Class Action contro la Siae. Quando la musica indie si ribella

par Paolo Monarca
mercoledì 14 marzo 2012

 

In un'intervista di Mario Di Vito, pubblicata su E-Il Mensile, Umberto Palazzo, leader dei Santo Niente e fondatore dei Massimo Volume, ha annunciato l'intenzione di lanciare una Class Action contro la Siae.

Un’operazione - si legge nell'articolo - che sta riscuotendo consensi un po’ ovunque, con gli indignati della musica che cominciano a guardare in cagnesco le grandi corporation e gli autori cosiddetti ‘big’, ai vertici delle classifiche di vendita o baciati dalla fortuna per aver scritto un classico à la ‘My Way’ o ‘Jingle Bells’ per poi campare di rendita.

“La Siae – spiega Umberto Palazzo – impone che il gestore di locale paghi una quota poiché viene sfruttata la proprietà intellettuale di qualche autore. Spetta all’esecutore dichiarare i pezzi suonati per mezzo dei ‘borderò’ (la lista dei pezzi registrati eseguiti durante l’esibizione, ndr). Ecco, la Siae nega la possibilità che vengano suonati pezzi che non siano grandi successi. Io, piccolo musicista, semi sconosciuto, suono da trent’anni e non faccio cover. Loro, però, danno per scontato che io suoni pezzi di altri autori. Per la Siae che io suoni solo canzoni mie è impossibile. In pratica, diamo soldi a chi ha scritto grandi successi o evregreen, o addirittura al liscio. Non si sa perché il liscio è il 30% di quello che viene suonato tra discoteche e locali”.

L'obiettivo della Class Action contro la Siae è quello di cambiare la legislazione, al fine di offrire maggiori tutele ai "piccoli musicisti".

“Si chiedono sacrifici a tutti - spiega Palazzo - al giorno d’oggi. Nel mio settore, quello della musica, vogliamo eliminare i privilegi che ci sono. Chi si arricchisce con la Siae non ha bisogno di questi soldi, visto che già ne fa tantissimi. Tanto per fare un esempio, Lucio Dalla, cantautore che adoro, sia chiaro, ogni anni, riceveva dalla Siae dai 500mila agli 800mila euro all’anno. Io non arrivo a 500 euro e me ne vogliono togliere ancora. Succede che su 100 concerti che fai in giro, te ne pagano appena 15, in realtà”.


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