Come sta messa la Germania?

par Aldo Giannuli
sabato 12 dicembre 2015

Come si sa, la Germania gode di una immagine di grande solidità economica, locomotiva della Ue, conm i conti in ordine, una bilancia commerciale favorevole, guardiana arcigna della cassa di Eurolandia. Il caso virtuoso da imitare nel continente.

E’ certo che la Germania rappresenti la parte più importante del Pil europeo ma forse la realtà è meno rosea di questo quadretto di “grande forza tranquilla”. Forse non è mai stata quella roccaforte inespugnabile che dichiarava d’essere.

In primo luogo parliamo della leggenda del suo “limitato” debito pubblico prova dell’assennatezza e sagacia con cui i tedeschi avrebbero saputo amministrare le loro fortune. Però, già dal decennio scorso, in cifre assolute, la Germania se la batteva con l’Italia per il terzo o quarto posto nella graduatoria mondiale dopo Usa e Giappone. Certamente, il Pil tedesco è ben più pingue e può benissimo sopportare quel debito e, poi, la Germania ha assorbito una bella fetta dei titoli greci, italiani, spagnoli, irlandesi, portoghesi ecc. e, dunque compensa una parte del suo buco.

Nel decennio trascorso, sulla carta il debito tedesco ha oscillato intorno al 76-77% del Pil che, peraltro, non è proprio pochissimo e comunque è ben di più del limite del 60% che avrebbero voluto i trattati di Maastricht. e, comunque è un punto mai raggiunto dagli anni cinquanta in poi.

Ma a guardare bene le cose, la situazione è assai meno rosea, perché c’è una particolarità del caso tedesco di cui non si parla mai: la “cassa depositi e prestiti” che fa riferimento al Tesoro e di cui fanno parte ordinariamente i maggiori istituti bancari del paese, che gestisce i finanziamenti statali agli enti locali ed alle grandi opere pubbliche. Ciascun paese ha propri regolamenti per il finanziamento di questa istituzione, ma, in linea di massima, accanto al gettito classico, il finanziamento è assicurato con l’emissione di obbligazioni dell’ente ed altre forme (ad esempio, in Italia, la fonte principale è la raccolta del risparmio postale).

Insomma, è un’ attività che comporta un certo tasso di indebitamento e, in tutti i paesi, questa è una delle voci del debito pubblico. La Germania, invece, non considera questa voce nel calcolo del debito dello Stato, come se la sua Cassa depositi e prestiti fosse una banca qualsiasi. Lo si concordò all’interno della Ue nel 1991 perchè la Germania aveva appena assorbito la Ddr e si trovava in una situazione molto particolare. Si è trattato di una finzione giuridica che funzionale allo sforzo di ricostruzione dei land orientali, ma, a distanza di 25 anni, la situazione è superata e non ha più senso questo espediente di cassa. D’altra parte, le finzioni giuridiche sono utili, ma non cancellano la realtà per la quale, se si considera in bilancio anche il debito della Cdp, il debito pubblico tedesco reale ascende ad oltre il 100%. E già questo ridimensiona un po’ il mito della locomotiva tedesca.

Ma c’è anche da considerare il capitolo “grandi banche” che sono tutte messe piuttosto maluccio già dall’inizio della crisi e, se il presidente della Deutsche Bank Josef Ackermann respinse ogni intervento statale nella ricapitalizzazione della sua banca, pur subendo un downgrade da AAA a AA+ , molto peggio sta la Commerzbank e le stime dicono che la Deutsche Bank, che al suo zenith era valutata 60 miliardi di euro, oggi ne vale circa meno della metà, mentre la Commerzbank si aggira su un quarto del suo valore del 2007.

Dunque, un quadro non eccelso già da diversi anni su cui, però, si sono abbattute ora la stangata della VW ed un ulteriore peggioramento del quadro bancario. La ditta automobilistica di Wolfsburg sta cercando di contrattare sulle multe, di dilazionare i rimborsi eccetera e, per ora è stata retta da una sostanziosa iniezione della solita Cdp però, comunque vada, di denaro, nei prossimi anni ce ne vorrà davvero molto per tappare la falla ed avviare nuove linee di produzione, senza contare il danno di immagine che si tradurrà in flessione delle vendite ed è ragionevole pensare che la Cdp da sola non ce la farà, mentre le banche non sono al meglio e la concorrenza americana si fa sentire con i titoli della Goldman Sachs al 3,50% netto. Facile immaginare che, in questo contesto, la Germania non sarà più così ostile come nel passato su nuovi qe da parte della Bce. Ma questo aprirebbe altri spinosi problemi politici di cui diremo prossimamente.


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