Clemente Russo, Tatanka sul ring e nella vita
par Angela Iantosca
venerdì 21 ottobre 2011
Il campione casertano salvato dalla strada grazie al ring: i sacrifici, la passione per il "palcoscenico", la paternità, il film sulla sua vita tratto dal racconto di Saviano. Nel 2012 sarà alle Olimpiadi di Londra. E con lui altri due ragazzi di Marcianise
Il suo nome di battaglia è Tatanka. Pesa 93 kg ed è alto 180 centimetri. Di professione fa il pugile con la Squadra delle Fiamme Oro. Campione italiano per 14 volte, ha disputato più di 200 incontri, ne ha vinti 168, è stato argento alle Olimpiadi di Pechino del 2008, argento ai Campionati europei del 2007, Oro nel 2006, Oro ai Mondiali di Chicago del 2007.
In una parola Clemente Russo che dopo essere diventato ad agosto papà di Rosy, punta tutto sulle Olimpiadi di Londra del 2012. Nato a Marcianise, in una terra che non fa sconti a nessuno, lo scorso maggio ha debuttato al cinema nel film “Tatanka”, di Giuseppe Gagliardi, pellicola che nasce da un racconto di Roberto Saviano contenuto nel libro “La bellezza e l’inferno”.
Cosa rappresenta per te questo film, disponibile in Dvd e Blu-ray dal 4 ottobre?
“Rappresenta un modo per dimostrare di rispetto verso questo sport, verso il personaggio, verso questa terra. Una terra che non produce solo del male. Mentre io mi allenavo, da ragazzino, c’erano tanti coetanei che facevano lo stesso, sottraendosi così alle leggi della strada, della malavita”.
Raccontami la tua adolescenza sul ring.
“E’ stato fondamentale lo sport, nell’età dell’adolescenza. Finisci la terza media e vai a lavorare… ed è proprio quello il momento in cui la malavita si avvicina a te, perché è più facile guadagnare in modo “sporco”. Con lo sport, invece, ti rinchiudi in palestra. Di palestre di pugilato, a Marcianise, ce ne sono tre. E ci sono tante persone che hanno vinto: c’è chi ha vinto abbattendo sul ring l’avversario, c’è chi attraverso la palestra ha trovato un posto di lavoro, c’è qualcuno dei miei amici che è diventato poliziotto e chi carabiniere, chi si è arruolato nell’esercito…”.
Perché ti chiamano tatanka?
“Il soprannome mi è stato attribuito quando avevo 15 anni. Ero un ragazzino e la mia tecnica non era sopraffina… Caricavo come un bisonte… questo è il significato della parola in lingua Sioux! Ricordo ancora il nome del mio maestro, Angelo Musone”.
E i tuoi cosa dicevano?
“Finché l’andare in palestra è stato interpretato come un perdere tempo, un andare lì per perdere peso, perché lì avevo trovato amicizie pulite, non se ne sono curati molto. Quando poi hanno visto che diventava una professione, hanno cominciato a preoccuparsi sul serio. A casa mamma ancora oggi dice “ancora devi fare il pugilato?”. Ha paura, ma io, con la mia testa da bisonte, ho deciso di continuare!”.
Sei diventato attore, dopo averti visto anche concorrente de “La Talpa”: cosa vuoi far da grande?
“Il pugile! Il fare l’attore può essere anche una meteora. La mia vera passione è lo sport”.
Quanto ti alleni?
“Dalle 2 alle 6 ore, dipende dal periodo di preparazione, dalle tre volte al giorno, ad una volta al giorno. Sotto gara mi alleno solo una volta al giorno, perché bisogna recuperare le energie perse nei mesi di duro allenamento”.
Come vivi il ring?
“Sono 14 anni che combatto. Quando salgo, ormai, riesco a percepire tutto ciò che ho intorno a me. Sento gli sguardi, i sorrisi, le persone. Anche se il mio sguardo rimane concentrato sul’angolo, dove c’è il mio allenatore! Lì sopra ho una sensazione di potere, di comando: il mio palcoscenico è il ring”.
Cosa ti va di dire ai tuoi conterranei?
"Ai miei con-terroni, ops, conterranei, in realtà non devo dire niente: sono loro che dicono a me molte cose: o giovani mi lusingano dicendo che da grandi vogliono diventare come me! Ed io a loro posso solo dire che potranno seguire le mie orme o avere "successo" soltanto se sono disposti al sacrificio a lungo termine, non servono dei picchi, serve la costanza. La vita è una maratona".
Cosa diresti a tuo figlio se un giorno ti dicesse che vuole diventare un pugile?
"Non direi nulla. Non sono un genitore che si impone: saranno liberi di scegliere lo sport che vorranno!".
Cosa ti ha insegnato lo sport?
"Mi ha forgiato, ha forgiato il carattere: come la strada, il circolo, il bar ti possono forgiare in un altro modo… Con il pugilato lotti con la bilancia, con l’avversario, vedi gli amici a scuola che mangiano la mortadella e tu che non puoi mangiare, che alle 10,30 hai fame e ti gira la testa. Ho imparato il rispetto delle persone più grandi, degli amici della palestra, dei compagni di squadra e degli avversari".
A cosa non rinunceresti mai?
"Alla pizza, che ho appena mangiato con mia moglie!".
Di tipo più "intimo"?
"Sono un ragazzo che si adatta. Niente mi fa gola e niente mi manca. Ciò che posso prendere lo prendo, ma so anche vivere senza tutto".
Prossimi impegni?
"Il 3 novembre, a Milano, ci sarà la presentazione del team Milano Thunder Dolce&Gabbana. Il primo match in casa della nuova stagione 2011/2012 della World Series of Boxing è in programma il 18 novembre contro Los Angeles".
Una curiosità: alle Olimpiadi di Londra 2012 sul ring saliranno 3 ragazzi di Marcianise: sul quadrato della categorie di 91 kg ci sarà Clemente Russo; su quello dei 64 kg ci sarà Vincenzo Mangiacapre e su quello dei 60 kg Domenico "Mirko" Valentino. Non a caso Caserta è detta La Terra di Pugili...