Clima: lo sciopero salva pianeta

par Camillo Pignata
venerdì 15 marzo 2019

“Siamo nel pieno di una crisi. Ed è la più urgente e grave che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. Stiamo segando il ramo su cui siamo seduti e la maggior parte della popolazione mondiale non ha idea delle possibili conseguenze della nostra incapacità di agire", ha detto,alla vigilia del Global strike for climate, Greta Thunberg, sedicenne svedese, simbolo e promotrice di questo evento.

Cento paesi più di 1700 città i luoghi accoglieranno giovani di tutto il mondo, per protestare contro il riscaldamento globale,le emissioni di gas a effetto serra, l'immobilismo delle istituzioni di tutti i paesi.

Una protesta globale, perché il problema è globale, perché la soluzione deve essere globale. Viviamo in una società , dove il mondo è la casa di tutti, la terra è casa nostra, la società mondiale la nostra famiglia, il mondo è mercato interno.

Il principio che la regola è quello della interdipendenza, che intreccia effetti e problemi.

L'inquinamento, il degrado ambientale provocato da un paese danneggia tutti, ma soprattutto i più poveri, costretti, per sopravvivere, all’emigrazione, le cui problematiche si ripercuotono su tutti i paesi, in termini economici e di sicurezza

Nessun muro, può fermare il contagio climatico e dell'inquinamento tra paesi diversi. Nessuna barriera nazionalistica, può frenare l'intreccio di problematiche ambientali, securitarie economiche, migratorie, la diffusione dei loro effetti che coinvolgono tutti.

E allora, la risposta ai cambiamenti climatici, al degrado ambientale, non può essere il nazionalismo che genera divisioni, ma neppure la globalizzazione liberista incontrollata e non regolata .

E necessaria un’azione politica per orientare il sistema mondiale, verso un'economia globale sostenibile ed equa. La risposta sta nel rafforzamento della cooperazione internazionale e non nel rafforzamento delle divisioni nazionalistiche.

Perché Il modello di sviluppo sostenibile o è global o non è.

 

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