Come prendere il potere con la scuola

par Alfia
lunedì 6 ottobre 2008

 Il portavoce nazionale dei Cobas, Piero Bernocchi, commentando il prossimo sciopero generale del 17 ottobre contro la devastante legge Gelmini, ha detto:
 
’’Lo sdegno per l’inqualificabile tentativo con cui si cerca di smantellare l’intera scuola pubblica statale italiana e di ridurre i docenti a meri esecutori di ordini impartiti dall’alto a colpi di decreti imposti d’ufficio e’ tale da rendere necessarie mobilitazioni diffuse e momenti di incontro per rendere visibile una battaglia contro provvedimenti che ispirati dall’obiettivo di ’fare cassa’, di ripianare il debito pubblico, porteranno alla distruzione, disgregazione, impoverimento e ridicolizzazione della Scuola Pubblica, a tutto vantaggio della scuola privata. Noi saremo in piazza per salvare e migliorare la scuola pubblica’’.
 
 

A chi difende la legge Gelmini e considera queste dichiarazioni semplicemente strumentali, pura dietrologia, val la pena di ricordare un discorso pronunciato a Roma l’11 febbraio del 1950 da Piero Calamandrei, giurista, antifascista e padre costituente, durante il III Congresso in difesa della Scuola nazionale.
 

Piero Calamandrei

Come prendere il potere con la scuola
Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione , non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 febbraio 1950

pubblicato in: http://eddyburg.it/article/view/11959/

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