Colera a Napoli nel 1973 a causa dei rifiuti. Nel 2011 cosa è cambiato?

par RobertaLemma
sabato 30 aprile 2011

29 agosto 1973 - A Napoli scoppia un'epidemia di colera causata dal deteriorarsi delle condizioni igieniche e dal mancato smaltimento dei rifiuti. Il focolaio si estenderà successivamente fino a Bari. Muoiono 30 persone e il mercato ittico è in ginocchio.

29 aprile 2011 – Montagne di sacchetti stracciati in strada, stop alla circolazione per le automobili, per gli scooter e per i pedoni in molte zone della città. Napoli è stata messa in ginocchio. Aumentano i roghi e i casi di intossicazione da fumi tossici. L'esasperazione di molti cittadini diventa forza reazionaria.

I rifiuti sono stati sparpagliati lungo tutta la strada del quartiere Montecalvario e scene simili in tutto l'hinterland napoletano. La spazzatura dilaga in ogni dove, così topi e moschini vari. La gente fa lo slalom per camminare, le guide turistiche scelgono accuratamente i percorsi per non dare ancor di più un immagine disarmante della bella Napoli. Così il prefetto Andrea De Martino, dopo una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica con istituzioni comunali, provinciali e regionali, ha deciso di istituire una task force per tenere sotto controllo le aree più a rischio della città. Tra i loro compiti vi è quello di sedare gli animi di chi, stanco e umiliato, scende in piazza ad urlare la propria rabbia, ignorando che l'unico modo per calmare gli animi dei cittadini è adempiere ai doveri istituzionali, ingabbiare i responsabili di questa continua emergenza rifiuti e tutelare i diritti di chi oggi è costretto a reagire e protestare.

Questa nuova crisi è paragonabile alla faida scissionista che ha mietuto vittime nel nome della spartizione del territorio per stupefacenti e contrabbando; qui si tratta di spartirsi territori e appalti e i soldi dell'Unione Europea. Il procuratore capo di Napoli Giandomenico Lepore ha espresso il proprio disappunto in merito a quanto sta avvenendo in città sul fronte rifiuti. "Si continua a non fare niente per risolvere questa situazione - ha attaccato Lepore - la gente è esasperata e non più sopportare quello che sta accadendo. E' da tempo che dico che bisogna prendere provvedimenti ma a volte vengo persino attaccato per questo. L'emergenza rifiuti è anche un'emergenza sanitaria". Se non lei, procuratore, chi deve parlare? A cosa si riferisce quando dice - è da tempo che dico che bisogna intervenire? - e chi vi attacca o fa pressioni? Dobbiamo ricordarvi noi, cittadini allo sbando, il vostro ruolo e compito strategico? Perché l'Asia non raccoglie i rifiuti? Perché non si realizzano gli impianti di smaltimento? È vero, procuratore, che come forma di ricatto o baratto, il comune di Napoli, così la Regione, danno o tolgono i terreni demaniali, destinati alla costruzione degli impianti per lo smaltimento, a seconda di chi accetta certi favori o compromessi? Di chi sono le discariche ancora aperte, nonostante analisi e sopralluoghi abbiano confermato la loro pericolosità e inadeguatezza, in tutto il napoletano? Che fine hanno fatto le intercettazioni raccolte e le indagini da voi portate avanti assieme alla procura di Nola? E la commissione di inchiesta parlamentare, a che punto è? Perché Caldoro ringrazia il governo per non aver fatto nulla?

Assistiamo, impotenti, ad un crimine contro i napoletani, dove le responsabilità sono soltanto politiche, perché sono le stesse istituzioni a permettere l'ingerenza mafiosa negli affari dello Stato. Assistere ad un omicidio e poi non denunciare o testimoniare: questo state facendo. Voi procuratori, giudici, magistrati, generali, questori, giornalisti sapete e non parlate e per la legge siete complici.


 


 


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