Colleferro: quando termovalorizzare è sinonimo di incenerire

par morias
giovedì 12 marzo 2009

Dopo gli arresti, tra funzionari, dirigenti e tecnici del termovalorizzatore di Colleferro dei giorni scorsi, aumentano le preoccupazioni in Campania, ed in particolare ad Acerra, circa il corretto funzionamento degli impianti che, secondo il governo, dovrebbero porre fine all’emergenza rifiuti.


L’inchiesta, partita grazie alla coraggiosa denuncia di un operaio dell’impianto il quale non ha taciuto in merito al risultato delle analisi del materiale da ’termovalorizzare’ spacciato per cdr (combustibile da rifiuti), può essere fatta risalire al mese di giugno del 2008.

In tale data la Procura della Repubblica di Velletri ha spiccato quattro avvisi di garanzia nei confronti del direttore degli impianti di Gaia ( il consorzio che gestisce l’impianto), Paolo Meaglia, della responsabile tecnica della linea cdr Stefania Brida, del vicedirettore generale Marino Galuppo e del direttore generale Franco Perasso.

Le ipotesi di reato spaziano dallo smaltimento illecito nel termovalorizzatore, al traffico illecito dei rifiuti e alla violazione dei limiti di emissione.

I comuni ancora serviti dal consorzio Gaia sono 18, rispetto ai 45 di alcuni mesi addietro; Il comune di Colleferro oltre ad essere tra i soci fondatori è anche quello con la più alta quota di partecipazione.

La cosa curiosa è che tale impianto è stato ritenuto estremamente efficiente e sicuro, al punto da essere preso ad esempio come modello di innovazione tecnologica, e capace di realizzare il ciclo completo dei rifiuti al fine di contribuire alla difesa ambientale, riuscendo a produrre energia da fonti rinnovabili.

Ciò gli è valso un riconoscimento nel sito internet Buoniesempi.it, e gli è stata dedicata un’intera trasmissione su Rai3, Ambiente italia.

A gestire l’impianto è il consorzio Gaia SpA, nato nel 1997, che si occupa della gestione dei rifiuti solidi urbani e degli interventi ambientali dei comuni consorziati nella provincia di Roma e di Frosinone.

Le società Mobilservice s.r.l. ed E.p. sistemi SpA sono società controllate del gruppo Gaia, proprietarie degli impianti di Colleferro.

Nella scheda tecnica di queste società si pone l’accento sulla loro capacità di produrre energia elettrica da vendere ad Enel al fine di sostenere il bilancio del consorzio.

E’ la stessa Gaia SpA però ad evidenziare come punti di criticità il coordinamento con altri enti pubblici e la disponibilità di risorse economiche-finanziarie, per cui si è fatto ricorso all’indebitamento.

Il 24 settembre 2007 la libera associazione onlus, il Grillo Parlante, inoltra alle autorità competenti una Richiesta di giudizio di compatibilità ambientale con la quale si segnala una ’completa mancanza di un modello di propagazione e ricaduta degli inquinanti su Colleferro che tenga conto della reale situazione geomorfologica e meteoclimatica della zona della Valle del Sacco, nonchè la presenza di altre sorgenti inquinanti limitrofe’.


Sempre la stessa associazione ricorda, sin dal 2007 ai progettisti, che i termovalorizzatori sono stati autorizzati per lo smaltimento del solo cdr, chiede la sospensione del giudizio di compatibilità ambientale ed una più attenta valutazione della situazione dell’inquinamento sulla città di Colleferro e dei paesi limitrofi.

In effetti, da quando l’impianto è entrato in funzione, le proteste dei cittadini della zona non sono mancate, vista la fuliggine che si ritrovavano ogni giorno sui davanzali delle loro finestre: senza poi contare quella che inalavano.

Il 30 gennaio 2008 il comune di Colleferro approva con una delibera il Regolamento dell’Osservatorio Ambientale, attraverso il quale si impegna ad effettuare il monitoraggio delle matrici ambientali ed un controllo continuo sul funzionamento degli impianti industriali e produttivi, garantendo un costante flusso di informazioni verso la città in merito alla ricaduta sul suolo delle sostanze inquinanti e alle emissioni in atmosfera.

I membri permanenti dell’osservatorio sono il sindaco di Colleferro, o un suo delegato, nonchè tecnici dell’Azienda Sanitaria Locale, specialisti in epidemiologia, esperti in ematologia e tre associazioni ambientali locali.

La delibera prevede altresì un gettone di presenza di 200 euro a seduta ( da tenere almeno una volta al mese) per tutti i tecnici, ad eccezione delle associazioni ambientaliste.

E’ infine del mese di luglio 2007 la notizia, diffusa dal coordinamento Valle del Sacco della Sinistra Democratica, che la società Gaia SpA sarebbe potuta essere commissionata in seguito al rifiuto da parte del Ministero del Tesoro di stralciare parte dei 170 milioni di euro di debito che la stessa aveva nei confronti della Cassa Depositi e Prestiti. 

Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Guido Bertolaso, ha nei giorni scorsi rassicurato tutti affermando che ’il termovalorizzatore di Acerra funzionerà bene ..., a sorvegliare l’impianto c’è un nucleo del Battaglione San Marco’.
 
Quello di Colleferro non era un termovalorizzatore ma un vero e proprio inceneritore: veniva bruciato di tutto, dalle materie plastiche ai residui industriali tossici, dai copertoni di auto e camion alle carcasse di animali.

Il sistema messo su da dirigenti senza scrupoli aveva il solo scopo di produrre margini di profitto a scapito della salute della pubblica: il silenzio, l’omertà e la collusione delle istituzioni che avrebbero dovuto controllare faceva il resto.

Inoltre nei comuni laziali serviti dal consorzio Gaia era impossibile mettere in piedi un ciclo completo dei rifiuti che permettesse al termovalorizzatore di funzionare correttamente, data la completa assenza di raccolta differenziata: le ecoballe provenivano dal centro Italia, aumentando così i costi di gestione del consorzio dovuti al trasporto. 

Gli operai che denunciavano le irregolarità venivano esclusi dal ciclo produttivo, venivano licenziati o venivano fatti oggetto di pressioni intimidatorie.

La conclusione di questa storia è che Bertolaso ed il governo dovrebbero mandare l’esercito non a contrastare le proteste della popolazione civile, preoccupata per la propria salute e per l’ambiente in cui vive e lavora, ma all’interno degli impianti a controllare l’operato di amministratori, tecnici, funzionari e dirigenti.


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