Come nascono e cosa sono i prodotti derivati

par OLIVIER DORIA
venerdì 22 marzo 2013

In sostanza che cos'è un derivato? Si tratta di uno strumento ''collegato'' ad un sottostante (per esempio un'azione, un tasso d'interesse o un titolo di Stato), esso ne riproduce esattamente la dinamica sia da un punto di vista di rischio finanziario, che del ritorno. La differenza essenziale sta nell'impiego del capitale che nel prodotto derivato è una frazione del sottostante.

I prodotti derivati, la pietra dello scandalo in vari casi di finanza allegra, non sono spuntati fuori solo nell'ultimo caso del Monte dei Paschi di Siena. Già a metà degli anni 90 Nick Leeson, aveva fatto saltare la banca della Regina, la Barings Bank, con una serie di arbitraggi sull'indice giapponese, il Nikkei, speculando su presunte discrepanze tra le sue quotazioni di Osaka e Singapore. La Barings venne successivamente ricomperata da Ing (banca olandese) per una sterlina nel 1995.

 

Sempre nel 1998 il leggendario Hedge Fund LTCM (Long Term Capital Partners), gestito dal mito John Meriwether con i suoi discepoli della Salomon Brothers di Londra e New York, fecero tremare le Borse mondiali per le loro ''puntate" su derivati su tassi d'interesse, azioni ed operazioni riferibili a titoli di Stato Italiani CCT e BOT. Intervenne la Federal Reserve a ripristinare la calma sui mercati.

I derivati hanno origine lontane. Nel 1971 Nixon sospese la convertibilità aurea del dollaro sganciandolo dall'oro. Malgrado tutto, il dollaro rimaneva di fatto la moneta di riserva degli scambi a livello globale, con il marco tedesco e la sterlina a seguire. La succesiva liberalizzazione dei movimenti di capitale stabilita da un acordo ronald Reagan-Thatcher poneva un ulteriore tassello allo sviluppo dei derivati e a strumenti finanziari sempre più complessi e rischiosi.

L'abolizione di fatto del Glass-Steagall Act (introdotto nel 1933) che costringeva ad una netta separazione tra Banche commerciali e Banche d'Investimento, avvenne a partire dal 1985 e con il Big Bang inglese del 1986 che lanciava di fatto le Borse elettroniche ed il LIFFE (London Financial Future Exchange). Questa ''innovazione" thatcheriana fece decollare il mercato dei derivati in Europa dove venivano trattati i Future sui famigerati Bunds (Obbligazioni tedesche a 10 anni), mentre negli USA già esistevano il CME (Chicago Mercantile Exchange) ed il CBOT (chicago board of Trade).

In sostanza il mercato USA era in condizioni di monopolio su derivati di materie prime, tassi d'intersse, indici di Borsa. Dal 1986 le banche di Londra incominciarono a ''spingere'' sul mercato dei derivati, creando una fonte alternativa di utili al mercato dei prestiti che generava sempre meno utili. Perfino le Banche giapponesi rimasero invischiate in clamorose perdite su derivati a cavallo degli anni '90. Nel frattempo colossi quali Merrill Lynch e Salomon brothers si "ingarellavano" creando vere e proprie strutture parallele al private Banking e all'attività tradizionale commerciale.

 

Nel 1990 la Merrill Lynch decise di puntare sui derivati europei e i titoli di Stato italiani, assumendo lo scrivente e costituendo unità autonome che, operando in derivati, producevano 500 milioni di dollari di profitto all'anno. La vera regina di questi prodotti era la Salomon Brothers con il suo leggendario arbitrage desk mondiale capitanato da John Meriwether e con operatori miliardari tra i quali, a Londra, Kave Alamouti (iran Prof di Economia alla London School of Economics), Paul Mathews e Miogin a Tokyo. La Merrill Lynch aveva però un team fortissimo sull'Europa, comprendente, Michele Di Stefano (leggenda sui cambi), Olivier Doria e Alessandro Ceccaroni che rano stati tra i primi con Marco Mazzuchelli della Morgan Stanley a lanciare titoli di Stato italiani e derivati sui BTP nel mondo.

Ma in sostanza che cos'è un derivato?

Si tratta di uno strumento ''collegato'' ad un sottostante (per esempio un'azione, un tasso d'interesse o un titolo di Stato): il derivato ne riproduce esattamente la dinamica sia da un punto di vista di rischio finanziario, che del ritorno. La differenza essenziale sta nell'impiego del capitale che nel prodotto derivato è una frazione del sottostante.

Il cosiddetto margine varia dal 2 al 7 % del sottostante. Per questo si parla di leva finanziaria, poichè con 50 mila euro di capitale si può controllare un milione di euro di BTP ad esempio, circa 20 volte l'importo iniziale investito; se il prezzo del BTP si sposta del'1% a favore della mia posizione, guadagno il 20 % (1 unità divise le 5 iniziali investite). Mentre se operi in maniera tradizionale, il guadagno sarebbe dell'1% solamente e viceversa!

Tutta questa flessibilità dei derivati ha consentito il loro impiego per strategie sempre più complicate come il famoso spread Bund BTP che nel 1987 veniva considerata un'operazione banalissima. Inoltre i dirigenti delle banche centrali europee hanno fatto un largo uso di derivati per migliorare i ratios relativi al trattato di Maastricht. Le banche giapponesi e italiane li hanno usati da 20 anni per ''modulare'' il conto economico delle stesse: in annate brutte consentivano di gonfiare gli utili e in annate buone di diminuire il carico fiscale riportando utili ad annate future.

 


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