Comiso: quell’aeroporto che non s’ha d’aprire

par Antonio Migliore
martedì 12 giugno 2012

In provincia di Ragusa i cittadini attendono da oltre 5 anni l'apertura del ricostruito Aeroporto di Comiso, tra le promesse di governi e politici e il sorgere di sempre nuovi e improvvisi cavilli burocratici.

Era il 30 aprile 2007. Nonostante la primavera, era nuvoloso e pioveva. Nessun agente atmosferico avrebbe però rovinato il clima di festa che si respirava nell'aria. Sulla pista del ricostruito Aeroporto di Comiso, in provincia di Ragusa, appena intitolato a Pio La Torre, politico siciliano ucciso dalla mafia, atterrò il primo volo di linea - un volo istituzionale - con a bordo l'onorevole Massimo D'Alema, allora ministro degli Affari Esteri del Governo Prodi.

L'evento fu accolto in pompa magna: sindaci, deputati e politici, esponenti regionali, nazionali e provinciali da ogni dove della regione erano accorsi per farsi immortalare tutti insieme in quella giornata storica e di festa da flash e telecamere di televisioni nazionali e locali che avevano salutato il primo atterraggio nell'aeroporto degli Iblei con dirette e trasmissioni dedicate ed esclusive. Finalmente, dopo tante fatiche burocratiche, il neo scalo aeroportuale, costruito nel ventennio fascista e a quel tempo intitolato al maresciallo fascista Vincenzo Magliocco, trasformato in base NATO durante gli anni della Guerra Fredda, sarebbe stato consegnato ai cittadini nella sua nuova veste: da lì a pochi mesi, fu recitato a voce unanime da politici e responsabili di ogni rango, l'aeroporto sarebbe diventato operativo.

7 giugno 2012. Il dimissionario assessore regionale alle infrastrutture, Pier Carmelo Russo, prima di lasciare la carica ricoperta nella giunta regionale del governatore Lombardo, decide autonomamente di intitolare l'aeroporto di Comiso a Pio La Torre, come già fatto dall'ex sindaco di Comiso Pippo Di Giacomo nel 2007. Difatti, mesi dopo il primo volo inaugurale, il neoeletto sindaco di Comiso, Giuseppe Alfano, decise di ripristinare il nome dello scalo con quello del maresciallo fascista Vincenzo Magliocco, nome con il quale tuttavia l'aeroporto era meglio conosciuto e riconosciuto dalla popolazione locale.

In questi cinque lunghi anni trascorsi dal primo volo inaugurale all'ultimo provvedimento preso dall'ex-assessore all'Assemblea Regionale Siciliana, a parte il nome, per l'aeroporto di Comiso non è cambiato assolutamente niente. Dopo quel primo volo, aerei non se ne son più visti; e non solo aerei, né passeggeri, né politici con o senza baffi, turisti e nient'altro che faccia pensare e immaginare che quella striscia di asfalto stretta e lunga, con quella torretta che la domina dall'alto, e l'intera struttura, sia qualcosa di lontanamente assimilabile a un aeroporto operativo.

Fare un elenco di tutte le date che da quel 30 aprile 2007 sono state fondamentali per la "non apertura" dell'Aeroporto di Comiso (gestito dalla SOACO, controllata dalla SAC, società che già gestisce il vicino aeroporto di Catania) risulterebbe inutile.

Con cadenza quasi mensile infatti, non appena giornali e politici esultavano per la "sicura" e prossima apertura dello scalo (sempre posticipata semestralmente), d'improvviso veniva a galla qualche cavillo burocratico. Si è passati dal problema della proprietà del sedime su cui sorge l'infrastruttura, se dello Stato o della Regione Siciliana, alla mancanza di vari protocolli e protocollini con questo e quell'altro ministero, ente, comune o provincia e l'indisponibilità di fondi per poter rendere l'aeroporto operativo. Si è così proseguito con mensili incontri e riunioni tra sindaci e parlamentari e tutti i più esimi esponenti del Governo italiano di tutte le bandiere e gli schieramenti; di volta in volta sono state organizzate conferenze stampa, per concludere sempre con rassicurazioni, manutenzioni, verifiche, sopralluoghi tutto per un po' di visibilità e pubblicità per questo e quell'altro politico locale, alimentando le speranze e le attese dei cittadini ragusani.

Degni di considerazione sono anche gli scandali che riguardano la nuova infrastruttura: oltre i citati continui ripensamenti sull'intitolazione, qualche mese fa fu messo in rete un video che vedeva la pista dell'aeroporto "collaudata" da sfreccianti auto di lusso, avvenimento a quanto pare "promosso" dall'attuale sindaco Alfano.

Insomma l'aver speso quasi 48 milioni di euro per la costruzione dell'ennesima infrastruttura che potrebbe servire come occasione di sviluppo per tutto il sud-est siciliano (patria tra l'altro di città e monumenti patrimonio dell'umanità) non sembra essere sufficiente. Finora tutta la vicenda si è rivelata come l'ennesima storia di ordinaria follia burocratica, economica e politica italiana, a cui purtroppo siamo fin troppo abituati.


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