Cittadinanza, degenerazione politica e disobbedienza civile

par Damiano Mazzotti
martedì 6 luglio 2010

Colgo l’occasione di una recensione per riflettere sulle relazioni civili proibite dalla violenza del potere politico. Ovvero qui mi chiedo: "Perché in Italia e nel mondo i politici amano il "lato B" dei cittadini?".

“Uomini non sudditi” è un’opera che raccoglie alcuni dei saggi più significativi di Henry David Thoreau (www.pianobedizioni.com, 2010). Le riflessioni di questo grande filosofo ci possono aiutare a comprendere gli attuali processi di trasformazione dei cittadini occidentali in consumatori di bugie e servi infantili di politici, banche, finanziarie e multinazionali.

In questi giorni di passione civile italiana con il mondo dell’informazione calpestato dall’arroganza del potere e con modalità di governo che di fatto hanno esautorato il Parlamento delle sue funzioni di dialogo e di bilancia democratica, mi sembra giusto rispolverare l’autore che con i valori della libertà e della responsabilità personale ha ispirato le azioni di Gandhi e Martin Luther King, e ha fondato la pratica moderna della disobbedienza civile. Infatti ancora oggi “lo Stato non si confronta mai, intenzionalmente, con il sentimento, intellettuale o morale di un uomo, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Non è dotato di intelligenza né di onestà superiore, ma solo di superiore forza fisica” (p. 64).

Nel libro si narrano anche le vicissitudini del martire bianco John Brown, che diede la vita nella lotta per l’abolizione della schiavitù dei neri. A riguardo di questo momento storico c’è da dire che gli americani avrebbero fatto molto meglio ad indennizzare adeguatamente i proprietari di schiavi degli Stati del Sud, poiché la guerra di secessione costò un numero spropositato di vite umane e molto più denaro di quanto spesero gli inglesi quando decisero di finanziare l’abolizione della schiavitù nel loro Impero (nel corso della storia la maggior parte degli americani è stata uccisa da altri americani).

Thoreau parla anche di “resistenza fiscale” e forse questo punto di vista può spiegare almeno in parte perché gli italiani evitano di pagare le tasse: ci ostiniamo a non pagare poiché i nostri soldi vengono usati molto male. Perciò in alcuni casi si potrebbe considerare l’evasione fiscale come una forma controproducente di disobbedienza civile, in mancanza di altri strumenti di lotta. Però a certi livelli di tassazione l’evasione per i piccoli artigiani e i piccoli imprenditori può rappresentare anche una forma di sopravvivenza. E forse sarà il lavoro nero e informale a salvare milioni e milioni di persone dall’imminente e più grave crisi economica mai sperimentata dagli esseri umani…

Bisogna poi aggiungere che “Nonostante in tutti i Paesi dell’Unione Europea la contabilizzazione della quota di sommerso nel Pil sia obbligatoria, nessuno, a parte l’Italia, rende noti i dati. In questo caso, dunque, il nostro paese spicca per trasparenza e onestà intellettuale, e non altrettanto si può dire di Germania e Francia, i cui governi sono troppo spaventati dalle conseguenze della diffusione di questi dati” (Alessandro Santoro, L’evasione fiscale, 2010).

Comunque ogni stato dovrebbe seguire il principio filosofico di non considerarsi mai superiore a nessun cittadino e quindi non dovrebbe chiedere mai in nessun caso più del 50 per cento del denaro originato dalla professione di qualsiasi persona e da ogni genere di rendita finanziaria o immobiliare. In questo modo ognuno di noi potrebbe considerare lo Stato come un vero socio alla pari e non il classico monopolista e sfruttatore.

E forse cesserà di esistere un mondo dove i soldi delle tasse vengono spesi soprattutto a favore dei ricchi industriali e dei vari amici dei politici. Oggi “c’è tassazione senza rappresentanza”. Del resto perché gli italiani dovrebbero continuare a pagare un alto livello di tasse a questa classe politica che permette che un chilometro di alta velocità ferroviaria in pianura arrivi a costare più di 70 milioni di euro a km, quanto negli altri paesi europei costa circa 8-9 milioni di euro? Perché lasciare agire degli irresponsabili che attraverso i “prelievi dai bancomat” delle casse pubbliche mettano a rischio la nostra sopravvivenza economica?

C’è poi da considerare che tassando i redditi di impresa più dei redditi di capitali si continua a deviare il denaro nei pericolosi gironi infernali dei giochetti finanziari: in Italia “I redditi di capitali, quando sono distribuiti, sono soggetti all’aliquota fissa del 12,5 per cento (e non vanno in dichiarazione), i redditi di impresa all’aliquota proporzionale del 27 per cento” (Victor Uckmar, tributarista, Corriere della Sera). Perciò un modo abbastanza veloce per combattere l’attuale crisi economica potrebbe essere quello di tassare i redditi di capitali più dei redditi di impresa e dei redditi professionali. Oppure si potrebbero abbassare le tasse sul lavoro. Inoltre in Italia c’è un’enorme pressione fiscale sull’economia regolare: ben il 58,5 per cento, e solo la Danimarca e la Svezia, con un livello dei servizi di molto superiore, ci battono (Luca Ricolfi, Illusioni italiche, 2010).

Così i politici sono bravissimi nel bollire le rane e i cittadini ancora non si accorgono che stanno bollendo lentamente nell’acqua delle tasse, al fuoco dell’informazione, sempre più prezzolata, davanti agli occhi inerti di una classe imprenditoriale collusa o smidollata. Ma forse verrà il tempo profetizzato da Marx, dove la borghesia viziata, corrotta e accaparratrice avrebbe sperimentato una “assai rude educazione da parte del popolo” (Critica al programma di Gotha).

Ed è sicuramente giunta l’epoca della semplicità: i nuovi guru saranno i nuovi esperti dell’arte della semplificazione e i nuovi scienziati sociali saranno realisti, critici e autocritici. Anche il cristianesimo ha avuto successo per il suo messaggio semplice relativo alla verità, alla libertà e alla responsabilità. Quindi nei prossimi anni i politici senza conoscenze scientifiche saranno sempre più considerati come ridicoli, inutili e pericolosi.

Infatti, oggigiorno il vero problema primario dell’umanità è quello della selezione della classe politica: la sovrappopolazione, l’esaurimento delle risorse e la distruzione dell’ambiente sono causate soprattutto dalle vecchie forme di educazione e dalla cattiva gestione delle politiche nazionali e internazionali. Dobbiamo abbandonare la strategia primitiva del massimo sfruttamento della natura e delle persone, che brucia le risorse delle generazioni future. Dobbiamo superare “la fatale inclinazione dell’uomo a innalzare ogni cosa a dottrina e a chiudere gli occhi dinanzi alle verità scomode”. Non è più il tempo dei maghi, dei capi militari, dei burocrati o dei teatranti: “abbiamo semplicemente bisogno di una classe politica affidabile, che si distingua per il suo sapere… ogni passo falso può costarci caro, e portare al disastro, in considerazione dell’enorme potere di amplificazione della tecnica moderna” (Irenaus Eibl-Eibesfeldt , etologo, L’albero d’oro della vita, 1994, autobiografia, p. 327 e 335, fondatore dell’International Society for Uman Etology).

Per fare ciò occorrono persone mediamente più capaci e più intelligenti della media, e cioè dei cittadini che si prestano temporaneamente alla politica attraverso qualche anno di “servizio civile”. Deve finire il tempo di quelli che si dedicano alla politica per opportunismo, per sete di potere, per ricercare dei banali contatti umani o perché non sono riusciti a trovare qualcosa di meglio da fare. E se oggi “Il dovere del voto non supera mai quello della convenienza” personale, in futuro le cose potrebbero cambiare. Dopotutto il mondo è governato dalla politica, dalla convenienza, dalla provvidenza, ma soprattutto dall’esperienza di ogni esistenza, poiché “il prezzo che di solito paghiamo per sopravvivere è la nostra vita” (Arthur Feldmann).

Dopotutto, non è un eccesso di aggressività, ma un eccesso di obbedienza che può portare alla rovina noi uomini: “I danni causati dalla violenza individuale per motivazioni egoistiche sono insignificanti se confrontati con gli olocausti derivanti dalla fedeltà disinteressata a sistemi di valori condivisi da un’intera collettività”, come avvenuto durante il nazismo e il comunismo (Arthur Koestler, 1968, p. 266).

Infatti “L’aspirazione al potere non conosce limiti, al di fuori di quelli che le pone l’ambiente… La moderna società tecnologica offre situazioni di potere che superano ampiamente le capacità di immaginazione del singolo. Persino nelle democrazie liberali i rappresentanti del popolo si trovano a dover amministrare somme di denaro tali che la loro capacità di valutazione non è più all’altezza. Chi si meraviglia poi se questi sperperano i miliardi o se addirittura ammassano armamenti per una distruzione totale? Essi aspirano al potere, e un’autolimitazione non rientra certo in questa aspirazione; si tratta di una pulsione “aperta”. Un atteggiamento critico nei confronti dell’autorità è oggi per tale motivo più importante che mai, e non si dovrebbe sorridere malignamente dei falliti tentativi degli “antiautoritari” attivi alla fine degli anni sessanta; si dovrebbe invece analizzarli criticamente come un simbolo del nostro tempo, per trarne insegnamenti… Affermazioni troppo categoriche, per quanto animate da nobili intenti, portano ad una cristallizzazione e polarizzazione di orientamenti e rendono più difficile il dialogo. Per nostra disgrazia, tuttavia, noi tendiamo ad affidarci ciecamente a quelle autorità che si presentano più sicure e decise, e questo è dovuto a una fatale tendenza infantile che portiamo in noi come bagagli ereditario e che vale la pena di correggere” (Irenaus Eibl-Eibesfeldt , Etologia umana, 2004, p. 209; un saggio che ogni vero studioso del comportamento umano dovrebbe approfondire).

Esiste poi anche il caso “dell’aggressività esplorativa” che ha l’effetto di obbligare alla relazione e alla comunicazione. “Questo vale soprattutto per il dialogo tra le generazioni, in cui vengono messe alla prova e si confermano le tradizioni”. Ma in tutti i movimenti sociali bisogna distinguere i violenti da chi in effetti si oppone criticamente al nostro tempo in modo civile. “Resta purtroppo il fatto che molti di coloro a cui è affidata la guida sociale capiscono assai poco dell’uomo” (Etologia umana, p. 261).

Infine, mi sembra giusto terminare con le parole di Thoreau: “Mi compiaccio di immaginare uno Stato che alla fine possa permettersi di essere giusto con tutti gli uomini, e di trattare l’individuo con rispetto, come un vicino; uno Stato che non consideri in contrasto con la propria tranquillità il fatto che pochi vivano in disparte, senza immischiarsi nei suoi affari e senza lasciarsene sopraffare, individui che abbiano compiuto tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani” (p. 76). E siccome qualsiasi Stato non può cambiare finché non cambiano i cittadini che lo compongono e lo decompongono con il processo elettivo, caro cittadino, “Dirigi il tuo sguardo all’interno, e troverai migliaia di regioni nella tua mente ancora da scoprire. Attraversale, e diventa un esperto nella cosmografia di te stesso”. E finalmente verrà il giorno in cui prenderai coscienza “che il coraggio politico e lo spirito scientifico sono fatti della stessa stoffa” (Marc Augé, antropologo, 2010).


Appendice – Pillole di saggezza politica: “Incontrarsi è un inizio, stare insieme un progresso, lavorare insieme un successo (Henry Ford); “È molto più sicuro essere temuto che amato” (Machiavelli); “Si può entrare in guerra con determinate cose in mente, ma presto la guerra finisce per riguardare cose a cui non si era mai pensato” (George F. Kennan); “Una nazione non ha né amici né nemici permanenti: solo interessi permanenti” (Lord Acton); I diritti non vengono concessi, ma devono essere conquistati; “Non necessariamente il capitalismo globale porta progresso e prosperità alla periferia. Il capitale straniero è anche una potente fonte di subornazione e corruzione” (George Soros); “È solo l’errore che ha bisogno del sostegno del governo. La verità può esistere da sola” (Thomas Jefferson); “Quando sventola la bandiera, l’intelletto è nella tromba” (Konrad Lorenz) e può finire nella tomba (Amian Azzott); Soprattutto i politici non possono avere amici o alleati per la vita; Per un giovane è più facile fronteggiare i nemici esterni del Paese in cui vive perché serve più coraggio per affrontare i nemici interni nel suo stesso Paese (Amian Azzott); “Lo spirito di una civiltà può guastarsi in due modi diversi: nel primo caso – descritto da Orwell come uno stato fondato sulla paura – la civiltà diventa prigione; nel secondo – descritto da Huxley come uno stato fondato sul piacere – degenera in una grottesca commedia” (Neil Postman); Le idee migliori sono proprietà di tutti (Seneca); “Noi uomini organizziamo feste per socializzare con i vicini e al tempo stesso tiriamo su steccati per tenerli lontani” (Irenaus Eibl-Eibesfeldt); La cosa peggiore che si possa immaginare è un’umanità che tradisca i suoi stessi discendenti” (Hannes Keller).

P. S. Segnalo tre siti molto interessanti che trattano temi politici molto attuali: www.apolis.it, www.politicaonline.it, www.euroalter.com (con traduzione italiana e francese). E c’è da segnalare anche un grande evento internazionale: www.civicus.org (Assemblea Mondiale dell’Alleanza dei Cittadini, Montréal, 20-23 agosto 2010).


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