Class action contro le classi numerose, l’esito

par Maria Rosa Panté
lunedì 24 gennaio 2011

Per chi non lo sapesse una class action è un’azione collettiva di persone che ricorrono alla giustizia quando si sentono lese in alcuni diritti fondamentali. Molto in uso negli Stati Uniti, è stata da poco introdotta in Italia (un esempio di class action è il caso Parmalat).

Un anno fa il CODACONS promosse una class action contro il Ministero dell’Istruzione per via delle cosi dette classi-pollaio, cioè le classi con 30 o più alunni per aula.

Potevano aderire al ricorso le famiglie, gli insegnanti e gli alunni maggiorenni che fossero coinvolti in classi così. Qualora avessero vinto avrebbero avuto anche un risarcimento per danno esistenziale.

Poiché all'IIS Lancia, per fare un esempio che conosco, in Valsesia (Piemonte) vi sono una classe quinta di 30 persone e due classi prime di oltre 30 alunni, qualche docente e qualche genitore ha aderito al ricorso e ora avrà la soddisfazione di averlo vinto.

Il Tar del Lazio infatti ha stabilito che entro 120 giorni il Ministero dell’Istruzione emetta il Piano generale di riqualificazione dell’edilizia scolastica. Cioè chiarisca come è possibile in base alla legge sulla sicurezza che prevede massimo 25 perone per aula, ipotizzare classi con 30 e più alunni.

Il ministero ha già detto che il ricorso presentato al Tar del Lazio è «destituito di qualsiasi fondamento perché‚ le classi con un numero di alunni pari o superiore a 30 sono appena lo 0,4% del totale». Però ci sono. Nel solo IIS Lancia infatti sono già tre su circa 20 classi e dunque in percentuale direi decisamente superiore alla media riferita dal ministro (mah!) e, soprattutto nel caso delle prime, molto difficili da gestire. Riguardo alla quinta il problema sta nello svolgimento delle attività dei laboratori meccanici e informatici, che sono previsti per 25 alunni. Anche se ovviamente il problema fondamentale è quello della sicurezza.

Il Tar aveva motivato così la sua decisione: «Il maggiore affollamento delle aule e la relativa inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità e vivibilità costituisce implicazione di carattere strutturale non risolubile attraverso misure di carattere meramente organizzativo, ma unicamente affrontabile attraverso una mirata riqualificazione edilizia degli edifici e delle aule».

Secondo il Codacons: «Ora il ministro Gelmini dovrà emettere un piano in grado di rendere sicure le aule scolastiche ed evitare il formarsi di classi da 35 o 40 alunni ciascuna. Se non lo farà saremo costretti a chiedere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca al ministro e ottemperi a quanto disposto dal Tar. Grazie a questa sentenza, docenti e famiglie i cui figli sono stati costretti a studiare in aule pollaio, potranno chiedere un risarcimento fino a 250 euro in relazione al danno esistenziale subito».

È importante anche che questo sia il primo ricordo in Italia contro la pubblica amministrazione accolto e vinto, non a caso sulla scuola dove si sono consumate le maggiori iniquità.

Staremo a vedere, la cosa fondamentale sarebbe non creare più classi-pollaio, perché come insegnavano i “vecchi” talvolta per risparmiare si spende di più; i tagli magari fanno risparmiare lo stipendio di un docente, ma le classi più numerose sperperano educazione, didattica, futuro e sicurezza.


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