Chiesa e pedofilia, la notizia che non fa notizia

par Resist Enza
mercoledì 17 febbraio 2010

Questo 15 e 16 febbraio la chiesa cattolica irlandese è stata convocata dalla Santa Sede. Dopo questi due giorni di colloquio a porte chiuse, i vescovi irlandesi, i cardinali di Curia e Benedetto XVI hanno reso pubblico le loro conclusioni in una nota ufficiale comunicata dalla sala stampa della Santa Sede.

Sfogliare i giornali o seguire i tiggì nazionali fino a notte fonde per sorprendere un’allusione o un commento a questa straordinaria convocazione, è un’impresa vana. Mentre d’ordinario la carta stampata e le reti unificate si fanno un dovere di riportare le parole e i bisbigli del santo padre su ogni possibile immaginabile argomento, dal prezzo del pane alla deriva dei continenti; quando invece l’argomento sono generazioni di fanciulli indifesi vittime di preti pedofili protetti dalle gerarchie episcopali, la nazione italiana si rintana nella sua atavica omertà. Sono atti non solo impuri ma vigliacchi. Perpetrati da persone che si avvalgono del rispetto che la società pone in loro per inquinarla con i loro abusi. Parole dure, sì. Ma non ancora abbastanza.

 

Dopo i Stati Uniti, l’Australia, le Filippine, Il Messico anche L’Irlanda e già si parla della Germania. I scandali nella chiesa cattolica non hanno fine.

Si è conclusa, con un comunicato stampa e l’annuncio della pubblicazione durante la quaresima (17 febbraio - 4 aprile) di una lettera pastorale ai fedeli d’Irlanda, la seconda riunione dopo quella avvenuta l’11 dicembre scorso. Erano presenti il Papa e i vertici della Segreteria di Stato del (card. Bertone), con i cardinali prefetti delle congregazioni per la dottrina della fede (card. Levada), dei vescovi (card. Re), del clero (card. Hummes), dei religiosi (card. Rodè), dell’educazione cattolica (card. Grocholewski), insieme al presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi e al nunzio apostolico a Dublino. I vescovi irlandesi presenti sono 24, guidati dal cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh, e dall’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin.


Sulle responsabilità della Chiesa irlandese ha puntato il dito il rapporto della commissione Murphy, 720 pagine di inchiesta governativa sulla diocesi di Dublino che ha evidenziato i casi di 46 preti accusati di avere abusato sessualmente di minori tra il 1975 e il 2004. Nel maggio 2009 era stata un’altra inchiesta, il rapporto Ryan, a raccontare sevizie e maltrattamenti subiti dai bambini e dai ragazzi in alcuni istituti d’Irlanda gestiti da ordini religiosi. Una terza indagine governativa è tuttora in corso nella diocesi di Cloyne. In molti casi è stata messa in luce non soltanto la responsabilità dei preti o dei religiosi che si sono macchiati del delitto condannato con le parole più dure da Gesù nel Vangelo, ma anche l’incapacità dei vescovi a reagire e a impedire che i sacerdoti accusati degli abusi potessero ripeterli. Spesso infatti i presuli si limitavano a trasferire i preti pedofili, che cambiata parrocchia ricominciavano a molestare i bambini. (Il Giornale, 16 febbraio 2010)

 

La reazione delle associazioni irlandesi delle vittime: delusione.

Sono deluse dall’esito dell’incontro tra i vescovi irlandesi e il Papa, le associazioni di vittime dei preti pedofili irlandesi. Alcune delle sigle più rappresentative - Irish Soca e Alliance Victim Support Group - si attendevano azioni più decise da parte di Benedetto XVI e una maggiore attenzione proprio a loro, le vittime degli abusi. "Siamo delusi", spiega al telefono dall’Irlanda Tom Hayes, segretario generale della Alliance Support Group. "Il documento del Vaticano non contiene alcuna nuova formulazione o soluzione che sarebbe coraggio alle persone che sono state abusate. Abbiamo tuttavia speranza che il cardinale Sean Brady, presidente della conferenza episcopale irlandese, sarà capace di dare coraggio alle vittime al suo ritorno". Quanto alla lettera che il Papa invierà nelle prossime settimane ai cattolici irlandesi, Hayes spiega: "Sarà una lettera pastorale e quindi non verrà letta da molte delle vittime, che ormai non frequentano più le chiese". Sullo stesso tono, anche se con altro accento, la Irish Soca (Irish Survivors of Child Abuse). "Accogliamo con favore il fatto che il Santo Padre abbia riconosciuto che la pedofilia nella Chiesa è un crimine odioso che va affrontato con risolutezza", spiega John Kelly. "Siamo tuttavia estremamente delusi per il fatto che il Papa non ha mostrato forte leadership nei confronti della crisi e noi vittime siamo anche arrabbiati per il fatto che Sua Santità non è sembrato in grado di prendere la necessaria ferma azione contro coloro che nella gerarchia della Chiesa irlandese hanno protetto i pedofili e che hanno disonorato in modo flagrante l’insegnamento di Cristo. Crediamo che Sua Santità abbia il dovere morale di recuperare l’onore alla nazione irlandese e di riconquistare la Vera Chiesa dall’anti-Cristo che è stato tanti decenni qui in Irlanda. In questo Sua Santità ha chiaramente fallito con le vittime e col popolo irlandese. La decisione di Sua Santità di chiedere ai vescovi irlandesi di affrontare questa crisi mostra una mancanza di visione, soprattutto perché sono gli stessi vescovi irlandesi il problema". (Apcom, 16 febbraio 2010)

Dei sei vescovi messi in causa dalle inchieste irlandesi, uno solo si è dimesso.

Il Papa e i vescovi irlandesi, riuniti ieri e oggi in Vaticano per affrontare lo scandalo pedofilia, non hanno affrontato il tema delle dimissioni dei presuli responsabili negli anni scorsi di aver coperto gli abusi. "Non è stato un punto in agenda", ha riferito il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, nel corso di un briefing alla sala stampa della Santa Sede. "Può darsi che sia stato affrontato", ha aggiunto.
Benedetto XVI, sinora, ha accettato le dimissioni solo di uno dei sei vescovi incriminati dal rapporto governativo che ha rivelato gli abusi degli scorsi decenni. Altri tre hanno rassegnato le loro dimissioni, uno è andato in pensione e un sesto vescovo rifiuta di dimettersi.
(Apcom, 16 febbraio 2010)

Da continuare...


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