Chiusure di associazioni, arresti ed espulsioni: in Nicaragua repressione senza limiti

par Riccardo Noury - Amnesty International
martedì 8 ottobre 2024

In Nicaragua il governo di Daniel Ortega e Rosario Murillo continua a strumentalizzare le istituzioni, compreso il potere giudiziario, per legittimare le sue azioni repressive e garantirsi l’impunità.

Contemporaneamente, ogni esercizio dei diritti umani e qualsiasi tentativo di usare lo spazio civico per esprimere dissenso – politico, religioso o sociale – sono impediti da una repressione senza limiti.

Il 20 agosto il governo ha revocato la personalità giuridica di oltre 1500 organizzazioni sociali, portando a più di 5000 il numero dei gruppi di cui è stata ordinata la chiusura. Lo stesso giorno sono stati espulsi due sacerdoti, aggiungendosi alle decine di esponenti di varie confessioni cristiane perseguitati dalle autorità.

Il 3 settembre l’Assemblea nazionale ha approvato emendamenti al codice penale per rendere possibile la persecuzione di persone o di organizzazioni che, fuori dal territorio nazionale, commettano reati contro la pubblica amministrazione, lo stato e le sue istituzioni, anche di natura informatica. Queste persone potranno essere giudicate e condannate in contumacia. Se rientrassero in Nicaragua, le aspetterebbe il carcere.

Infine, il 5 settembre Ortega e Murillo hanno fatto nuovamente ricorso alla tattica “esilio al posto del carcere”, espellendo e privando arbitrariamente della cittadinanza 135 persone tra le quali esponenti religiosi di primo piano, giornalisti, attivisti sociali e studenti universitari.

Secondo il Meccanismo per il riconoscimento delle persone prigioniere politiche in Nicaragua, nelle carceri del paese si trovano 151 persone private della libertà per motivi politici.


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