Clark Kent Vs Lex Luthor
par Davide Contini
venerdì 2 luglio 2010
Per tutti loro che davanti allo schermo si chiedono dove sia effettivamente il bene e dove il male.
Una domanda banale ma dai risvolti misteriosi perché nulla è come sembra, perché forse queste favole ben narrate non sono altro che uno specchio di quella realtà dove bene e male si fondono in un mix indissolubile.
Tutti voi mi risponderete Clark, perché lui è il supereroe, l’amico, la persona che c’è sempre per salvarti, ma io vi dico che preferisco Lex Luthor.
Ammaliati tutti dalla forza e dalla bontà del supereroe, dalla sua figura che è il nostro idolo ci limitiamo a vedere ciò che appare, senza saper scavare nei loro comportamenti, nella loro vita, nel loro vissuto, giudichiamo solo il presente, ma questo è un fallace modo di giudicare perché non tiene presente che il presente non è altro che la somma dei due attimi che lo hanno preceduto.
È forte, è buono, ma non ha saputo scegliere, non ha saputo schierarsi, rimanendo neutrale e cercando di accontentare tutti. E non credete che questo sia stato un errore ancora più grande e condannabile della drasticità con cui il suo rivale prende le sue decisioni che feriscono in modo evidente qualcuno?
Non è male solo la lacrima causata da una notizia spiacevole, anzi, oserei anche dire che con il tempo sapremo apprezzare gli effetti di quella infausta notizia e, magari, riconoscerne le sue ripercussioni positive sull’oggi.
Male è soprattutto quello che non si vede perché sarebbe troppo semplice capire i disegni divini se il male fosse solo quello espresso chiaramente da gesti fatti e subiti. Il male è composto da parole non dette, scelte non fatte, azioni rimandate e poi cadute nell’oblio della dimenticanza.
Inoltre non possiamo limitarci a giudicare cattivo il presente, perché se Lex è così crudo, così calcolatore è solo perché ha ricevuto questo dalla vita, vita che, sicuramente, è stata molto più carica di sofferenza rispetto a quella di Clark, cresciuto in una splendida famiglia che lo ha saputo capire con amici sempre ottimi al suo fianco.
La figura epica del supereroe, presente in ogni Mondo, va giudicata più profondamente, capendo che non è semplice essere buoni e sensibili dopo che hai saputo durante l’intervallo condiviso con quei falsi amici, da un giornalista determinato che tua madre è morta, e non vedendo il presente come un quadro a sé stante, ma come lo stadio a cui è arrivato il prodotto durante la catena di montaggio.
È il risultato di ciò che è stato e sta già dando una forma a quello che sarà.