercio: si prevedono fino a 150.000 chiusure

Vi sono dei segnali, inequivocabili, delle cose che stanno accadendo. Anche se la tentazione, forte, è di chiuderci per quanto possibile entro le mura delle nostre certezze, già la sola vista attraversando una strada ci porta gli umori del mondo circostante. Le molte serrande abbassate dei piccoli negozi sono evento nuovo, innegabile, conseguenza diretta e non casuale di dinamiche ampiamente previste.

Sono di pochi giorni fa i risultati dello studio Confcommercio per quest'anno, e prevedono la chiusura di fino a 150.000 attività. I dati, pur soggetti a conferme, delineano comunque bene il quadro di riferimento. I giornali lo hanno raccontato a tutta pagina come effetto diretto della crisi, ma ci sono altri fattori ugualmente determinanti.

La proliferazione indiscriminata dei centri commerciali ha, nei fatti, spostato il "baricentro" degli acquisti, portandolo in "non luoghi", spesso avulsi dal resto della città. Al "negozio sotto casa", sono rimaste le briciole, gli acquisti di "prima necessità" ed i servizi. Questa dinamica si inserisce in un contesto più ampio che riduce gli spazi degli indipendenti, e li piega alle logiche della globalizzazione governate dai "brand" attraverso l'utilizzo dei contratti di franchising. Si lavora con il rischio dell'imprenditore, ma con i guadagni e lo spazio decisionale di un dipendente; una nuova forma di assoggettamento.

E' da sottolineare come alla crisi economica si affianchi quella dei "contatti" inerenti alla vendita: sempre piu' spersonalizzati, come se la conoscenza diretta fosse un peso e non un valore aggiunto del rapporto commerciale.

Inevitabile "progresso"?

A Berlino e Parigi le amministrazioni lo hanno ostacolato, mentre qui chi sproloquiava di città a misura d'uomo ha autorizzato cubature mai viste, cito Veltroni per tutti, recordman in negativo.

Resta il fatto che la chiusura dei negozi di prossimità impoverisce e nelle forma e nella sostanza i quartieri, creando un circolo vizioso che riguarda anche i fornitori, i commessi, i proprietari delle mura, e lascia una sensazione di "the day after"; senz'altro, si cammina meglio, ma forse è questo che intendeva l'ex sindaco.


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