Chiudono gli ospedali, aumentano le sale giochi. ’Qualcosa’ non va...

par Emilia Urso Anfuso
lunedì 31 dicembre 2012

Una frase di Gandhi che spesso mi ha portata a riflettere su molti aspetti della società civile recita: “Il livello di civiltà di un popolo si misura da come tratta gli animali”. Vero. Ineccepibile. Anche se a ben guardare, nella società attuale può capitare sempre più spesso che gli animali vengano trattati meglio degli esseri umani, e qui il discorso si ramifica e può portare lontano.

Come si misura il livello di civiltà di una società al giorno d'oggi? Sicuramente da come garantisce determinati elementi fondamentali per i diritti umani riconosciuti a livello universale. Il diritto alla salute, alla vita, alla dignità, alla libertà. Questi quattro elementi possono essere considerati la base imprescindibile di qualsiasi verifica relativa al grado si sviluppo sociale, il cui degrado è stabilito dalla negazione di uno o di tutti i criteri appena esposti.

Nella società attuale, assistiamo ad una costante negazione di ogni criterio di diritto inalienabile, oltre ad una cospicua svalutazione di ogni regola razionale. Tutto può essere il contrario di tutto, e nel momento in cui ciò viene accettato dalla massa che ritiene non poter fare nulla per sovvertire questo ordine di cose, diviene regola e sovverte fino a demolirlo, qualsiasi criterio raziocinante.

È ragionevole pensare che le popolazioni possano costantemente trovarsi sotto un vero e proprio attacco da parte delle istituzioni che, in un mondo normale, dovrebbero invece essere punto di riferimento centrale di ogni singolo cittadino?

E trovate ragionevole che si arrivi ad accettare come incontrovertibile la tendenza all’abbattimento di qualsiasi criterio di sostegno dei diritti umani inalienabili per l’essere umano?

Per riflettere su questo tema, porterò un esempio.

Nella nostra nazione, a partire dal 2001, si aprono le porte – fino ad allora serratissime – del gioco d’azzardo attraverso l’avvento delle prime sale Bingo che da subito decreteranno un notevole successo di utenti e l’arricchimento di tutti coloro che presero parte ai giochi – è il caso di dirlo – a cominciare dall’entourage di D’Alema che nell’affare Bingo ha messo più di un dito. L’espansione del business fu notevole arrivando a contare – dati fermi al 2010 - 250 sale in tutta la nazione ed un totale di 14.000 punti vendita fra ricevitorie ed agenzie dislocate su tutto il territorio nazionale, dove è possibile giocare al giocabile.

Ovviamente, il tornaconto dei protagonisti del business dei giochi in denaro era e rimane quello di ottenere un sempre maggior numero di utenti che quotidianamente riempiano le casse di questi meccanismi mangiasoldi realmente inquietanti. Inutile parlare di cifre e volumi di affari, dal momento che le cifre reali a nessuno è davvero dato sapere. Si parla di miliardi ogni anno e questo è tutto.

Dal 2001, oltre al Bingo, come si sa in Italia c’è stato un vero e proprio bombardamento di giochi a vincita immediata, o meglio: a perdita diretta. Gli introiti annuali dello Stato e di tutti i protagonisti diretti sono spaventosi, i danni alla popolazione anche. Si comincia a parlare persino di ludopatia, la patologia che colpisce quei cittadini, qualche milione, che vengono aggrediti dalla mania del gioco arrivando a rovinare intere famiglie e giungendo in alcuni casi al suicidio. Questo aspetto, che oggi ogni tanto viene proposto dalle istituzioni come “problematica sociale da tenere sotto controllo e pesino curare” è in realtà il massimo livello di successo del business. Essere arrivati a far ammalare la gente, rovinare milioni di famiglie, togliere denaro non solo attraverso le tasse e le imposte sempre più pesanti ma addirittura attraverso una mera speranza di diventare ricchi, è l’aspetto più cancerogeno di un sistema sociale che si basa sull’eliminazione sistematica del maggior numero di soggetti pensanti.

Di contro e parallelamente, assistiamo alla distruzione del sistema sanitario nazionale. All’improvviso, il sistema intero crolla, si rivelano falle, buchi mostruosi nei bilanci, conti che non tornano. Le Regioni chiudono del tutto i cordoni delle borse. Interi padiglioni vengono sigillati. Decine di strutture attendono da mesi una qualche soluzione a problemi che tutto insieme, appaiono irrisolvibili.

Da un lato aumentano i motivi per rovinarsi l’esistenza ed ammalarsi di nuove patologie psichiche gentilmente offerte dal sistema istituzionale, dall’altro diminuisce il numero degli ospedali e viene sconquassato il sistema sanitario.

Nel mezzo, si frappone una delle crisi civili più profonde che il nostro paese ricordi. L’economia tracolla, il risparmio si intacca minando sicurezze decennali, il lavoro diviene tema di dibattito e di campagna elettorale mentre il numero dei disoccupati raggiunge cifre da genocidio sociale. Tutto il sistema fondato sul criterio dei diritti civili viene in pratica fatto a pezzi, in nome e per conto di una crisi economica internazionale di cui nessuno realmente ci ha mai spiegato l’origine, mentre è evidente che la ricchezza – molta ricchezza – è alla portata di tutti coloro che ci stanno presentando questa “crisi” come assolutamente certa, da accettare senza se e senza ma e cui contribuire col sangue, ma solo dei cittadini comuni. Singolare, dobbiamo ammettere.

Tutto ciò, disintegra di netto i quattro criteri di cui parlavo prima: il diritto alla salute, alla vita, alla dignità, alla libertà. Elementi imprescindibili di qualsiasi sistema civile degno di questo nome. Il livello di civiltà di un popolo ai giorni nostri, si deve misurare da come i cittadini riescono a farsi rispettare da coloro che vengono chiamati a gestirne la vita attraverso poteri assoluti che, se non verificati costantemente, restano solo poteri svuotati del significato nobile per cui vengono assegnati.

Stiamo rischiando si ritrovarci nel paese dei balocchi e di svegliarci in un incubo senza via d’uscita. Le favole dovrebbero essere solo fonte di una buona morale e non divenire la forma utopica di realtà sempre più virtuali. Se aumenta l’utopia e cala drammaticamente il criterio di assistenza siamo già andati oltre. Uscirne non sarà facile. Mi auguro di aver torto, una volta di più.

Alcuni dati;

Ospedali:

Nel 2008 erano 645 gli istituti pubblici in Italia, per un totale di 171.821 posti letto. Nel 1986 erano 1112, per un totale di 377.469 posti letto. Per mille abitanti, si è passati da 6,7 a 2,9 posti letto ogni 1000 abitanti. Nel 1986 erano state oltre 24 milioni le giornate totali di degenza, nel 2008 sono state circa 51 milioni.

Sale Bingo e sale giochi:

Ad oggi non esistono dati certi sul numero totale delle sale Bingo in Italia. Nel 2010 si parlava di 250 concessioni. Il dato non è stato aggiornato. Inoltre, innumerevoli sono i siti online dove è possibile giocare a Bingo e a tutti i giochi in denaro. 14.000 sono invece i punti vendita e le agenzie dobe quotidianamente si può giocare ai vari giochi in denaro, per un volume d’affari stimato intorno ai 100 mld l’anno
Documento (PDF): Eursipes: l'Italia in gioco.

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